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Storie Maledette, Speciale Erba: Tutta la verità dei Castagna nello stile rococò della Leosini

Dopo l’intervista di Olindo Romano a Le Iene, Storie Maledette ripercorre la vicenda processuale del caso Erba da un altro punto di vista.

pubblicato 16 Dicembre 2018 aggiornato 31 Agosto 2020 18:56

“La calunnia è un venticello” cantava don Basilio ne Il Barbiere di Siviglia. E questo speciale di Storie Maledette in onda a pochi giorni dal 12° anniversario della strage di Erba evoca quel venticello che si è fatto tempesta e torment(o)a per i fratelli Pietro e Beppe Castagna.  Soprattutto il primogenito è stato (nuovamente)  indicato da qualche programma tv come possibile pista da approfondire  per l’omicidio sgozzamento di madre, sorella, nipote e vicina di casa con moventi da ricercarsi, nel caso, a questioni ereditarie. Nessuno parla di calunnie, ma quel “venticello revisionista, innocentista”, che la Leosini ritiene sollevato, sia pur legittimamente, dai difensori di Rosa e Olindo è stato alimentato da mezzi di informazione: ed è qui che la ‘paladina’ Leosini scende in campo, sempre più connotata nel lessico, nella struttura sintattica e anche nella costruzione nel racconto.

Non si parla mai di calunnie, dicevamo, ma di vigliaccheria sì: per i fratelli Castagna, come li appella cumulativamente la Leosini, chi sta seminando tempesta è un “vigliacco”, che gioca con storie e sentimenti, persone e dolori, come se si stessero facendo le “nomination al Grande Fratello”. La motivazione del programma è chiara e dichiarata, ovvero contrastare questo anelito revisionista che, sia pur agitato dalla Difesa pro domo propria, ha trovato sponde nei media. Sono proprio ‘i media’ il vero obiettivo di questo speciale, che fila dritto e teso, avvincente e desolante nel suo quadro di miserie umane, di dolori insuperabili, di opportunismi spregiudicati.

Il programma è, soprattutto nella sua terza parte (quella più secca), una risposta più o meno diretta al doc Tutta la verità, trasmesso da Nove lo scorso aprile. Non viene mai citato, ma per chi l’ha visto è ben riconoscibile: Pietro Castagna – che ne vien fuori come un soggetto collocato da un testimone sulla scena del crimine qualche tempo prima della mattanza – individua nella prima tv del programma una delle principali fonti di dispiacere del padre (‘frainteso’ anche nel gesto del perdono) poco prima della sua morte, quasi a considerarlo come un colpo di grazia inferto un mese prima che una veloce malattia lo spegnesse nel maggio 2018.

Al venticello revisionista, la Leosini oppone un turbine di emozioni che circondano quella “notte buia dell’anima” dell’11 dicembre 2006: si parte tracciando i profili dei protagonisti, perché è importante per la padrona di casa capire il sostrato “umano” su cui si agita la vicenda. Pur dichiarando di non voler fare il santino di nessuno, non si può dire che nel suo racconto luci e ombre siano perfettamente distribuite. Olindo entra in scena con la sua attitudine violenta, Rosa con la sua Quinta Elementare, il “tunisino belloccio” Azouz con i suoi precedenti di spaccio; i fratelli sono condotti per mano dalla Leosini sul sentiero tracciato dell’estraneità ai fatti, che passa però per un racconto di ‘seconda mano’ di rapporti e relazioni familiari e condominiali. Il contraddittorio è lasciato a qualche estratto di intervista, ma solo nel caso di Azouz, di cui si ricordano anche i trascorsi post strage con Corona e Mora, prima di liquidarlo in chiusura di puntata  con le foto gossip del suo secondo matrimonio ‘italiano’ con “l’invaghita signorina di Lecco” e con le ripetute rivendicazioni sulla ‘legittima’ eredità. Olindo e Rosa sono ritratti come una coppia dalla “simbiosi morbosa“, apparentemente “una coppia di pastori scesa da un presepe sbagliato“, cui “le notti festaiole, brave” dei Marzouk toglievano “‘o suonno e ‘a fantasia“, ma che non potevano bastare “gli zoccoli di Raffaella” a giustificare una tale efferatezza.

