Home Serie Tv The Carrie Diaries: il prequel-teen di Sex and the city che ha potenziale solo grazie agli anni Ottanta ed al sex-talking

The Carrie Diaries: il prequel-teen di Sex and the city che ha potenziale solo grazie agli anni Ottanta ed al sex-talking

The Carrie Diaries sfrutta il fascino degli anni Ottanta ed il sex-talking come Sex and the city

17 Gennaio 2013 09:20

The Carrie DiariesCarrie Bradshaw è una sedicenne che ha sempre amato New York, tanto da sognarla anche la notte. Facile immaginare la sua reazione quando il padre le “regala” uno stage in uno studio legale a Manhattan: inizia così “The Carrie Diaries”, il chiacchieratissimo prequel di “Sex and the City” in onda da questa settimana su The Cw (e che andrà in onda dal 20 giugno su Mediaset Premium).

L’idea di base è quella di sfruttare la popolarità del personaggio interpretato da Sarah Jessica Parker per raccontare una storia più vicina al target giovane di The Cw piuttosto che quello più smaliziato della Hbo, dove andava in onda la serie originale. Il tutto, prendendo spunto ancora una volta dai libri di Candace Bushnell, che qui si trova nelle vesti di produttrice esecutiva, insieme a Josh Schwartz e Stephanie Savage, che nei teen drama ormai ci sguazzano (a loro si devono “The O.C.”, “Gossip Girl” ed “Hart of Dixie”).

L’operazione di raccontare l’adolescenza di un personaggio amatissimo da una fetta di pubblico adulto non è una novità: “Smallville” ci ha portato a conoscere come fosse Clark Kent prima che diventasse un supereroe. La nuova serie di The Cw, però, non ambienta le nuove avventure di Carrie ai giorni nostri, a differenza dello sci-fi sopra citato, ma le inserisce nella stessa collocazione temporale del libro, ovvero gli anni Ottanta. Una scelta che, se da un lato rappresenta un gustoso omaggio al periodo storico pop-style per eccellenza, dall’altro potrebbe portare degli svantaggi.

The Carrie Diaries
The Carrie Diaries The Carrie Diaries The Carrie Diaries

Iniziamo dai pro: l’episodio pilota di “The Carrie Diaries” è un ventaglio di canzoni, vestiti e citazioni ad hoc che ci riportano nell’atmosfera di quei tempi. Anni in cui tutto andava bene, l’eccesso era la regola, e la spensieratezza aveva la meglio sulle preoccupazioni del futuro. I produttori hanno fatto un ottimo lavoro nel presentare un mondo senza telefonini, tablet e lettori mp4, mostrando ai giovani telespettatori com’era la vita prima dell’avvento della nuova tecnologia. Se un ragazzo voleva il numero di telefono di una ragazza, per esempio, doveva chiamare casa sua o quella della sua amica. Nessuna richiesta d’amicizia, nessun follower, solo interazioni reali.

In questo contesto troviamo Carrie (AnnaSophia Robb) , ancora in lutto per la scomparsa della madre, vivere in una cittadina di provincia col padre Tom (Matt Letscher) e la sorella minore Dorrit (Stefania Owen). Il suo sogno è quello di vivere nella Grande Mela, ma è ancora intrappolata al liceo, dove si appoggia agli amici di sempre, anche loro alle prese con le prime esperienze amorose (e sessuali): Maggie (Katie Findlay, Rosie Larsen in “The Killing”), Walt (Brendan Dooling), il suo fidanzato, e Jill (Ellen Wong).

Anche Carrie, come tutte le protagoniste di un teen drama, ha la sua nemesi: Donna (Chloe Bridges), la ragazza più conosciuta a scuola, che metterà i bastoni tra le ruote a Carrie ed al nuovo arrivato, il ricco e ribelle Sebastian (Austin Butler). Questa la vita di tutti i giorni di Carrie, che subisce una svolta quando inizia a lavorare una volta a settimana in uno studio legale di New York.

Sarà qui che farà conoscenza di Larissa (Freema Agyeman) estroversa giornalista dell’ “Interview” che trova in Carrie un giovane talento. Sarà lei a guidare la ragazza lungo la sua scoperta della città, tra locali alla moda, nuovi stili ed una maggiore consapevolezza di sè stessa: Carrie inizia così a scrivere.

L’ambientazione, come detto, non danneggia la storia, che in realtà non si presenta come eccezionale nel pilot. Più che le vicende dei protagonisti, a stupire è il mondo nel quale Carrie si ritrova a vivere: New York diventa una vera protagonista della serie, capace di affascinare ma anche di trarre in inganno e deludere. Sotto le ombre dei grattacieli, Carrie imparerà davvero a vivere, in un percorso che l’ha portata dove già sappiamo.

Ad annoiare, invece, potrebbero essere le storie di contorno, che non sembrano al momento offrire nulla di nuovo: d’altra parte, un teen drama ha regole ben precise, ed oltre i primi amori e le scorribande fuori da scuola potrebbe esserci poco altro da raccontare.

A salvare “The Carrie Diaries” dalla banalità potrebbe essere il fattore sesso: se già la comedy della Hbo ha infranto il tabù delle chiacchiere sul tema in televisione, The Cw potrebbe avere tra le mani l’occasione di fare lo stesso, coinvolgendo però un pubblico più giovane. Senza nascondersi dietro facili ipocrisie, sappiamo bene che le nuove generazioni si fanno pochi problemi a parlare di sesso tra amici, a raccontarsi le proprie esperienze e darsi consigli. Le chiacchiere sulla prima volta che vediamo nell’episodio pilota, che ricordano a modo loro le discussioni di Carrie adulta con le sue amiche, con tanto di battute (“E’ stato come infilare un hot-dog in un buco della serratura”), fanno ben sperare che gli autori non si faranno problemi a raccontare il sesso dal punto di vista dei più giovani.

Il tutto, con l’innocenza che contraddistingue il primo episodio della serie (rappresentato molto bene dall’attrice protagonista). Nonostante le critiche ricevute prima della messa in onda, “The Carrie Diaries” potrebbe sorprendere, se saprà inserirsi in quel filone ancora inesplorato nei teen drama che è il sex-talking senza censure. E, soprattutto, se New York continuerà ad essere quell’affascinante protagonista ricca di fascino e spregiudicatezza con cui ci è stata presentata.


The Carrie Diaries

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