The Bad Guy 2, intervista con i registi: “Grazie a questi attori è stato tutto semplice, anche Accorsi ha capito subito il personaggio”
I sei episodi della nuova stagione disponibili su Prime Video il 5 dicembre
L’anima della prima così come della seconda stagione di The Bad Guy sono Giuseppe G. Stasi e Giancarlo Fontana registi e autori insieme a Ludovica Rampoldi e Davide Serino. Durante la presentazione dei nuovi sei episodi disponibili dal 5 dicembre su Prime Video, ci hanno raccontato come si sono ritrovati a doversi separare. “In questa seconda stagione da un punto di vista logistico abbiamo lavorato molto separati, abbiamo girato con due diverse unità” ha detto Stasi “per portarla a termine nei tempi e nei costi previsti” ha aggiunto Fontana.
“Ognuno è come se portasse una parte del cervello dell’altro tra un set e l’altro. C’è molto dialogo e confronto, una cosa che per un regista è abbastanza insolita perché tende a tenere tutto per sé o al massimo a condividere con i collaboratori. Noi lo facciamo in coppia”.
Presentando The Bad Guy 2 i due registi hanno spiegato che in questa stagione si sono ritrovati ad affrontare il dolore. “Per noi il racconto del dolore è una cosa nuova” ci dice Giuseppe Stasi “veniamo dalla commedia e volendo qualcosa di vagamente simile, di ibrido lo abbiamo affrontato solo con la prima stagione. In questi nuovi episodi la comicità resta ma via via si affievolisce. In più non dico dolore personale ma è una serie che stata fatta con molta fatica, abbiamo scritto rapidamente con un team di scrittura allargato, abbiamo rimesso in piedi tutti i raccordi perché è una serie con tanti collegamenti”. Fontana ha aggiunto come in più hanno raccontato “un dolore dei personaggi che mentre le puntate vanno avanti si avvicinano a quella verità di cui si parla”.
Proprio i personaggi sono l’anima di questa serie, la loro caratterizzazione è fondamentale: “Hanno preso vita grazie agli attori e questo è stato l’aspetto più facile, meno faticoso. Andavano tutti con il pilota automatico avevano le redini del loro personaggi, abbiamo dato pochissime indicazioni. Anche Stefano Accorsi ha subito capito il suo personaggio. E quando si va lisci vuol dire che quello che hai scritto funziona alla grande”.
“Non abbiamo un decalogo, una ricetta per dosare i vari ingredienti, le anime più sarcastiche, più drammatiche. Andiamo molto a istinto. Siamo persone che tendono a non prendere niente sul serio , a cercare e trovare i risvolti ironici e comici in vari argomenti e situazioni che apparentemente non ne hanno. Quindi tutto anche nel montaggio è venuto naturale. L’unica cosa è il dolore, pensiamo che non abbia senso aggiungere sofferenza, sottolinearlo con una musica drammatica, magari andando in una direzione opposta si ottiene qualcosa di più interessante”.