Chicago Fire, Taylor Kinney parla delle scene d’azione, della sicurezza sul set e della fatica di essere pompieri (esclusiva Blogo)
Taylor Kinney, Severide in Chicago Fire, parla in esclusiva per Blogo delle difficoltà sul set della serie tv
Se per il gossip Taylor Kinney è il fidanzato di Lady Gaga, per gli appassionati di serie tv è l’interprete di Kelly Severide, uno dei protagonisti di Chicago Fire, la serie tv della Nbc di cui Italia 1 manda in onda in replica la prima stagione alle 19:00 fino a domani (la terza andrà in onda prossimamente su Premium Action di Mediaset Premium).
Preciso sul lavoro ma con qualche difficoltà nella vita privata, Severide è spesso i contrasto con alcuni suoi colleghi, come Matthew (Jesse Spencer), con cui però mette da parte i dissapori quando ci sono interventi che richiedono concentrazione per salvare delle vite.
Blogo vi propone in esclusiva un’intervista a Kinney, in cui parla delle scene d’azione, della sicurezza sul set e delle soddisfazioni di girare in una città come Chicago, spesso al centro degli episodi.
Perchè Severide è problematico?
“Non credo che sia problematico, non credo che nessuno lo pensi. Nessuno pensa che sia una cattiva persona. Credo semplicemente che abbia dei conflitti personali, come tutti, e cerca di affrontarli al meglio delle sue possibilità”.
Qual è la sfida più grande per il tuo personaggio?
“Non so se sia la sfida più grande; mi piacciono le scene d’azione. Quando ero piccolo mi ritrovavo in un sacco di situazioni del genere, credo che gli attori arrivino da ambienti estremi. La mia intenzione è quella di eseguire le scene d’azione. Pensavo fosse qualcosa che potevo fare. Mi piacciono le moto e buttarmi da grandi altezze. Quindi una delle sfide, quando ho iniziato a lavorare in questa serie, è stato indossare la divisa dei pompieri in un modo che fosse onesto, in modo tale che quando vado nelle caserme i pompieri mi stringano la mano e non mi dicano che sbaglio. La sfida consiste nel fare queste cose bene, che sia calarsi da un edificio o utilizzare un certo strumento, salvare qualcuno da un tetto. Ci sono un sacco di note che posso aggiungere al personaggio, che un pompiere farebbe. Abbiamo passato tanto tempo con dei vigili del fuoco, siamo diventati amici. Quindi ho preso da loro alcuni tratti del personaggio. Ed è questa la sfida. Perchè quando interpreti un personaggio, inizi alla cieca. Ti prepari, ti prepari, ti prepari, e poi inizi.”
Hai mai avuto paura nel girare una scena?
“Non direi di essere stato spaventato. C’è un’adrenalina -o una maggiore consapevolezza- in quello che stai facendo, perchè vuoi farlo bene, e vuoi essere al sicuro. Ci sono numerosi scrupoli in queste scene d’azione, che sia o no gennaio e tu ti debba gettare nel lago Michigan. Con una muta stagna. Avevamo un’attrezzatura da sub. C’era una muta stagna, che è diversa da una muta subacquea. La differenza è che è totalmente nascosta, ti ripara dall’acqua, ma non dal freddo. C’erano due stuntman, due vigili del fuoco, dentro il lago, e ci sono stati per quasi un’ora. Quando sono dovuto entrare io uno, Tobiasz, è uscito e tremava. Sono tosti. Io ci sono stato credo per dieci minuti ed ho detto ‘Tiratemi fuori da qui’. E’ stato abbastanza intenso, ma eravamo in sicurezza”.
Quindi le scene d’azione le giri tu?
“Sì quelle che posso, ragionevolmente. In un episodio c’è un incidente su un tetto, e due riparatori di tetto finiscono nei guai e noi dobbiamo salvarli; abbiamo ricostruito il tetto per i primi piani. Per le riprese in campo lungo, non ero sul tetto. Avevano bisogno di una ripresa. Avrei voluto, ma non me l’hanno permesso. C’è grande enfasi sulla sicurezza. Le scene devono essere girate in un certo modo, e sembra molto rischioso, ma abbiamo un grande team che sta attento. I nostri stuntman, sono molto precisi sulla sicurezza. Quindi facciamo degli incontri prima di iniziare a girare”.
Rispettate tutte le regole di sicurezza?
