The return of Jezebel James: ad Amy Sherman-Palladino manca Lorelai (ed anche al pubblico)

Rimpiangete Stars Hollow? Anche io, lo ammetto. Speravo che il nuovo lavoro di Amy Sherman-Palladino, “The return of Jezebel James” -qui la gallery-, fosse al pari della sua precedente creazione. Le risate non mancano, i personaggi bizzarri a cui ormai abbiamo fatto il callo nemmeno, eppure in America la serie è stata sospesa dopo tre puntate per via dei scarsi ascolti, poco più di 3 milioni di media (uno dei risultati più bassi della Fox che lo ha trasmesso). Perché?

In fin dei conti, questa comedy di poco meno di 30 minuti ad episodio non è da buttare: la storia di Sarah (Parker Posey, “Superman returns”), un’editrice di libri per bambini che, in preda ad un istinto materno improvviso –forse troppo-, tenta di praticare l’inseminazione artificiale ma invano (per via di una sindrome che le impedisce di avere figli) e che per questo la porta a chiedere “ospitalità” uterina alla sorella Coco (Lauren Ambrose, l’ultimogenita Claire della famiglia di “Six feet under”) che non vede da un anno e, guarda caso, è molto diversa da lei, piace.

Come piace anche il modo in cui la Sherman-Palladino sa sempre costruire attorno ai protagonisti delle proprie storie un mondo fatto di personaggi che del “contorno” hanno ben poco, e si lasciano andare ad una vita tutta loro che è pronta per essere portata in mostra (tra questi, compare il “frequentatore” di Sarah, Marcus, interpretato da Scott Cohen, ex-fidanzato e professore nelle prime stagioni di “Una mamma per amica” o la madre delle protagoniste Talia-Dianne Wiest, nota per “Edward mani di forbice”). Eppure, se gli ascolti non hanno premiato “The return of jezebel James” ci deve essere un motivo.

Forse la troppa somiglianza con le ragazze Gilmore: protagoniste donne, legate da un rapporto di parentela; citazioni cinematografiche che solo i cinefili possono cogliere appieno; amore per il bizzarro e tutto ciò che rende originale e il marchio di fabbrica dell’autrice, ovvero quella loquacità fatta di battute sempre pronte che ci ha fatto tanto apprezzare Lorelai e Rory. Tutto questo sa di già visto, e non fa altro che aumentare, per i fan della vecchia serie, la mancanza di un telefilm che, per come si è concluso, ha lasciato l’amaro in bocca.

Forse l’eccessiva disarmonia tra le protagoniste, una dalla recitazione eccessiva (la Posey), l’altra, rassegnata al ruolo dell’alternativa che poi tanto alternativa non è. Tutte cose che alimentano una sorta di stanchezza narrativa, o meglio, di prevedibilità nella trama e nei rapporti. E gli americani se ne sono accorti.

Sapendo dove andare a parare, l’autrice ha preferito non allonatarsi troppo dal confine di quell’universo in cui ha vissuto per 6 anni (l’ultima stagione di”Una mamma per amica” non l’ha firmata), e questa mancanza di coraggio si è avvertita tutta. Un vero peccato perché, lo ripeto, le basi per una divertente comedy ci sono, pronte ad accogliere a copioni spalancati battute fulminanti e situazioni imbarazzanti in cui ognuno di noi potrebbe immedimarsi. Ma quell’ultimo bacio tra Luke e Lorelai è ancora troppo fresco, ed agli spettatori importa poco di una sua sosia.


The return of Jezebel James, dalla creatrice di Una mamma per amica