Home Serie Tv The Handmaid’s Tale, su TIMVision la serie rivelazione del 2017 che tutti dovrebbero vedere

The Handmaid’s Tale, su TIMVision la serie rivelazione del 2017 che tutti dovrebbero vedere

Su TIMVision The Handmaid’s Tale, la serie tv rivelazione del 2017, tratta dall’omonimo romanzo di Margaret Atwood ed ambientata in un futuro in cui le poche donne rimaste fertili sono cotrette ad accoppiarsi con i loro Comandanti, private di ogni libertà

pubblicato 26 Settembre 2017 aggiornato 1 Settembre 2020 05:53

Reduce dalla pioggia di premi ricevuti agli Emmy Awards 2017, arriva finalmente anche in Italia The Handmaid’s Tale che, proprio come in America (dove è distribuita da Hulu), approda da oggi su una piattaforma digitale on demand, ovvero TIMVision. Un colpaccio per il servizio di streaming, che si è aggiudicato i diritti di quella che è diventata, a tutti gli effetti, la serie tv rivelazione del 2017.

Prima ancora di riceve gli 8 Emmy Awards vinti la settimana scorsa, The Handmaid’s Tale aveva ottenuto applausi e consensi in America, grazie a tematiche fortemente attuali ed ad una fonte letteraria, ovvero il libro “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood, capace di fare scandalo già nel 1985, quando fu pubblicato per la prima volta (fu anche realizzato un film, nel 1990, vincitore di un Oscar).

La serie tv è ambientata in un futuro distopico in cui gli Stati Uniti non esistono più: al suo posto, c’è la società di Gilead, regime estremista che è arrivato al potere dopo un colpo di Stato. Gilead ha imposto la legge marziale, sospeso la Costituzione e, soprattutto, reso le donne a meri oggetti, privandone di ogni libertà di base. Non solo: tutti coloro che si oppongono al regime vengono uccisi pubblicamente o mandati nelle Colonie, dove dovranno lavorare a contatto di materiali radioattivi, ricevendo così una condanna certa.

Gilead nasce sulle ceneri di un’America che, come il resto del mondo, è in ginocchio a causa delle guerre: il cibo scarseggia, ma anche la condizione dell’essere umano è cambiata. Sono poche, ora, le donne ancora fertili: queste vengono chiamate Ancelle ed, a differenza delle altre donne (che lavorano come domestiche o diventano “Zie”, come LydiaAnn Dowd-, addette all’educazione delle Ancelle stesse), ricevono un trattamento particolare.

Vivono, infatti, vestite di un lungo mantello rosso e con un copricapo bianco che ne limita la visuale, a casa dei Comandanti, loro legittimi proprietari, tanto che il loro nome è formato dalla preposizione “Di” seguito dal nome del Comandante. Si spiega così il nome della protagonista, Difred (Elisabeth Moss, Mad Men), Ancella che vive nell’abitazione del Comandante Fred Waterford (Joseph Fiennes) e della moglie Serena Joy (Yvonne Strahovski, Chuck).

Difred, come tutte le Ancelle, non ha libertà: ha solo una stanza dove poter dormire, il compito di andare a fare la spesa per la casa e, soprattutto, di dare un figlio al Comandante, tramite un terribile rituale a cui partecipa anche la moglie, tenendo i polsi della giovane, quasi a stabilire un legame sessuale con il marito.

Difred, però, cerca di non abbandonarsi alla desolazione ed allo sconforto: ricorda, tramite alcuni flashback, la vita prima della società di Gilead, quando scherzava con l’amica Moira (Samira Wiley, Orange is The New Black) e viveva felice con il compagno Luke Bankole (O.T. Fagbenle) e la figlia Hannah (Jordana Blake), che le è stata letteralmente strappata dalle mani. Ora, Difred non sa che fine abbiano fatto, ma nutre la speranza di poterli rivedere, magari grazie ad una rivolta che vedrà anche le Ancelle protagoniste. Una speranza che viene alimentata da Diglen (Alexis Bledel, Una mamma per amica), altra Ancella che la informa sulla possibilità di un movimento clandestino contro Gilead.

Queste sono le premesse per una serie che ha davvero tanto da dire e da dimostrare: i dieci episodi della prima stagione (lo show è già stato rinnovato per una seconda stagione) sembrano fare solo da introduzione al mondo creato dalla Atwood (che del telefilm è anche produttrice e consulente), nonostante la serie tv dovrà necessariamente superare i confini narrativi del libro. Ma quel che conta, in The Handmaid’s Tale, è il forte messaggio che arriva a chiunque la guardi: in un periodo storico in cui i diritti vengono calpestati ed alcune categorie sembrano dover subire più soprusi rispetto ad altre, bisogna alzare la testa e, soprattutto, tenere alta la guardia.

Così come il libro divenne subito manifesto per il movimento femminista, anche lo show si fa portavoce dei diritti delle donne e della comunità Lgbt contro un populismo sempre più presente (e non si può non pensare anche alla politica del nuovo Governo degli Stati Uniti) e contro estremismi che incutono sempre più terrore.

The Handmaid’s Tale, in realtà, non vuole dare soluzioni nè ha la pretesa di voler raccontare un futuro che deve ancora essere costruito, ma riesce, con un’estrema semplicità, ad entrare dentro le coscienze di ognuno di noi sollecitandoci a non girare lo sguardo dall’altra parte, qualsiasi sia la battaglia a cui dovremmo prendere parte. E’ il telefilm, in altre parole, che tutti dovrebbero vedere.

In questo senso, gli otto Emmy vinti dalla serie (tra cui quello come Miglior Drama, Miglior attrice protagonista di una serie Drama e Miglior Regia Drama) assumono un significato diverso, quasi a volersi complimentare non solo per l’interpretazione, la scrittura e la realizzazione dello show, ma anche per la sua capacità di raccontare il clima attuale andando dritto al punto, e facendo del futuro distopico del libro una minaccia che non può passare inosservata.