C’è vita oltre Striscia? Dopo più di trent’anni è lecito domandarselo
Un under 40 non sa cosa mandasse Canale 5 all’ora di cena prima di Striscia. Per un semplice motivo: ha trovato sempre e solo quello. Storia di un programma mai messo in discussione. E che comincia a mostrare i segni del tempo
C’è vita oltre Striscia? Nessuno avrebbe mai immaginato di poter porre questo quesito. Perché Striscia la Notizia ci è sempre sembrata eterna.
Tutto scorre, muta, si trasforma, ma la trasmissione di Canale 5 è lì. Ferma, immobile, radicata nell’access prime time dell’ammiraglia, dopo il Tg5. Da ancor prima che il Tg5 nascesse, perché Striscia lo ha addirittura anticipato. Precisamente nel 1988, o nel dicembre 1989, se per l’appunto si considera lo sbarco sulla rete più importante di Mediaset.
Il Muro di Berlino era caduto da un mese e la Fininvest non godeva ancora della diretta. Un’altra epoca, un altro mondo, con il tg satirico che ne è stato – e ne è tutt’oggi – anello di congiunzione.
Se Carosello durò quattro lustri, Striscia è andata oltre, superando abbondantemente il trentennio. Un record assoluto per un appuntamento quotidiano.
Striscia c’è, da sempre. Tra centinaia di programmi lanciati, chiusi, archiviati e stravolti, la creatura di Antonio Ricci ha resistito senza essere mai messa in discussione. E se il dubbio si ponesse adesso, risulterebbe difficile pensare ad un’alternativa, mai valutata o lontanamente ipotizzata in tre decenni e passa.
Un under 40 non sa cosa mandasse Canale 5 all’ora di cena prima di Striscia. Per un semplice motivo: ha trovato sempre e solo quello. Un prodotto che non ha mai previsto ricambi, se non legati a doppio filo al Gabibbo, come Paperissima Sprint in estate.
In compenso, Rai 1 ha vissuto dieci, mille, cento esistenze. Dal Fatto di Enzo Biagi ad Affari Tuoi, passando per Soliti Ignoti, La Zingara, Max e Tux, Il Castello, Le Tre Scimmiette, SuperVarietà, Batti e Ribatti, Cinque Minuti, Dopo Tg1, Viva Radio2…e anche un po’ Rai1 e la Prova del cuoco.
Proprio Antonella Clerici, con un format provvisorio e chiaramente riadattato, tenne il posto caldo ad Affari Tuoi, che il 13 ottobre 2003 fece capolino per la prima volta in tv. Un giochino apparentemente innocuo, della durata originaria di venti minuti, rubò rapidamente lo scettro e il lunghissimo dominio a Striscia, con cui in origine non ci sarebbe dovuta essere nemmeno la sovrapposizione.
La guerra fu spietata e quotidiana, tra attacchi reciproci e sgambetti. Fu, di fatto, la prima vera grande crisi del programma che, in rapida successione, stravolse la scenografia, accolse il pubblico in studio e aprì a molteplici accoppiamenti (o terne, come nel fallimentare caso di Benvenuti-Laurenti-Sconsolata) alla conduzione.
Se nell’autunno del 2016 gli spettatori di Striscia superavano abbondantemente la soglia dei 5 milioni, in questo avvio si è scesi addirittura sotto l’asticella minima dei 3, con lo share che spesso non ha toccato il 15%. Un costante indietreggiare, rispetto – ironia della sorte – ad un Affari Tuoi rispolverato, rigenerato e resuscitato da Amadeus dopo anni passati in naftalina.
Senza contare una percezione generalizzata, ovvero la perdita di centralità di uno show che non provoca più discussione nell’opinione pubblica e soprattutto ‘titoli’. Quegli stessi titoli che nel 2002 portarono l’inchiesta ai danni di Wanna Marchi e Stefania Nobile ad essere denominata ‘Tapiro salato’, in onore a chi aveva scoperchiato la vicenda.
Non che manchi il lavoro di inchiesta e di denuncia. Questo tuttavia pare perdersi nella routine quotidiana, confusa tra gag e rubriche sbiadite e appesantita da timonieri non sempre centrati. Greggio e Iacchetti non mostrano più guizzi e hanno ridotto notevolmente la loro partecipazione (una volta coprivano metà stagione, ora meno di un terzo), Ficarra e Picone hanno purtroppo mollato il progetto due anni fa, Gerry Scotti e Michelle Hunziker sono affiatati ma non offrono dinamiche inedite, mentre Sergio Friscia e Roberto Lipari, seppur ispirati, non godono di una forza mediatica tale da spostare gli equilibri. Tuttavia, concentrarsi sui piloti sarebbe ingiusto e illusorio, dal momento che i maggiori difetti li possiede la macchina. Usurata e con tanti, troppi chilometri percorsi.
Si torna quindi alla domanda di partenza: può esserci vita al di fuori di Striscia?