Studio 60 on the Sunset Strip: la comedy metatelevisiva in onda su Joi
“Studio 60 on the Sunset Strip” (gallery) è una serie che i lettori fedeli di TvBlog non possono perdersi, visto il tema che tratta. A due anni dalla sua messa in onda sulla Nbc, finalmente arriva in Italia, stasera alle 21 con un episodio a settimana, su Joi di Mediaset Premium.Creata da Aaron Sorkin, a
“Studio 60 on the Sunset Strip” (gallery) è una serie che i lettori fedeli di TvBlog non possono perdersi, visto il tema che tratta. A due anni dalla sua messa in onda sulla Nbc, finalmente arriva in Italia, stasera alle 21 con un episodio a settimana, su Joi di Mediaset Premium.
Creata da Aaron Sorkin, a cui si deve “The West Wing”, “Studio 60” è una rappresentazione abbastanza fedele di come il mondo della televisione non sia sempre tutto rose e fiori. Mostrando la realizzazione di uno show molto popolare in America -una sorta di “Saturday Night Live”-, il vero set non è il palco ma il suo dietro le quinte: dalla rincorsa alla guest star migliore -nel primo episodio c’è Felicity Huffman, la Lynette Scavo di “Desperate Housewives”, ma vedremo anche Sting e Lauren Graham, ex “Gilmore Gilrls”-, ai problemi di audience, passando al peso sempre maggiore che i network hanno sulla creatività degli autori.
Ed è proprio da questo che parte il telefilm: nel bellissimo monologo di inizio puntata, il creatore dello show, esausto dall’ennesima restrizione del responsabile dell’immaginaria Nbs, rivela senza troppi troppi giri di parole davanti alle telecamere l’attuale stato della televisione secondo lui, sospesa tra blande produzioni e interessi solo commerciali che hanno reso il pubblico semplice consumatore senza capacità di critica.
Inevitabile il suo licenziamento, inizia la corsa al sostituto, qualcuno che sappia riportare ai fasti che furono “Studio 60”. Chi meglio di Matt Albie (Matthew Perry, al suo primo ruolo televisivo dopo “Friends”) e Danny Tripp (Brandley Whitford, Josh Lyman in “The West Wing”, ma visto anche in “Profumo di donna”), i due storici sceneggiatori dello show licenziati anni prima dal capo del network Jack Rudolph (Steven Weber), ora costretto a riassumerli per evitare il crollo definitivo?
A convincerlo, l’intraprendente Jordan McDeere (Amanda Peet), a soli 38 anni già capo della sezione intrattenimento del network, appena assunta e che non ha intenzione di farsi rovinare il primo giorno di lavoro. Ma se Matt e Danny erano stati cacciati ci sarà stato un motivo, e la loro presenza di sicuro non calmerà le acque negli studi televisivi. Un esempio? Harriet Hayes (Sarah Paulson), star dello show, dovrà lavorare fianco a fianco con il suo ex fidanzato Matt.
Intorno a loro -ma sono solo alcuni -, il circo mediatico continua a funzionare, cercando sempre di apparire come quella splendida gabbia dorata che da anni incanta milioni di telespettatori, ma che spesso risulta essere più insidiosa di quello che si possa pensare. “Studio 60” offre così, senza momenti puramente comici, ma preferendo la risata amara a quella di più facile istinto, una lezione a tutti coloro che della televisione hanno sempre conosciuto solo il risultato finale.
Dialoghi accattivanti, buona regia, ma soprattutto quello che incuriosice a vedere la serie è proprio il modo disincantato di raccontare un ambiente esposto in maniera assolutamente non fantastica, quasi come se potessimo ritrovare i comportamenti di alcuni dei personaggi tra i colleghi di qualsiasi altro lavoro.
Parlando degli ascolti, però, arriva la nota dolente: partita con 14 milioni di telespettatori, l’ultimo episodio -in tutto sono 22- di “Studio 60” si è fermato a poco più di 4 milioni di persone. Un calo drastico che, sebbene la media dell’intera stagione fosse discretamente alta -parliamo di 8 milioni- e la critica benevola, non ha concesso una seconda stagione alla serie. E fu così che, in un triste passaggio dalla finzione alla realtà, anche “Studio 60 on the sunset strip” ha dovuto fare i conti con un network insoddisfatto.