The Floor si affida a un doppio ritmo (duelli e concorrenti) per vincere la sfida della seconda edizione: la recensione
Cambia poco rispetto alla prima edizione, eccezione fatta per la scelta dei concorrenti, la cui personalità diventa sempre più protagonista
Quiz che vince non si cambia: la prima edizione di The Floor, andata in onda nell’inverno scorso, aveva convinto il pubblico, portandosi a casa ascolti sempre superiori al 6% di share in una Raidue che, negli ultimi tempi, fatica non poco a proporre idee vincenti in prima serata. Con la seconda edizione, “promossa” nel debutto di stagione tv, i cambiamenti sono pochi, praticamente impercettibili. E la nostra impressione resta la stessa.
La recensione di The Floor
Quando il programma debuttò, restammo perplessi di fronte non tanto al format, quanto al vizio tutto italiano di allungare ogni programma da prima serata oltre il dovuto. The Floor è stato pensato per avere puntate della durata di 60 minuti, ma l’edizione italiana va oltre le due ore.
Così, il ritmo garantito dai veloci duelli (a questo proposito: ma un pavimento scenograficamente più accattivante no?) rischia di essere vanificato di fronte a momenti extra-gioco che possono funzionale, così come no. Sappiamo che l’introduzione del “tuttologo” Fabio Balsamo serve proprio a dare spunti che vadano oltre i confini del gioco, e nella seconda edizione la sua presenza diventa meno timida e più audace. Approfittando dell’amicizia storica con Ciro Priello, The Floor 2 cerca insomma un ritmo “doppio”: quello del gioco e quello dell’intrattenimento.
Ecco che, allora, diventano fondamentali i concorrenti: le loro storie, le loro curiosità non sono più biglietti da visita ma diventano elementi stessi della dinamica di gioco. Esibizioni canore, clip, foto: tutto ciò che può raccontare il concorrente oltre la sua materia è ben accetto.
The Floor fa parte di quella nuova generazione di game show in cui non basta la bravura, ma serve anche la personalità. Perché se la prima è necessaria a portare a casa il montepremi, la seconda serve per agganciare il pubblico e diventare “utile” al programma e, quindi, avere una marcia in più ai casting.
Non c’è nulla di sbagliato e The Floor 2 ingrana soprattutto su questo aspetto. Consapevoli, forse, del fatto che le categorie dei duelli non potevano discostarsi più di tanto da quelle della prima edizione, gli autori hanno deciso di dedicarsi soprattutto a questo aspetto. Una saggia scelta, considerato che questi cento concorrenti devono creare la fidelizzazione del programma verso il finale e la proclamazione del vincitore o vincitrice.
La vera arma che The Floor continua ad avere dalla sua è proprio questa, la fidelizzazione: in sei puntate, si scoprono strategie, alleanze e si inizia a tifare per dei concorrenti specifici. Per questo, ribadiamo quando avevamo già scritto nella prima edizione: saremmo curiosi di vedere The Floor in versione daily, con i cento concorrenti sfoltirsi nel corso di una/due settimane, creando un racconto ancora più serializzato. Lo sappiamo, produttivamente sarebbe una sfida complicata, ma anche un interessante esperimento che permettere a Priello e Balsamo di mettersi alla prova con una conduzione sempre più generalista.