Home Disney+ The Good Mothers, una serie sul coraggio contro i godfathers: la recensione della serie italiana su Disney+

The Good Mothers, una serie sul coraggio contro i godfathers: la recensione della serie italiana su Disney+

Il senso del progetto lo si ha fin dal titolo, in cui quelle “brave madri” non comunicano solo tenerezza, ma anche determinazione

5 Aprile 2023 13:36

Può una storia basata principalmente su fatti e persone reali assumere una forte connotazione simbolica? Sì, e The Good Mothers ce lo ricorda. La nuova serie italiana disponibile nel catalogo Star di Disney+ va oltre la semplice narrazione “liberamente tratta da” per svolgere una mission che è chiara fin dal titolo.

The Good Mothers, la recensione

Buone madri, opposte ai padrini

Le “Good Mothers” con cui la serie si presenta fanno chiaramente il verso ai godfathers, ovvero ai boss della criminalità. Ma se le storie che hanno portato in luce le gesta dei secondi si sono sempre soffermate sulla violenza e sulla necessità di imporre il proprio potere derivante dal semplice fatto di essere un uomo che vuole farsi giustizia da solo, le protagoniste di The Good Mothers ribaltano la narrazione della mafia partendo da un punto di vista -quello delle donne, mogli e madri della ‘ndrangheta- che apparentemente sembra più vicino ad un atteggiamento passivo ma che, poi, diventa il vero motore della storia.

Ecco che, allora, già il titolo diventa fondamentale per capire il senso di questo progetto: non solo madri, ma buone madri, contrapposte ai padrini che non riescono a vedere oltre la loro ossessione per il potere ed il controllo e soprattutto capaci di fare di quella bontà non solo un sentimento rassicurante, ma anche la miccia di un atto coraggioso a favore di chi si ama davvero, a costo di pagarne le conseguenze.

Una mission mai tradita

Le intenzioni della serie sono insomma chiare fin dal primo episodio. Non c’è bisogno di aspettare troppo per capire che The Good Mothers vuole essere racconto di denuncia verso un sistema che trova spazio capillarmente non solo in Calabria, ma anche altro.

E quell’altro è rappresentato dalla messa in scena di tre storie -di Lea Garofalo e della figlia Denise, di Giuseppina Pesce e di Maria Concetta Cacciola– che riescono a crescere di puntata in puntata. Si passa così, grazie anche al lavoro dei registi Julian Jarrold ed Elisa Amoruso nell’entrare nelle loro vite senza mai far sentire la presenza della macchina da presa, da una messa in scena ad un’esemplificazione del coraggio.

Il filo conduttore di The Good Mothers è proprio questo: il coraggio. Quello che la gran parte di noi non riesce neanche a concepire perché, fortunatamente, in situazioni come quelle delle protagoniste non ci si è mai trovato o trovata. Ma andare contro una famiglia che è anche un clan, con regole e punizioni che sfociano nell’assassinio, senza la possibilità di dire la propria ma con l’imperativo di stare al proprio posto, sempre, è coraggio puro, condito forse da un po’ di follia, ma sana follia, di quelle che possono aiutare la società a crescere.

La provincia per una storia universale

© Claudio Iannone

The Good Mothers si sviluppa prevalentemente nella provincia, in piccoli paesi, dove nascondersi è più facile. La contrapposizione tra questi luoghi lontani dalle metropoli e l’universalità che la storia assume nell’arco degli episodi rende la serie ancora più realistica.

D’altra parte, non poteva essere diversamente: Disney+ ha deciso di offrire ai propri abbonati più grandi un lavoro che guarda davvero oltre i confini italiani (e lo dimostra la vittoria alla prima edizione del Berlinale Series Award), facendo di queste donne un esempio da seguire e soprattutto da ricordare. E se il ricordo del coraggio diventa una memoria non solo italiana, è solo un bene.

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