The Resident, Manifest e la disfatta delle serie tv in prima serata
Raiuno sospende The Resident 2 dopo una sola settimana, Canale 5 sposta Manifest 2 in seconda serata, in entrambi i casi per bassi ascolti. Ma oggi mosse del genere fanno riflettere anche su altro
I tempi sono cambiati, i modi di usufruire dei contenuti televisivi anche. Non ci si deve allora stupire delle decisioni prese a pochi giorni di distanza l’una dall’altra da Raiuno e Canale 5 relativamente alle due serie tv che avrebbero dovuto tenere compagnia al pubblico in prima serata quest’estate, ovvero The Resident e Manifest, entrambe alla seconda stagione.
La notizia è ormai nota da qualche giorno: Raiuno ha sospeso la messa in onda di The Resident dopo una sola prima serata. Al suo posto, da questa sera, 21 luglio 2020, andrà in onda la fiction in replica Sorelle (stando ad Antonio Genna il medical drama sarà recuperato da Raidue ad inizio 2021). Canale 5, invece, ha deciso di spostare dalla prima serata del venerdì alla seconda serata dello stesso giorno Manifest, dopo due settimane dal debutto.
Ancora una volta, dietro queste mosse ci sono i numeri: The Resident ha ottenuto nei suoi primi due episodi una media di 1.818.000 telespettatori (10% di share); Manifest, invece, alla prima serata aveva ottenuto 1.717.000 persone (7,4%), mentre la settimana scorsa -con ben quattro episodi in onda- ha ottenuto 1.055.000 telespettatori (7,10%).
E’ la fine delle serie tv sulle reti generaliste, almeno in prima serata? Solo due anni celebravamo gli oltre 5 milioni di telespettatori (a luglio) di The Good Doctor su Raiuno, che continua a rendere -anche se con numeri inferiori- su Raidue. Cosa è cambiato?
Il problema, in realtà, sembra essere sempre quello che affligge la messa in onda di serie tv che in chiaro sono già al loro secondo passaggio: prime visioni, certo, ma non per chi ha abbonamenti alle pay tv, che se le è già godute mesi prima. Una situazione, questa, che riguarda proprio The Resident (seconda stagione su Foxlife tra il 2018 ed il 2019) e Manifest (su Premium Stories da gennaio).
Ma basta questo a giustificare un insuccesso di una serie tv in prima serata? Una volta sì, ora non più. La strategia di spostare o sospendere qualcosa che “non funziona” in termini di ascolti la conosciamo ormai bene: ed il pubblico -che nel 2020 è ben consapevole di come funzionano le televisioni- di fronte a prodotti altamente a rischio come appunto le serie tv d’importazione non ci casca. Si informa, si incuriosisce, magari dà anche una possibilità al classico appuntamento serale e settimanale (ad orari da prima serata che ormai sfiorano le 22:00), ma alla fine sa che il bidone è dietro l’angolo.
Conta anche la scelta del prodotto: una serie come Manifest stupisce già che sia riuscita ad andare in onda l’estate scorsa senza essere sospesa, solo per lo sforzo di concentrazione che richiede al pubblico per unire i pezzi del puzzle di un mistero che non è ancora stato risolto. Stupisce di più The Resident, che voleva seguire le orme del successo di The Good Doctor puntando sull’ambientazione medical ed una narrazione più facile da seguire.
A chi propone questi racconti in prima serata manca il coraggio delle proprie scelte: e va bene che ci sono dietro ragionamenti di numeri ed investimenti pubblicitari da tenere in considerazione (l’estate però non è periodo di garanzia), ma resta insensato coprire una prima serata con qualcosa su cui si punta così poco al punto da correre alla sospensione o spostamento quasi immediato.
E’ vero, i tempi sono cambiati, ma dovrebbe, allora, cambiare anche la considerazione verso certe decisioni che sono in odore di insuccesso prima ancora di essere messe in atto. Altrimenti la disfatta dei telefilm in prima serata comporterà un ulteriore impoverimento dell’offerta generalista, ormai sempre più orientata a fare clamore solo con i soliti titoli.