Tale e quale show sta vivendo la sua seconda giovinezza. E se la sta godendo all’undicesima edizione, proprio quando tutti pensavano, non a caso, che il programma cominciasse a tirare il fiato. Invece, grazie all’innesto di Cristiano Malgioglio in giuria – che ha donato pepe e il giusto brio senza le solite esagerazioni del personaggio – e a un cast azzeccato, la trasmissione di Rai 1 si è ripresentata tirata a lucido.
Tra le sorprese di questa stagione va citato indiscutibilmente Biagio Izzo. Perennemente ultimo in classifica, il comico napoletano è in compenso un punto fermo per quel che riguarda siparietti e momenti di sano divertimento. Il limite, tuttavia, sta tutto nella linea di confine perennemente superata. Anzi sfondata.
Izzo gioca ed è un maestro di autoironia. Non rinuncia alle performance femminili, da Caterina Valente a Carmen Miranda, e pure nei panni dei Righeira assieme all’amico Francesco Paolantoni riesce a fornire esibizioni all’altezza.
Ma, come detto, c’è un ma. Izzo va oltre e, col passare del tempo, questo oltre sembra studiato a tavolino. A supportarlo nelle gag c’è il coach Matteo Becucci, passato da complice casuale della prima puntata (venne buttato in scena per aiutare Izzo a tenere il tempo del brano) a improbabile spalla, come nell’ultima puntata di venerdì.
Chiamato ad imitare Angelo Branduardi, Izzo ha cantato “Alla fiera dell’est” modificandone il testo (“alla fiera dell’est, per sei euro, ‘na zoccolella mio padre accattò”), con un Becucci fuori campo che ha mostrato all’attore gli animali da citare, salvo poi lanciargli gli oggetti addosso.
Insomma, tutto è finito in vacca, con giusto disappunto di Giorgio Panariello che per un istante ha mollato i toni ironici: “Quello che ci fa arrabbiare è che stavi andando bene, ma poi il comico che è dentro di te esce come Alien”.
Uno scenario simile si era verificato una settimana prima, con Izzo nei panni di Adriano Pappalardo. Inizio promettente, fino a quando non è cominciata una rincorsa a Malgioglio che ha vanificato l’interpretazione di “Ricominciamo”.
Volendo estremizzare il concetto, potremmo tranquillamente affermare che Izzo è vittima della ‘Cirilliade’, ovvero la sindrome che anni fa colpì Gabriele Cirilli, rivelazione dell’edizione 2012 con azzeccatissime imitazioni di Psy e Orietta Berti e in seguito protagonista di una fastidiosa reiterazione delle gag.
Izzo funziona pertanto solo se inteso come scheggia impazzita e imprevedibile. Se diventa caricatura di se stesso, con l’intento di far ridere per forza, il rischio – elevatissimo – è quello di non far ridere nessuno e lasciare per strada la percezione di spontaneità.