The Floor è un game show che vuole sembrare una serie tv (ma non crea l’atmosfera da evento): la recensione
Il nuovo games show di Rai 2 punta a creare l’evento, ma in questo fatica. Buono, invece, il ritmo e l’idea di rendere seriale la sfida tra i concorrenti
Che caratteristiche deve avere un game show per funzionare in prima serata in Italia? Potremmo elencarne numerose, ma su tutte una dovrebbe essere la priorità, ovvero dare al pubblico la sensazione di assistere ad un evento. The Floor, nuovo game show di Rai 2, ce l’ha questa caratteristica? Non proprio, ma non per questo il format che sta conquistando mezzo mondo deve essere bocciato.
La recensione di The Floor – Ne rimarrà solo uno
L’idea di The Floor è quella di giocare con varie reference di altri giochi e quiz storici: il pavimento che diventa scacchiera, su cui i concorrenti “mangiano” le postazioni degli altri a suon di duelli, ricorda la mitica dama; gli stessi duelli a cui assistiamo sono un classico dei quiz più popolari nel nostro paese, mentre la possibilità che viene data a ciascun partecipante di portare una materia a propria scelta non può non farci ricordare Rischiatutto.
Tante sensazioni, insomma, che si devono fondere in un format il cui sapore non deve essere quello del ricordo, ma della contemporaneità. E The Floor cerca questa contemporaneità nella velocità di messa in scena del regolamento.
Il programma ha infatti un ritmo molto veloce: dopo la scelta del concorrente e del suo sfidante, i duelli durano solo 45 secondi, il che permette di creare tanti “segmenti” di gioco che il telespettatore può seguire uno ad uno o che può “skippare” a seconda delle materie protagoniste. Una caratteristica che, piaccia o meno, fa sempre più parte della tv odierna, ovvero dare la possibilità al pubblico di allontanarsi senza perdere il filo del discorso.
Il ritmo permette al programma di svolgersi in maniera scorrevole, ma basta? Ovviamente no: uno dei punti di forza di ogni quiz sta nella scelta dei concorrenti. La prima puntata di The Floor ce ne mostra pochi rispetto ai cento in gara, quindi è presto per dire se il casting abbia svolto un buon lavoro oppure no. Sicuramente, non mancano i personaggi che già si preannunciano capaci di regalare non solo momenti di gioco, ma anche di intrattenimento.
E poi, a proposito di intrattenimento, c’è il lato conduzione. Per Ciro Priello è un debutto importante, sulla Rai, affiancato dal fedele Fabio Balsamo nel ruolo del tuttologo (non presente nel format originale): se sappiamo con certezza che la coppia non ha bisogno di rodare, è altrettanto vedere che c’è bisogno di far rodare la coppia con il programma. Tutti debutti dei quiz, d’altra parte, si concentrano soprattutto sulla necessità di far capire il regolamento al pubblico e permettergli di giocare da casa. Cosa che avviene, anche se a scapito degli stessi co-conduttori, che appaiono un po’ più frenati rispetto a come li abbiamo visti altrove.
A noi il debutto di The Floor non è dispiaciuto, soprattuttto nell’idea di non cambiare concorrenti in ogni puntata e creare così una serializzazione del quiz, spingendo il pubblico a scoprire il finale, ovvero chi sarà tra quei cento il vincitore o la vincitrice. Un po’ come nelle serie tv, in cui il pubblico è invogliato a vedere l’episodio successivo proprio per scoprire cosa succederà ai protagonisti.
Resta il dubbio se un programma come questo possa reggere le due ore e passa della prima serata. In un Paese come l’Italia in cui quiz è sinonimo di cena, sarebbe curioso vedere una versione di The Floor che di giorno in giorno sfoltisce i propri concorrenti fino all’episodio finale, per poi riprendere con un nuovo ciclo e, perché no, con un Torneo dei migliori. Intanto, è giusto che il gioco si presenti al pubblico: sicuramente la voglia di giocare da casa c’è.