Suburra 3, arriva l’ultima stagione: “Ha aperto una nuova epoca per le serie italiane”
La terza ed ultima stagione della serie tv ambientata a Roma su Netflix dal 30 ottobre 2020
Fonte: Emanuela Scarpa/Netflix
“Solo Roma è eterna”: è questa la tag line scelta per la terza ed ultima stagione di Suburra-La serie, che si prepara a debuttare su Netflix. L’appuntamento è per il 30 ottobre 2020, quando gli abbonati dei Paesi in cui il servizio è disponibile potranno finalmente scoprire qual è il destino riservato ad Aureliano (Alessandro Borghi), Spadino (Giacomo Ferrara) ed altri personaggi della serie tv che rimarrà nella storia di Netflix Italia, essendo stata la prima produzione originale nostrana annunciata nell’ormai lontano 2015, anno in cui Netflix debuttò nel nostro Paese.
Suburra 3, la parola ai protagonisti
Anche in questo caso, Netflix ha organizzato una videocall insieme al cast della serie tv, moderata dal giornalista Paolo Armelli. Borghi, Ferrara, ma anche Carlotta Antonelli (Angelica), Federica Sabatini (Nadia) ed Adamo Dionisi (Manfredi): tutti d’accordo nel sottolineare quanto Suburra-La serie abbia cambiato le loro vite e lasciato loro il ricordo di un’esperienza da non dimenticare.
“E’ stata una serie molto importante per me”, ha infatti ammesso Borghi, “l’ultimo giorno di set è stato molto triste, me lo ricordo bene: sia io che Giacomo eravamo molto commossi. Suburra mi lascia i legami, molti li vedo anche qui, che hanno forgiato la mia vita professionale e privata, e la consapevolezza di aver fatto qualcosa di molto bello”. Borghi, insieme a Ferrara e Dionisi, ha preso parte anche al film diretto da Stefano Sollima, tratto a sua volta dal libro di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini (edito da Giulio Einaudi Editore).
“Aureliano è nato a tutti gli effetti dal film, da lì siamo andati indietro per poi andare avanti”, ha poi proseguito l’attore. “Chi fa il nostro lavoro dice che ‘se non ci credi tu non ci crederanno gli altri’, quindi ho dovuto convincermi che Aureliano fosse più giovane rispetto a quello visto nel film. Nella prima stagione cercava di inserirsi dentro un contesto, cercava un potere ed alla fine ha dovuto imparare a gestirlo. Se penso al biondo della prima stagione, che viveva con il padre, ora il suo posto l’ha trovato, con tutti i problemi che ne seguono. E’ un percorso che ha seguito anche la mia carriera, in parte, cose che ho cercato di applicare al personaggio di Aureliano”.
Anche in questa terza stagione il rapporto tra Aureliano e Spadino è centrale e si sviluppa su nuovi livelli, complice la gestione del potere che i due si ritrovano in mano. Sia Borghi e Ferrara hanno commentato positivamente la scelta di raccontare l’omosessualità di Spadino. “Siamo rimasti tutti scioccati all’inizio, ma è stato un atto di coraggio”, ha infatti aggiunto Borghi. “Era qualcosa che non si era mai visto prima. La capacità di uscire fuori dagli schemi, se fatto in un certo modo, ti dà la possibilità di raccogliere i frutti”. Borghi è convinto che “il rapporto tra Aureliano e Spadino è un rapporto d’amore: così intendo l’amicizia, non mi interessa se si fidanzano o no. Nella terza stagione diventano dipendenti l’uno dall’altro”.
Le donne di Suburra 3
L’ultima stagione di Suburra-La serie regala ai personaggi femminili trame di ampio respiro: Angelica, Nadia ed Alice (Rosa Diletta Rossi) si fanno portavoci di decisioni che andranno ad influenzare anche le gesta degli altri personaggi.
In particolare l’inedita coppia Angelica e Nadia, costrette a dover lavorare l’una con l’altra, porta ad un’interessante evoluzione. “Sono due personaggi partiti agli antipodi”, ha spiegato Sabatini, “ma troveranno un bisogno in comune che le porterà a cambiare. La loro necessità di arrivare al potere credo sia dovuta alla loro capacità di autodeterminarsi, e si faranno valere”.
