Telefilm 2009/10: vere novità o “brutte copie”?
La fine dell’anno è sempre una buona occasione per tirare le somme di quello che è accaduto negli scorsi mesi, anche televisivamente parlando. E, sebbene siamo solo a metà stagione tv, possiamo già in parte fare il punto circa le novità telefilmiche degli scorsi mesi.E’ quello che Leopoldo Damerini fa in un articolo pubblicato sull’ultimo
La fine dell’anno è sempre una buona occasione per tirare le somme di quello che è accaduto negli scorsi mesi, anche televisivamente parlando. E, sebbene siamo solo a metà stagione tv, possiamo già in parte fare il punto circa le novità telefilmiche degli scorsi mesi.
E’ quello che Leopoldo Damerini fa in un articolo pubblicato sull’ultimo numero di “Telefilm Magazine” e ripreso dal suo blog: nel pezzo, l’autore lancia una provocazione circa le novità seriali americane da settembre ad oggi, osservando come gli ultimi mesi i nuovi telefilm in onda abbiano mancato di originalità, andando a formare
“un autunno di foglie morte che rischia di compromettere la rinascita (primaverile?) di un genere che fatica a riprendersi, a far crescere nuovi germogli da un humus piuttosto compromesso dalle inondazioni (di attualità, di crisi economiche e di contingenze scioperistiche) che ormai sono alle spalle.”
In particolare, l’ “accusa” sarebbe di aver copiato o preso troppa ispirazione da serie tv e film già realizzati in passato. Volete qualche esempio? Li trovate dopo il salto.
Per Damerini, “Cougar Town” ed “Accidentally on purpose” riproporrebbero uno schema (quello della donna matura che intreccia una relazione con un ragazzo molto più giovane di lei) già visto nella sit-com “A casa di Fran” (2005, a destra nella foto); il legal drama “The Good Wife” andrebbe invece a toccare un tema già visto nella serie del 1999 “In tribunale con Lynn” e poi affrontato anche nell’italiano “Cuore contro cuore” del 2004.
O, ancora, “Trauma” non sarebbe poi così nuovo se si prendono in considerazione le due versioni di “Squadra Emergenza” (una del 1972, l’altra del 1979). Anche Jerry Bruckheimer, artefice del successo dei vari “Csi”, si sarebbe dato al copia e incolla con “The Forgotten”, storia di un gruppo di persone che cercano di risolvere casi abbandonati dall’Fbi, ricalcando in parte la struttura di “Cold Case” (2003), sempre prodotto da lui.
E se “Eastwick” e “Crash” devono una versione tv grazie al successo sul grande schermo, “Fringe” vivrebbe per merito della volontà da parte della Fox di riportare in tv l’atmosfera di “X-Files” (1993), così come il bel “Castle” altro non sarebbe che ” un ‘Signore in Giallo’ (1984) che intraprende una relazione alla ‘Moonlighting’ (1985) “.
Non si salvano neanche gli autori più cult del momento: “Dollhouse” di Joss Whedon avrebbe posto le proprie basi sopra quelle del film “Strange Days” di Kathryn Bigelow (1998), mentre il fenomeno “Glee” di Ryan Murphy viene definita “una pregevole ‘spugna-parodia’ dei talent-show e dei musical” (oltre che, aggiugiamo noi, essere segnalato per ricordare il clima di “Sister Act” -1992-).
Insomma, i moderni telefilm di nuovo avrebbero poco o nulla, andando a ripescare situazioni e trame da produzioni passate più o meno famose. Se a questa riflessione aggiungiamo che molte delle serie che vediamo oggi sono o remake-sequel di telefilm del passato, che cercano la popolarità richiamando gli attori della serie originale (“90210” e “Melrose Place”, per fare due nomi), o storie tratte da romanzi più o meno di successo (“True Blood”, “The Vampire Diaries”, “Accidentally on purpose” e “FlashForward”), viene in effetti da domandarsi se l’originalità è ancora di casa nei set televisivi americani.
Certo, un confronto col passato come quello che vi abbiamo riportato può suonare strano: più che di “copie”, potremmo parlare di “declinazioni” di certi argomenti che trattati ai giorni nostri possono e devono assumere pieghe diverse, con intrecci narrativi differenti per forza da quelli passati.
La provocazione lanciata da Damerini, però, ci porta a riflettere sull’effettiva presenza di novità tra le serie tv partite quest’autunno: chi ha veramente osato e proposto qualcosa di nuovo, scioccante o apripista per un nuovo filone narrativo? C’è davvero in America un periodo di stasi dovuta alla crisi ed alla paura di lanciare nuove proposte, o quelle che vediamo -o vedremo- fanno solo parte di un periodo di assestamento dell’attuale cultura mediatica, in attesa che l’esigenza di una nuova identità sociale faccia capolino per dare nuove spinte creative?