The Ashley Madison Affair: su Disney+ la docuserie che racconta la storia del sito per infedeli
The Ashley Madison Affair: docuserie su Disney+ che racconta l’ascesa, la caduta e la resurrezione del servizio per tradimenti matrimoniali
Prima di Tinder, prima di Facebook. Ashley Madison nacque agli inizi degli anni Duemila come sito di dating mirato ai tradimenti matrimoniali online. Il nome scelto fu il risultato di un cinico mashup dei due nomi femminili più popolari nel 2002 nel Regno Unito. Su Disney+ è disponibile (in lingua originale, con sottotitoli in italiano) da qualche settimana The Ashley Madison Affair, docuserie in tre parti targata Abc News Studios che racconta l’ascesa, la caduta e la resurrezione del servizio che nel 2015 fu al centro di un clamoroso caso di hackeraggio, che ebbe devastanti conseguenze per milioni di iscritti e per i loro segreti sessuali.
La docuserie indugia sul concetto alla base del motto – non particolarmente originale – che ha fatto la fortuna di Ashley Madison (“la vita è breve, concediti un’avventura”), ma anche e soprattutto racconta la spericolata strategia comunicativa adottata dal fondatore Noel Biderman (che ha rifiutato di partecipare al documentario), convinto che Ashley Madison abbia salvato i matrimoni concedendo alle persone uno sfogo per sentimenti e impulsi che altrimenti avrebbero portato al divorzio.
Una visione che fece breccia non soltanto sui potenziali adulteri che scelsero di iscriversi al servizio (nel 2010 erano 7 milioni, nel 2015 ben 31 milioni), ma anche sui media, che dettero molto spazio al servizio e al suo Ceo, che ad un certo punto coinvolse pure la moglie Amanda nelle ospitate tv promozionali.
Nella docuserie, in cui alcune testimonianze sono dirette altre sono proposte da attori, vengono ricordati alcuni casi clamorosi di pubblicità parassitaria come quello che riguardò il governatore di New York Eliot Spitzer, usato in quanto adultero per pubblicità in una lettera aperta nella quale gli si ricordava che “avresti dovuto usare Ashley“. Ed ancora l’offerta da 5 milioni di dollari a Tiger Woods – l’atleta era appena finito al centro dello scandalo tradimenti – per diventare testimonial del servizio. In questa occasione fu anche istituto una sorta di talent/reality per decretare Miss amante del golfista.