Mentre il Capo dello Stato celebra la Festa della Repubblica annullando parate e cerimonie ufficiali per rispettare le misure anti-Covid e si reca in visita privata a Codogno per omaggiare le vittime del Coronavirus, in questo 2 giugno 2020 le piazze di Roma sono occupate da manifestazioni di vario colore politico, dal nero all’arancione. L’inviato di Tagadà Luca Sappino, correttamente attrezzato di mascherina FFP2, è a Piazza del Popolo per raccontare ai telespettatori quanto accade nella manifestazione indetta dai cosiddetti Gilet Arancioni, raccoltisi già qualche giorno fa all’ombra del Duomo di Milano intorno all’ex generale dei Carabinieri Antonio Pappalardo, che ha poi bissato a Bari, incurante delle leggi che a oggi impediscono ancora gli spostamenti tra regioni.
Ma il rispetto delle norme vigenti in materia di sanità pubblica non è uno dei punti di forza, o dell’ordine del giorno, del Movimento dei Gilet arancioni, che del resto rivendica – con la misura e la lucidità che potrete apprezzare nel video di apertura – che “la pandemia non esiste, è una cagata pazzesca“, con una citazione, immaginiamo consapevole, per certi versi illuminante.
Così l’inviato di Tagadà e il suo cameraman si ritrovano a dover fronteggiare l’assalto, fortunatamente solo verbale, di qualche manifestante dalle caratteristiche molto diverse: c’è una signora vestita d’arancione che gli contesta di essere strumento di dittatura col suo microfono e di essere evidentemente appartenente a una classe di privilegiati (“Quanto guadagni teeeeee”), chi di nero vestito dai modi non proprio democratici risponde all’invito rivolto ad altri di indossare la mascherina con un “Vie’ qqua’ che t”a faccio vede’ io la mascherina”. A onor del vero, il manifestante in questione la mascherina la indossava, nera, en pendant col resto dell’abbigliamento. Alla base delle loro proteste la mancanza di lavoro e di soldi, dovuta a una pandemia inesistente decisa dai Governi antidemocratici che vogliono affamare il popolo.
Nessuna mascherina indossata e nessuna distanza di sicurezza, dunque, coerentemente con le teorie sostenute, che si appoggiano a solide convinzioni complottiste. All’l’inviato di Tagadà non è rimasto che ripiegare e allontanarsi dal gruppo di manifestanti che condividevano la piazza con il Centrodestra.