Giorni caldi per la politica italiana e, di conseguenza, super lavoro per Enrico Mentana. Per il direttore del TgLa7 le dirette si sprecano, con gli immancabili speciali che accompagnano e accompagneranno gli spettatori fino alla formazione del nuovo governo.
Per il giornalista l’impegno non si ferma alle ‘maratone’ e alle edizioni serali del notiziario, ma si allarga anche a Tagadà dove Mentana interviene ciclicamente negli ultimi quindici minuti di programma, offrendo una sorta di auto-traino intervallato solo da una lunga pausa pubblicitaria utile a percorrere i tre piani che dividono i due studi.
Proprio nel salotto di Tiziana Panella il direttore tende a lasciare spazio al lato meno “istituzionale”, simboleggiato dall’assenza di giacca e cravatta. Può quindi accadere che un Mentana “casual” litighi con Paolo Becchi, sempre presente in quota leghista (ed ex Cinque Stelle) nei talk televisivi.
Motivo del diverbio (Qui il video, dal minuto 95), giovedì pomeriggio, è stato il presunto veto che riguarderebbe la nomina a ministro del Tesoro di Paolo Savona.
“State dicendo delle cose che non hanno a che fare con la Costituzione, che dice chiaramente che il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio e poi, su proposta del Presidente del Consiglio, i ministri. Andatevi a leggere i manuali di diritto costituzionale”.
A fare imbestialire Mentana è stato tuttavia un secondo passaggio del professore: “State dicendo delle cavolate, se salta Savona, salta il governo. Siamo ad una svolta epocale, in Italia sta iniziando una rivoluzione sovranista”.
Immediata la replica del giornalista: “Professore, si metta d’accordo con se stesso. Prima recita la Costituzione e poi parla di rivoluzione. Da quando in qua si fa una rivoluzione con la Costituzione in mano? Non diciamo fregnacce, stia buono”.
Mentana si è successivamente scusato per il termine utilizzato, non rinunciando comunque alla solita ironia tagliente.