Temptation Island è ormai un classico di Canale 5: un romanzo popolare “stile soap” (ma fatto bene)
La recensione della prima puntata di “Temptation Island” in onda martedì 10 settembre, la seconda edizione del 2024. E si conferma un programma perfettamente montato e confezionato.
Proporre due edizioni di un programma in un breve lasso di tempo è spesso sinonimo di rischio. In questo caso, non sono passati nemmeno due mesi dalla fine del canonico appuntamento estivo che ha visto record di ascolti e share oltre il 30%. Solo nel 2020, con la conduzione di Alessia Marcuzzi nell’edizione in onda a settembre, era stato proposto il bis con personaggi comuni tra i partecipanti (escludendo, quindi, la versione Vip con Simona Ventura al timone). La sensazione, dopo aver visto questa prima puntata, è che Temptation Island è ormai un programma diventato “classico” per la programmazione di Canale 5.
Non è cambiato nulla dalla precedente edizione e così è giusto che fosse. Perché fare modifiche (e soprattutto, quali?) se un prodotto funziona? Al centro del successo di “Temptation Island”, oltre al cast perfettamente curato e variabile nelle sfumature di amore in crisi, è sicuramente il montaggio. Non esistono momenti morti e il pubblico, in poco tempo, riesce ad ambientarsi in mezzo a 7 coppie di sconosciuti.
Quando la prima puntata ha inizio e vengono presentati i partecipanti, il primo pensiero è sempre questo: “E io come faccio a riconoscerli?“. Qua scatta la minuziosa attenzione al dettaglio che permette di non fagocitare subito tutti i protagonisti ma di centellinare il romanzo popolare raccontato – perché di questo si tratta – in diverse fasi del programma. Dopo l’elenco e l’appello delle sette coppie, in ogni puntata c’è una attenzione e cura della narrazione che si addentra nelle fasi di evoluzione dei due fidanzati in crisi. Una coppia per volta. In questo modo non avviene l’effetto centrifuga che, magari, accade in altri programma in diretta.
Pensiamo ad esempio alla prima puntata del Grande Fratello (che inizierà lunedì) quando, per circa tre ore, il compito è quello di elencare e far entrare buona parte dei concorrenti. Scatta, inevitabile, l’effetto noia/ripetizione e non avviene “l’affezione” dello spettatore con i protagonisti del programma. Ci vuole tempo. In “Temptation Island”, la separazione dei racconti, come fosse suddiviso in capitoli, permette di avere una visione ben chiara, come nella lettura di un libro.
Certo, gli ingredienti restano quelli e non possono essere diversi. Lui troppo geloso di lei (e viceversa), l’amore che sembra essersi spento, la mancanza di fiducia, il tradimento perdonato ma mai dimenticato. Una grande soap opera della quale siamo spettatori attivi (e via a commentare su X, Instagram, Facebook e TikTok), sulla quale a volte riconosciamo nostri errori o di persone che ci sono amiche. Si osserva quanto sia difficile (a volte davvero incomprensibile) chiudere una relazione e ci si interroga se sia successo anche a noi. Di avere dubbi, di elemosinare affetto, di accettare condizioni sbagliate o di non sapere chiudere un rapporto che aveva già i titoli di coda.
Intendiamoci, non stiamo paragonando “Temptation Island” ad un manuale di psicologia. Ma, come nei “reality” ideali, c’è molta di quella realtà che abbiamo vissuto o subodorato in altri. Diventa fonte di commenti, di meme, di parodie. E ci dimostra come sia qualcosa che, una volta che accetti di vederlo e ti siedi sul divano, sia in grado di trasportarti in una grande piazza virtuale popolata da tradimenti, lacrime e attesi confronti. Non è anche questa la vita? O, per chi è felicemente single al momento, non lo è forse stata?
“Stile soap” sarebbe la descrizione che, probabilmente, apparirebbe sotto al programma, se fosse disponibile su Netflix. E si sa quanto piacciano le soap al pubblico di Canale 5…