Talk politici, genere ormai saturo. La tv invasa da oltre trenta titoli
Talk politici ad ogni ora, per un genere arrivato ormai a saturazione. Alla base di tutto c’è la pigrizia di una tv che preferisce affidarsi all’usato sicuro (e a basso costo) piuttosto che inventarsi qualcosa di inedito
Cinque minuti, Porta a Porta, Tg2 Post, ReStart, Il cavallo e la torre, Linea Notte, Rebus, In mezz’ora, Agorà (e Agora Weekend), 4 di Sera (e 4 di Sera Weekend), Diario del Giorno, Omnibus, Coffe Break, L’aria che tira, Tagadà, Otto e mezzo, Tango, Il Confronto, Di Martedì, Piazzapulita, In altre parole, Accordi e disaccordi, E’ sempre Cartabianca, Fuori dal coro, Dritto e rovescio, Quarta Repubblica e gli ultimi arrivati L’Altra Italia e Lo stato delle cose.
Ecco a voi l’elenco di tutti i talk politici attualmente in campo sui canali generalisti, ai quali andrebbero aggiunti Zona Bianca (che appare e scompare dal palinsesto) e gli ‘stagionali’ In onda e FiloRosso.
Circa trenta titoli, tra daytime, access, prime e seconde serate, che accompagnano gli spettatori senza soluzione di continuità. Programmi della durata di sessanta minuti, quando va bene, che superano addirittura le tre ore in occasione dei prodotti in prime time.
Il genere, come è normale che sia, vive di alti e bassi. E se tutti sono pronti a brindare quando temi succosi riempiono la cronaca, la storia cambia completamente nei momenti in cui la stretta attualità si dimostra piatta e monotona.
Ad ogni modo, il problema resta quello della saturazione. Argomenti e ospiti sono sempre gli stessi e migrano da una trasmissione all’altra. A volte nemmeno quello, perché diventano i protagonisti di una compagnia di giro che rinnova i medesimi scontri di settimana in settimana, ridandosi appuntamento allo stesso posto e alla stessa ora.
A soffrire meno sono le realtà con forte radicalizzazione e spirito identitario. Tuttavia, anche loro spesso battono la fiacca, in assenza di quella narrazione divisiva che nessuno meglio di Michele Santoro ha saputo portare sul piccolo schermo nell’ultimo trentennio.
Come se non bastasse l’overdose da talk, si è ben pensato di varare i raddoppi. Rete 4 ha quindi lanciato alla domenica prima Dritto e rovescio e, in questa fase, E’ sempre Cartabianca. “Ci saranno più servizi e reportage rispetto al martedì”, aveva assicurato lo staff di Bianca Berlinguer alla vigilia. Il risultato, finora, è però solo un triste effetto déjà-vu con i soliti volti (Corona, Scanzi, Farinetti) riproposti pure nella serata festiva.
Alla base di tutto c’è la pigrizia di una tv che preferisce affidarsi all’usato sicuro piuttosto che inventarsi qualcosa di inedito. Con il non marginale dettaglio del risparmio, dato che un talk costa di gran lunga meno di qualsiasi altro programma. Motivo che spinge, puntualmente, le varie reti a varare nuovi progetti, che di nuovo hanno purtroppo solamente il titolo.
L’ambizione dichiarata – ingenua e un po’ arrogante – è andare a pescare quel pubblico che di norma non è attratto dai talk già in onda. La realtà, al contrario, rivela che su un’intera torta che sta a rappresentare la totale platea televisiva, quelli interessati al genere sono solo una piccola fetta da cui tutti ormai hanno prelevato qualche pezzo, lasciando le briciole per strada. O forse manco più quelle.