“Sì. Prima di girare il pilot siamo stati una settimana con dei vigili del fuoco. Steve Chikerotis è un capo battaglione, un consulente per la città. Insegna ad alcuni ragazza all’Accademia per Vigili del fuoco. Quindi abbiamo fatto delle simulazioni. Sia che fossimo in case che andavano a fuoco o in container, eravamo vestiti come dei vigili del fuoco, in modo da essere nella dimensione con la quale avremmo recitato. Di fronte alla telecamera hai i livelli di fumo e fuoco. Ma nella realtà non c’è visibilità, un sacco di questi ragazzi non riescono a vedere ciò che fanno; Hai tempo limitato con l’ossigeno, ed è un rischio. Noi, se qualcosa va storto, riusciamo ad uscirne abbastanza velocemente”.
Com’è interpretare un eroe?
“E’ il lavoro dei sogni. Davvero. Voglio dire, ci pensi da quando sei piccolo, e ti ritrovi a farlo, è fantastico. Qualsiasi cosa faccia, vedi una ragazza che ti sorride, un signore che si toglie il cappello, un bambino entusiasta quando suoni il clacson del camion. E c’è un clima contagioso tra i pompieri, adorano quello che fanno. Ed essere apprezzati dal pubblico è la ciliegina sulla torta. Perchè se sei un poliziotto la gente scappa. Poche persone vedono un vigile del fuoco e scappano”.
Questo ruolo ha cambiato la tua percezione sui pompieri?
“Ho molto più apprezzamento nei loro confronti. Ti puoi sedere e fare il tifo per un pugile al settimo round, dirgli di mantenere la guardia e di tirare pugni, ma poi sali sul ring e capisci come ci si sente al terzo round, capisci quanto può essere faticoso, cambia la tua percezione. Quindi indossare la loro divisa e fare ciò che fanno aumenta il tuo apprezzamento. C’è un forte senso di cameratismo. Ma allo stesso tempo si mettono in pericolo”.
Non hai più bisogno di andare in palestra…
“No, assolutamente. Interpretare questo ruolo è un allenamento. Anche per loro. Sono forti, non si siedono a far e yoga”.
Preferisci i vampiri (avendo recitato in The Vampire Diaries, nei panni di Mason) o i vigili del fuoco?
“Non so. Se si potesse fare un miscuglio, sarei un eroe pompiere e licantropo, sarebbe abbastanza tosto. Ma recitare in The Vampire Diaries, con quel cast, è stato fantastico.”
Ti piace girare a Chicago?
“Non credo che avremmo la stessa serie, e non credo ci sarebbe la stessa chimica nel cast se non girassimo a Chicago. Ci sono telefilm che girano gli interni a Los Angeles e gli esterni a Chicago, e funzionano, altri non funzionano. Conosco un sacco la città mentre giro le scene. Non riesco ad immaginare uno show chiamato Chicago Fire e non girarlo a Chicago”.
Il cast di “Chicago Fire” è dominato da attori maschi. Ci sono scontri?
“No, stranamente. E’ quasi come una famiglia surrogato. Un sacco di persone vivono lontano dalle loro città, siano Los Angeles o New York. Ci sono pochi ragazzi che sono del posto, ma la maggior parte di noi arriva da fuori.”
Quindi tu e Jesse Spencer siete amici?
“Sì, siamo buoni amici”.
Pensi di essere legato al tuo personaggio?
“Sì. Voglio dire, quando ricevi del materiale per una serie, da attore, cerchi qualcosa che ti colpisca, che ti faccia interpretare quel ruolo. Ma quando ho ricevuto la sceneggiatura del pilot ero entusiasta. E’ un personaggio che credo possa colpire chiunque”.
Hai preso qualche elemento del tuo personaggio dallo stile di vita degli abitanti di Chicago?
“C’è una cosa che i fan continuano a chiedermi. E’ sul ciondolo che indosso, mi chiedono se sia un elemento del personaggio, cosa voglia dire. E’ San Floriano. Ho visto uno dei vigili del fuoco indossarne uno simile, e gli ho chiesto cosa fosse. E’ il patrono dei pompieri. Quindi è una cosa che ho aggiunto al personaggio. E poi c’è il cibo, abbiamo girato in tanti luoghi”.
E’ faticoso fisicamente interpretare questo ruolo, ma lo è anche emotivamente?
“Dipende. Abbiamo dei grandi autori. In un episodio abbiamo due o tre scene intervallate da degli interventi. Puoi avere lo sforzo fisico e quello psicologico. Ci sono momenti dedicati al personaggio, alle vicende, alla frizione tra due personaggio in caserma, o altro.”