La Terra di mezzo da cui si decidono le sorti di Roma è eterna. Così come sono eterne le vie delle serie tv, che ti fanno credere di aver chiuso una storia e anni dopo (uno, tre, dieci, non importa) te la ripropongono quasi identica, con alcuni personaggi che hai già visto e altri nuovi che dovrebbero prendere il posto di quelli che, invece, se ne sono andati. È quello che prova a fare Suburræterna, uscita martedì 14 novembre 2023 su Netflix: la prima serie originale italiana del colosso streaming torna così con una veste, che definire nuova è esagerato.
Suburræterna, la recensione
Perché dire che Suburræterna è una nuova serie sarebbe davvero troppo, tant’è che in quanto sequel a tutti gli effetti di Suburra – La serie poteva continuare a chiamarsi così. Quel titolo, però, è abbastanza emblematico delle intenzioni della serie: svelare che i poteri forti, crudeli e assetati di vendetta non muoiono mai. E se muoiono, c’è qualcuno pronto a prendere il suo posto e a non interrompere la catena alimentare del pesce grosso che sovrasta il più piccolo.
Suburræterna perde quindi uno dei personaggi storici della serie originale, quell’Alessandro Borghi che nel frattempo è diventato uno degli attori più amati dal cinema italiano, e porta nella sceneggiatura un gruppo di altri interpreti con lo scopo di dare alla faida tra Chiesa, città e clan un nuovo motivo di esistere. Ma ci riesce?
Questa serie, in fin dei conti, non si proponeva come qualcosa di nuovo fin dal suo annuncio: se di prosecuzione dobbiamo parlare, allora il lavoro svolto è eccellente, perché la continuità con Suburra non si perde per strada. È vero che c’è un salto temporale di qualche anno rispetto al finale di serie, ma tutto sembra essere rimasto uguale a prima, anche Spadino (Giacomo Ferrara), che ora ha preso il testimone da Aureliano (Borghi) di colui che dovrebbe dare carburante alla storia. Appunto, dovrebbe.Se è vero che la storia procede tra complotti, alleanze, sparatorie e minacce che toccano anche personaggi insospettabili, è altrettanto vero che complotti, alleanze, sparatorie e minacce si erano già visti in Suburra. E allora, ci chiediamo: perché realizzare una nuova serie se, in fondo, non si fa altro che ribadire quanto già detto in tre stagioni?
Suburræterna rappresenta così l’indole di quelle produzioni revival che puntano tutto sull’effetto nostalgia per poi fare un copia-incolla di quanto già visto e suscitare perplessità. Senza contare che sono passati solo tre anni dal finale di serie, e forse di questo sequel non si sentiva ancora il bisogno.
Restano le intenzioni di raccontare il marcio del potere, senza però darne un nuovo volto: Suburræterna rimane così appigliato al suo stesso passato che sembra di vedere Suburra 4, senza soluzione di continuità. La Terra di mezzo sarà eterna, ma la pazienza no.