Home Netflix The Get Down, il caso della costosa serie tv di Luhrmann che non è riuscita a diventare cult

The Get Down, il caso della costosa serie tv di Luhrmann che non è riuscita a diventare cult

Costi sempre più alti e una fredda reazione del pubblico i problemi della serie tv di Baz Luhrman di Netflix

pubblicato 23 Ottobre 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 18:23

Netflix ha un problema che ha un nome e un cognome: The Get Down. La serie musicale di Baz Luhrmann, prodotta da Sony, sul Bronx degli anni ’70, tra disco music, hip-hop, writers e immagini di repertorio, non è riuscita, ingiustamente, a diventare il cult che sarebbe potuta essere. Ad aggravare la situazione c’è il fatto che The Get Down rischia di diventare una delle serie tv più costose di sempre.

Questo, però, non sembra preoccupare più di tanto Netflix, forte anche dell’inatteso boom delle sottoscrizioni fatto registrare negli scorsi mesi in tutto il mondo: oltre 3,2 milioni di utenti in più di cui solo 370 mila negli USA. Questo vuol dire che l’espansione globale procede e gli utenti anche fuori dagli Stati Uniti, iniziano ad abituarsi al nuovo modo di fruire film e serie tv: ovunque, in ogni momento e su ogni supporto.

Una crescita che ha coinciso con il periodo di rilascio di Stranger Things, Narcos, Luke Cage e The Get Down. Se in tutto il mondo non si è fatto altro che parlare dei primi tre, soprattutto della sorpresa Stranger Things, The Get Down è passata tra l’anonimato e l’indifferenza generale. Il ricordo degli anni ’80 ha travolto quello degli anni ’70. In un mondo e in una piattaforma così globalizzata come Netflix, il richiamo internazionale ai film cult dell’infanzia dei 30-40 enni di oggi, più avvezzi all’uso della tecnologia, ha superato il ricordo più specifico e localizzato, anche se più dettagliato e puntuale della generazione precedente. Uno scontro generazionale a colpi di ricordi e tecnologia contemporanea.

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The Get Down è un’opera “colossale”:creata da Baz Luhrmann e Catherine Martin, scritta da uno sceneggiatore vincitore di un Pulitzer Stephen Adly Guirgis, insieme a Nelson George esperto del mondo hi-hop e al rapper MC Nas e Grandmaster Flash. Fin dal suo ordine si sapeva sarebbe stata una serie tv costosa: 11 milioni di dollari ad episodio per i 12 previsti, fanno un totale di 120 milioni di dollari. Se consideriamo che una serie tv con un costo di puntata di 6 milioni di dollari è considerata costosa, è facile capire l’investimento previsto per The Get Down. Secondo deadline.com la cifra è destinata a salire, arrivando per la seconda metà di stagione, quindi per altri 6 episodi oltre ai 6 già presenti su Netflix, a 16 milioni di dollari ad episodio, 190 milioni totali.

Secondo quanto riporta il sito USA, l’aumento dei costi rispetto ai 12 previsti, sarebbero legati alla necessità di Netflix di assicurarsi i diritti esclusivi globali, oltre ai diritti per la colonna sonora composta da brani originali, agli effetti visivi, oltre a imprevisti come cambi di sceneggiatori o di parte dello staff, riscritture, blocchi inaspettati delle riprese. In tutto questo, secondo i dati raccolti dalla Symphony Advanced Media, The Get Down sarebbe al 14° posto tra le serie più viste della piattaforma tra i 18-49 enni, mentre per esempio Stranger Things sarebbe al terzo posto.

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Netflix è però una realtà particolare rispetto agli altri network televisivi e per questo, sempre deadline, riporta un report interno della società che descriverebbe l’accoglienza di The Get Down in modo completamente diverso. Infatti la piattaforma punta molto sulla segmentazione del proprio pubblico, sul presentare un prodotto per una base di sottoscrittori ben definita. Da questo punto di vista The Get Down sarebbe prima tra gli afro-americani e i latini, in particolare tra i più giovani e tra il pubblico più acculturato. Inoltre secondo un sondaggio svolto negli USA i fan dell’hip-hop e gli uomini sarebbero tra i fan della serie che avrebbe un 66% di giudizi positivi. Inoltre The Get Down sarebbe molto apprezzata in Francia, Germania e Sud America.

Se questi aspetti possono essere consolatori da un punto di vista della produzione della serie tv, è fuor di dubbio che The Get Down non sia riuscita a catalizzare l’attenzione del pubblico internazionale. Resta una serie tv da recuperare nel mare dell’elenco di serie che il catalogo propone, nonostante tutto questo. E’ una serie tv potente, un viaggio vorticoso nel South Bronx degli anni ’70, in cui erano relegati i latini e gli afro-americani, in cui il bianco politico in cerca di voti è costretto a fare la propria passerella elettorale, esibendo un giovane come esempio di successo e stringendo accordi con personaggi locali dalla doppia moralità: difficile definirli cattivi, criminali che mischiano l’interesse personale con quello del quartiere.

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The Get Down è musica a tutto volume, è arte, cultura, rinascita popolare, sviluppo residenziale. Ma è anche una classica storia d’amore contrastata tra una giovane figlia di un pastore conservatore, dalla bella voce e dai grandi sogni e un ragazzo in bilico tra un lavoro d’ufficio e il mondo dell’hip-hop. Ad accompagnare un cast giovane e semi sconosciuto, ci sono alcuni volti più familiari al pubblico tv come Giancarlo Esposito, Jimmy Smith o un sorprendente Jaden Smith. Il primo e lungo episodio è diretto da Baz Luhrmann che ha sviluppato la storia insieme a Guirgis e il cui stile è facilmente riconoscibile non solo nel primo episodio ma anche negli altri cinque rilasciati.

Fonte: deadline, USA today

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