Molto importante anche il ruolo che assume Alice, la moglie di Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro): “Non mi aspettavo che acquistasse sempre più importanza”, ha ammesso Rossi. “Ha preso sempre più forza, nell’ultima stagione Alice cerca la sua dimensione autonoma rispetto alle scelte del marito. E’ un personaggio che non è facile individuare, ma le scelte che fa le ho capite tutte ed apprezzate”.
C’è poi un’altra figura femminile, presente però nel dietro le quinte. Gina Gardini, showrunner e produttrice della serie, al lavoro fin dalla partenza del progetto, ben otto anni fa. “Salutare Suburra è dolceamaro”, ha detto, “a livello di esperienza professione mi ha dato la possibilità di crescere molto e di avere l’opportunità di lavorare con una piattaforma che aveva già un pubblico internazionale”.
Gardini ha anche voluto specificare che fin dall’inizio c’è stata l’intenzione di realizzare tre stagioni e di scostarsi dalle vicende del film: “L’idea era di spostarci a 180 gradi dal racconto e dall’anima del film. La pellicola al cinema è stata sviluppata in una maniera precisa, con tutti i personaggi al servizio di una scadenza che era l’Apocalisse”. “Qui”, ha aggiunto, “abbiamo ribaltato tutto ed abbiamo voluto raccontare come i personaggi hanno portato avanti gli eventi. E’ sempre stato previsto che film e serie non avessero molto in comune, se non alcuni personaggi ed il tema principale, così come avevamo previsto l’arco di tre stagioni”.
Una stagione “corta” (ed uno spin-off?)
Particolarità di questa stagione è anche il numero ridotto di episodi rispetto al passato. Dai dieci della prima stagione, agli otto della seconda fino ai sei della terza. L’impressione, a volte, è che la narrazione debba correre per arrivare ad un finale e non lasciare aperte troppe finestre.
“Ce lo siamo sempre chiesti”, ha confermato Arnaldo Catinari, regista di questi episodi. “L’ultima stagione ha la fortuna di essere un epilogo. Il tempo doveva essere ineluttabile, i personaggi non possono scappare. Ognuno è solo con se stesso e davanti ad un tempo che sta per finire. Pensavo che sei puntate sarebbero state poche, invece ora penso che abbiamo distribuito al meglio il racconto: c’è molto ritmo ed emozione, abbiamo avuto una tenuta molto buona per cui sono molto contento”.
Per questo, durante la conferenza è venuto naturale chiedere se attori e sceneggiatori avessero voluto proseguire con altre stagioni. “Io sì”, ha risposto Filippo Nigro, che definisce il suo Cinaglia “un pozzo senza fondo dell’archetipo dell’animo umano. Ma poi c’è una parte logica che realizza che si è concluso un ciclo e capisce che sarebbe stato difficile continuare a raccontare in modo credibile la storia. Però, se ci dovessero ripensare, sarei disponibile!”.
“Tre stagioni è il numero perfetto”, ha invece risposto Rossi, “c’è un’evoluzione che crea un equilibrio per cui non poteva chiudersi così”. Della stessa idea Francesco Acquaroli, interprete di Samurai: “Tre stagioni sono giuste, hanno raccontato Roma in modo molto efficace, situazioni che per anni si è preferito non guardare”.
Perché, allora, non pensare ad uno spin-off, magari concentrato su quei personaggi la cui evoluzione è ancora più evidente nell’ultima stagione, ovvero Angelica, Nadia ed Amedeo? “Ci piacerebbe”, ha rivelato lo sceneggiatore Ezio Abbate, presente alla call insieme al collega Fabrizio Bettelli, “il mondo di Suburra è talmente ricco di punti di vista che darebbero la possibilità di spin-off. Il problema è trovare un’identità. Ma magari ci fosse questa opportunità…”
Proprio Abbate, in conclusione, ha rimarcato il primato di Suburra come prima serie tv italiana di Netflix, con il merito di aver aperto “una nuova epoca, in cui bisogna parlare agli italiani ma anche a tutto il pubblico dei paesi in cui Netflix è presente. Fin da subito abbiamo dovuto prenderci carico di problemi che prima non ci eravamo mai posti”.