Il debutto di The Boys 4 su Prime Video coincide con l’annuncio da parte del suo adattatore per la tv Eric Kripke che la prossima stagione, la quinta, sarà l’ultima. E sicuramente non è un caso: perché se è vero che The Boys resta una serie piacevolissima da seguire, capace di alzare l’asticella della violenza grafica nelle serie tv senza mai risultare fuori dal proprio contesto narrativo, è altrettanto vero che questa folle storia, se folle vuole restare, deve finire prima di diventare ridicola.
La recensione di The Boys 4
Una coerenza per un messaggio neanche troppo velato
A quel punto, per fortuna, non ci siamo ancora arrivati. The Boys 4 continua ad avere una sua coerenza e a restare fedele al proprio obiettivo o, meglio, obiettivi. Da una parte c’è una neanche troppo velata satira sociale contro una parte d’America facilmente abbindolabile tramite le mistificazioni dei social network e le manipolazioni delle multinazionali; dall’altra c’è la volontà di portare in scena uno scontro che una componente epica, come deve essere quando ci sono di mezzo dei supereroi.
In questi anni The Boys ci ha mostrato l’altro lato di un genere, il superhero movie (o series, che dir si voglia), ormai in lento declino. E se la serie tv di Prime Video è riuscita a sfuggire a questo declino è proprio per il suo racconto alternativo e la sua volontà di fermarsi sulla rappresentazione di un mondo in cui il troppo potere ottenuto con poco possa trasformarsi nella vera arma di distruzione di massa.
Ecco che, allora, mostrando il rovescio della medaglia, Kripke ha costruito un mondo di facile lettura, neanche troppo stratificato nei significati, e proprio per questo ancora più efficace nel farci capire che non tutti coloro che riteniamo “super” meritano di esserlo. Che siano star del piccolo e grande schermo, cantanti dalla coreografia facile, influencer o politici, il loro potere viene alimentato dalla gente comune: il loro merito diventa la nostra colpa.
La violenza grafica e quel patto per renderla credibile
Ma The Boys 4, sia chiaro, non è una serie che sale in cattedra per tenere lezioni di sociologia: lo scontro tra i ragazzacci protagonisti e i Sette resta centrale in una sceneggiatura che, dicevamo all’inizio, trova ancora idee per trascinare il pubblico in un universo in cui può davvero capitare di tutto.
Complice un progresso a passi da gigante della computer grafica, The Boys è forse l’unica serie tv a non porsi troppi problemi nel mostrare scene di violenza davvero raccapriccianti e, per questo, magnetiche. Lo sono perché rientrano nel patto stretto con gli spettatori e spettatrici, ovviamente, ma anche perché ogni momento truculento che viene pensato non è mai prodotto solo per il gusto di farlo.
Poi, certo, c’è la componente più umana, con i sentimenti, il confronto con il proprio passato e le paure che ne scaturiscono che continuano a guidare personaggi che, altrimenti, sarebbero solo dei biechi assassini senza motivazione. Ma il bello di The Boys sta proprio nello scontro, c’è poco da fare.
Il finale? Deve essere all’altezza
E per The Boys si sta avvicinando lo scontro finale: la quinta stagione chiuderà la serie al punto giusto, soprattutto senza finali improvvisati ma con un’idea costruita nel corso delle stagioni. Da questa prospettiva, allora, The Boys 4 non diventa un semplice intrattenimento seriale, ma un avvio di un percorso che porterà -speriamo- ad un finale davvero epico e folle.