The Cooking Show, ovvero La Prova del Radical Cuoco e il mondo in un (programma) piatto
Rai3 schizzinosa anche ai fornelli? The Cooking Show fa La prova del cuoco bilingue e la delega a una blogger come Lisa Casali… che spezza l’appetito
Poi dici che Antonellina Clerici non ha ragione ad arrabbiarsi… a forza di declinare La prova del cuoco in tutte le salse a lei resteranno solo le tagliatelle alla SIAE. Prosegue nell’estate di Rai3 l’appuntamento con The Cooking Show, uno dei tanti programmi sponsored by Expo che ha dato un po’ di budget alla tv di stato.
Alla conduzione c’è l’ennesima blogger buttata in video (qualcuno ricordi ad Andrea Vianello che ci aveva già provato con Lia Celi e la guardava solo suo marito). Lisa Casali ha un’immagine bon ton da ragazza di buona famiglia e una prossemica perfetta per l’Albero Azzurro (spalanca gli occhi che neanche l’Ape Maya). Per il resto, ogni volta che le fanno assaggiare qualcosa, sembra chiedersi se le farà male alla linea. Quindi perfetta per Rai3, che non perde la puzzetta sotto al naso anche in cucina.
Così The Cooking Show – un titolo esterofilo che la dice tutta – sembra la parodia marxista de La prova del cuoco. C’è la scenografia dei due banconi copiata paro paro (la differenza è che questa è più buia), con un clima glaciale degno della Rivoluzione d’ottobre. Il piatto forte, di un programma per il resto piatto, sta nella messa a confronto di un cuoco italiano e di un cuoco straniero. Peccato che il traduttore simultaneo in cucina sia una delle robe che chiuderebbe lo stomaco a chiunque, perché uccide l’empatia con il telespettatore del daytime, per giunta in piena estate in cui chi ti guarda sa a malapena l’italiano.
Nella puntata odierna di The Cooking Show, come cuoco italiano, c’era David Scabin, altro ex-pupillo della Clerici. Oggi si è presentato con un umiltà ostentata e obbligata, dopo il flop de La terra dei cuochi e la sua televisività mai pervenuta:
“Se non c’è il rischio di sbagliare non c’è il bisogno di esporsi con l’anima. Era il 2012, ero un po’ annoiato dall’immagine cuoco barra chef diventato perfetto, quasi c’era un vetro tra lui e la gente normale che cucina. Ricominceremo a mettere dei piatti in cui c’è il rischio, sbagli e devi esporti e chiederti scusa. Ho voluto riportare un po’ a più terra la cucina”.
Peccato che dal suo fare ‘miprendoterribilmentesulserio’ arrivasse l’esatto opposto.
Detto questo, The Cooking Show procede in maniera assolutamente incolore, come un product placement da onorare fino all’ultimo soffritto. Il vero rischio che il programma, insieme a Scabin, non corre è di essere saporito…