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Tatami: Camila al top. Riposano i contenuti

Camila Raznovich è incinta, innanzitutto. Ed è partita ieri con la nuova serie di Tatami, il talk show (un altro, seppur diverso) nella seconda serata di Raitre. Partiamo dalla dichiarazione di Paolo Ruffini, direttore di Rete, da fonte il Velino:“È un programma su cui abbiamo discusso molto in chiave strategica perché è un importante osservatorio

di aleali
19 Gennaio 2009 10:54

TvBlog Awards 2009

Camila Raznovich Tatami

Camila Raznovich è incinta, innanzitutto. Ed è partita ieri con la nuova serie di Tatami, il talk show (un altro, seppur diverso) nella seconda serata di Raitre. Partiamo dalla dichiarazione di Paolo Ruffini, direttore di Rete, da fonte il Velino:

“È un programma su cui abbiamo discusso molto in chiave strategica perché è un importante osservatorio su costume e società che ha in Camila una conduttrice contemporanea”.

Che sia una conduttrice al passo con i tempi è certamente vero, il suo stile non si confonde, ha un volto e una voce facilmente empatici e sa essere credibile anche nei momenti meno “alti” dei suoi programmi. E’ sull’importante osservatorio il mio dissenso.

Questo nuovo kick off dedicato al mondo di Facebook ha tirato fuori l’unico grande difetto del programma. Tatami è ha una cornice perfetta, un dinamismo delizioso, una scelta di ospiti raffinata e non banale (in collegamento la rappresentante del sito Naomi Gleit, Jane Alexander, la scrittrice Giulia Carcasi, l’editore Alberto Castelvecchi, il prete Doriano Vincenzo De Luca, Carolina Crescentini e la conduttrice drag pachistana Begum Nawazish Alì). Ma c’è un ma. I contenuti.

Un tema così complesso e attuale come l’analisi del fenomeno di crescita legato a questo social network è stato affrontato con grande superficialità, con degli ospiti che hanno parlato un paio di volte a testa e senza arrivare a dei punti saldi e chiarificatori. Nessuna provocazione su cui riflettere per approfondimenti successivi. Il lancio del sasso che tira indietro la mano perché manca il tempo. Meno ospiti e meno carne al fuoco, no eh?

Ma andiamo alle interviste. La percezione è che tutto ruotasse attorno al nome della persona invitata e non attorno a quello che avrebbe potuto dire. Da un programma riferito ad un pubblico adulto e istruito come viene riferito dalle rilevazioni, ci si aspetterebbe un salto a piè pari di qualsiasi banalità per andare alla ciccia, al contenuto alternativo, alla dichiarazione che cambia tutto.

Una correzione di tiro fondamentale, specie quando hai di fronte una donna come la Crescentini per le solite otto domande sul suo fascino e sulla sua popolarità. Menzione speciale invece all’affascinante ospite fisso Michele Dalai, che ha dato quello che come un virus dovrebbe invadere l’intero impianto del programma: più concreto, più diretto, più informato e seppur sinteticamente, più interessante.