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Tiberio Timperi a Blogo: 19 luglio 2017, Non è stata una puntata come le altre

Il conduttore di Unomattina Estate racconta la puntata di ieri dedicata a Paolo Borsellino

di Hit
pubblicato 20 Luglio 2017 aggiornato 21 Gennaio 2021 18:42

In una stagione davvero d’oro per Unomattina Estate che sta facendo ascolti davvero ragguardevoli, quella di ieri non è stata una puntata come le altre per Tiberio Timperi. Il conduttore e giornalista di Rai1 racconta a TvBlog il motivo….

Una puntata diversa dalle altre

19 luglio 2017. Uno Mattina estate. Non è una puntata come le altre. Mai e poi mai avrei immaginato di pronunciare quel nome: Paolo Borsellino. Lo stesso nome taciuto, 25 anni fa, in conduzione al Tg4. Perché i familiari ancora non sanno.

Cosi mi dice, poco prima di andare in onda, un incredulo Fabio Nuccio da Palermo. È al telefono, abita lì vicino. Una cronaca asciutta la sua. Amara. Sembra quasi di sentire l’odore del Semtex, l’esplosivo usato per disintegrare l’ultimo baluardo della Stato contro la mafia. Sottofondo di sirene. Aggiornamento alla prossima edizione. E il direttore, Emilio Fede, che non mi perdona l’aver taciuto quel nome.

Ed eccomi qui, 25 anni dopo, a fare i conti con la storia. Riannodare quel filo spezzatosi in una scellerata domenica di luglio. Assieme a Valentina Bisti, rocciosa compagna di viaggio e quel Piero Grasso del maxi processo, salito oggi alla Presidenza del Senato. Un flusso continuo di voci e testimonianze. Di via D’Amelio. Di Capaci. Ma non solo. Quella lunga scia di sangue di servitori dello Stato. Gli angeli delle scorte. Servitori nel senso più alto e nobile del termine. Rispetto. Tanto. Profondo. E commozione.

In studio, gli occhi di Antonio Emanuele, figlio di Vito Schifani. Verdi. Portatori di un dolore impossibile da cancellare. Già conviverci è un’impresa. Aveva quattro mesi all’epoca. Occhi che non hanno memoria di quelli del padre. Sulle spalle un peso enorme. Ma la forza del cuore e della divisa lo sostengono. Vorrei abbracciarlo fino a fargli male. Mi sento in debito con lui. Tutti dovrebbero sentirsi in debito con lui.

E con chi non c’è più. Le quattro ore di diretta passano in un soffio. Il magone, resta. Ma con la consapevolezza di non aver scritto, stavolta, sulla sabbia. Grazie alla volontà di una squadra. Mario Orfeo, direttore generale. Andrea Montanari, direttore del Tg1. Andrea Fabiano, direttore di Raiuno.

Una squadra per raccontare quel vincolo di amicizia e sangue che sta dando i suoi primi frutti. Un’estate che può essere una nuova, inaspettata primavera.

Tiberio Timperi