Piero Chiambretti avrebbe dovuto adeguarsi al linguaggio di Tiki Taka, è stato invece Tiki Taka a specchiarsi nel mondo di Piero Chiambretti. L’essenza del nuovo corso del programma sportivo di Italia 1 potrebbe sintetizzarsi così, con un sottotitolo – La Repubblica del pallone – che richiama esplicitamente l’universo chiambrettiano.
Da una parte il calcio, dall’altra la resa prettamente televisiva. Se per un tifoso il taglio sportivo di Pierluigi Pardo poteva apparire più centrato, con Chiambretti si lascia spazio all’ironia (da non confondere con lo sbraco), alla leggerezza e alla giusta dissacrazione, ideale per un lunedì sera quando le scorie del post-gara sono state smaltite.
Chiambretti è lo stesso di Cr4. Nel bene e nel male. Si affida a studio, colori e scenografia simili, ai quali si aggiungono personaggi già intravisti nell’esperienza a Rete 4, come l’ambasciatore del Belize Pupi D’Angieri e Francesca Barra, inizialmente collocata nell’area social ma da un po’ di settimane sparita dai radar.
C’è Franco Ordine, c’è Raffaele Auriemma, c’è Giampiero Mughini. Soprattutto quest’ultimo risulta rigenerato e divertito, in un contesto che (finalmente) scardina il dualismo tra napoletani e juventini, interisti e milanisti. Lo scontro non manca, così come la moviola, eppure Chiambretti allenta la presa non appena si accorge che la strada intrapresa non prevede sbocchi. Lontani i tempi di Wanda Nara, di Antonio Cassano, del ‘bomberismo’ di Christian Vieri. La metamorfosi di Tiki Taka è ormai un dato di fatto.
La colpa di Chiambretti è probabilmente quella di non aver inventato nulla. Piero schiera i suoi fedelissimi, ripropone meccanismi già sperimentati altrove, insiste nel reiterare il suo amatissimo copione. Della serie: questo sono io, prendere o lasciare. Un marchio di fabbrica che potrebbe diventare un limite.