Sul tetto del mondo, la storia tra Bonatti e Podestà diventa docu-fiction, ma per Stefano Vicario “è stato un lavoro da testimone”
La fiction racconta la storia tra Bonatti e Podestà, ma anche lo sforzo del primo per ottenere la verità sulla vicenda del K2
Una storia di un amore tra due persone totalmente agli antipodi, ma anche quella di una ricerca della verità durata cinquant’anni e che -impossibile fosse diversamente- ha cambiato le vite dei suoi protagonisti. E’ quella che Raiuno (ed in streaming su RaiPlay) racconterà domenica 12 settembre 2021, in prima serata, con Sul tetto del mondo, docu-fiction dedicata a Walter Bonatti ed a Rossana Podestà.
Se a Pietro Calderoni ed Ivan Russo è toccato il compito di mettere nero su bianco la sceneggiatura (ad Angelo Ponta, giornalista e biografo di Bonatti, è andato il compito di consulente storico), la regia è invece un… affare di famiglia.
La Stand By Me di Simona Ercolani, che ha prodotto il docu-film in collaborazione con Rai Fiction, ha infatti chiamato a dirigerlo Stefano Vicario, notissimo regista di programmi televisivi (gli ultimi due Festival di Sanremo sono stati firmati da lui) e fiction (una tra tutte: I Cesaroni). Vicario è figlio del regista Marco Vicario e della stessa Podestà, ed ha seguito da vicino la nascita della relazione della madre attrice con l’esploratore ed alpinista.
“Si sono incontrati da adulti, scegliendo di vivere insieme e sapendo che il percorso di accettazione l’uno dell’altra non sarebbe stato semplice”, ha raccontato il regista nell’incontro con la stampa dedicato alla docu-fiction. “Walter una volta mi confessò che si aspettava di trovare una donna da portare nel suo mondo, ed invece è avvenuto il contrario”.
La produzione quindi alterna testimonianze e documenti storici alla ricostruzione della storia tra i due protagonisti: il compito di interpretarli è andato ad Alessio Boni e Nicole Grimaudo. “Sono stati straordinari”, garantisce Vicario, “a loro ho raccontato come erano, ho fatto un lavoro da testimone e non da regista. Mi ricorderò questi giorni come i più belli della mia carriera”.
Questo sicuramente dona più realismo al risultato che -ha precisato Calderoni- ha voluto anche sottolineare come “i due caratteri di questi personaggi rivelassero una parte in ombra che li ribaltava: di Bonatti si scopre la sua fragilità, di Podestà la sua forza e carattere”.
Grazie alle testimonianze di numerose persone molto vicine alla coppia (tra queste, citiamo Fabio Fazio e Valeria Fabrizi), si ricostruisce anche la vicenda che Bonatti si è portato dietro per anni e legata alla spedizione italiana sul K2 del 1954. Uno struggimento che Boni ha dovuto rendere davanti alla macchina da presa seguendo i consigli del regista:
“Stefano mi ha detto che [Walter] aveva sempre un filo di struggimento, sia per la morte di sua madre, per cui si è sempre sentito in colpa, sia per il tradimento subìto nella vicenda del K2. Nel primo caso non ha trovato soluzione, nel secondo più passavano gli anni meno ci sperava, ma grazie alla sua determinazione ha trovato la verità dopo cinquant’anni. Questa è stata la vetta più dura per lui da conquistare”.
Per l’attore bergamasco (proprio come Bonatti, infatti tra gli elementi che Boni sente in comune con lui c’è “il concetto del ‘mola mia’, la tigna di arrivare all’obiettivo ad ogni costo”) interpretare Bonatti non è stato semplice, anche per via di una consapevolezza che ha voluto ben spiegare alla stampa:
“Bonatti era un divo. Per noi, che ne parliamo ora, è come Cassius Clay per gli appassionati di boxe: Walter Bonatti, per gli alpinisti, non si tocca. E’ un’eccellenza spaventosa, un’istituzione. Non aveva, né lui né tanti altri sportivi di un tempo, le attrezzature di adesso: Walter ha iniziato con degli scarponi di seconda mano ad un mercatino”.
La parte fiction del film-tv ha richiesto poco più di una settimana di riprese (“Stefano Vicario non mi ha fatto neanche avvicinare alla roccia, giustamente!”, ha rivelato Boni a proposito di eventuali allenamenti di preparazione al ruolo), affiancandosi così al lavoro degli autori ed alle interviste che si alternano nel corso dei 90 minuti di girato.
Raiuno ha scelto di mandare in onda Sul tetto del mondo il 12 settembre non a caso: il 13 settembre 2021 ricorre infatti il decennale della scomparsa di Bonatti -avvenuta nel 2011-, a cui ha fatto seguito, due anni dopo, quella di Podestà. Inevitabile, per il regista, domandarsi cosa sua madre e Bonatti avrrebbero potuto pensare di un progetto del genere:
“Me lo chiedevo ogni secondo: sono sicuro che sarebbero contenti, soprattutto per come Nicole ed Alessio li hanno riportati in vita. La tecnica di collage di doc e fiction mi ha visto al debutto: non è un esperimento facile, noi narravamo non solo la storia dei due protagonisti ma anche la loro storia individuale”.
Eppure, viene da chiedersi come mai sia stata scelta la forma della docu-fiction invece che della fiction vera e propria, considerato che il materiale da cui attingere era non poco. “Vero, se fosse stato per me avrei fatto solo finzione, ci siamo trovati bene sul set, con una buona sceneggiatura ed una buona produzione”, ci ha risposto il regista. “Avrei voluto fare una extended version, però l’operazione è nata come docufiction quando sono stato chiamato a dirigerla. Chissà, però, che in futuro non si possa fare…”.