Il lessico e la sintassi della Leosini ci sono in pieno, anche se non al massimo delle loro potenzialità, vista la natura della puntata. Le iperboli, i ghirigori linguistici, le divagazioni lessicali sono però un must cui non si rinuncia, anche se non ci sono “ditini birichini” e l’auto-compiacimento si stempera in una missione più alta, permettere una difesa televisiva ai Castagna. Ma al cuore delle opposizioni ‘alle suggestioni’ di altrui tv si arriva solo in chiusura, con la Leosini a fare la parte, non proprio da sergente di ferro, di chi insinua il dubbio per permettere ai fratelli di replicare alle insinuazioni rivolte “senza fondamento” e per questo “vigliacche“, come dicono i due fratelli, tanto più se sfruttate non per obiettivi legali, ma per motivi puramente televisivi. Si procede dal minimo al massimo: dalla credibilità del testimone Chaoukum alla dinamica dell’omicidio, dal movente alla cessione della Panda della mamma – usata quella sera da Pietro e non dalla signora Galli -, dalla mancanza di tracce ematiche in casa Romano alla ‘contraddizione’ di Mario Frigerio, per arrivare alla ricostruzione della morte delle  vittime, alle tracce non appartenenti a nessuno delle vittime, alla tesi di un regolamento di conti. Il tutto in una sorta di contro-interrogatorio mediatico che riequilibri davanti alla giuria dell’opinione pubblica, non dei giudici, quanto sollevato dal “venticello innocentista”. Ventisei giudici, invece, hanno già sentenziato due ergastoli, ma l’opinione pubblica (“condizionata se non informata”, come dice la Leosini) sembra ormai divisa in tante diverse correnti, capaci di colpire gli eredi della famiglia Castagna con sospetti talmente privi di fondamento – come dicono i due fratelli – da essere liquidati in pochi minuti in fase inquirente dalla stessa Difesa che oggi agita le acque. Ed è questo, probabilmente, l’opposizione che più di tutte sembra dare tridimensionalità a questo inedito caso televisivo di botta e risposta a distanza tra programmi diversi per reti, format e formula narrativa.

La sostanza di questo speciale, quindi, è spegnere i venti revisionisti, soprattutto quelli che spirano per un coinvolgimento di Pietro Castagna, che soffiano nell’opinione pubblica. Una scelta che, a mio avviso, rappresenta un po’ un salto dello squalo per il programma che negli anni ha perso quell’asciuttezza chirurgica da procedurale nello stanare azioni e pensieri dei condannati (con una lucidità seconda forse solo a Lightman di Lie to Me) per diventare quasi un ‘Harmony del crime’, ottimamente scritto e costruito, sempre avvincente e affascinante – inutile sottolinearlo – ma più attento talvolta alla forma che alla ricerca della sostanza (e la doppia puntata su Avetrana ne è forse il caso più eclatante). Non si inchioda più, si minuetta. In questo caso, poi, si stravolge il format che diventa quasi un ‘diritto di replica’ e non un’indagine negli abissi delle menti criminali. Capisco la scelta, dunque, di farne uno speciale, o quantomeno di promuoverlo come tale: non è Storie Maledette, ma la Leosini che dà diritto di replica tv ai Castagna per la volontà di ristabilire un ordine già sancito dalla Giustizia. Un’operazione rischiosa, per obiettivi e per riuscita: che la Leosini sia una fantastica affabulatrice non ci sono dubbi, e lo testimonia, come detto, la necessità di seguire la storia fino in fondo, quasi senza fiato, pendendo dalle sue labbra; ma sottotesti e connotazioni rischiano di sbilanciare ancor di più il già difficilissimo racconto di una vicenda che supera talmente l’umana logica da aver creato intorno ad essa un campo elettromagnetico difficile da perforare. E così si resta ai margini, con onde che rimbalzano come proiettili, a colpire chi uno, chi altri. Adesso ci vorrebbe un’intervista di Franca Leosini a Olindo e Rosa nello stile del primo Storie Maledette, con meno ghirigori e più sguardi taglienti. Ci si può sperare…

 

Storie Maledette, Speciale Erba in diretta 16 dicembre 2018

Storie Maledette, Franca Leosini racconta la strage di Erba con i fratelli Castagna

A 12 anni dalla strage di Erba, in cui furono uccise tre donne e un bambino e fu gravemente ferito un uomo, Franca Leosini ripercorre la storia del processo che ha portato alla condanna all’ergastolo in via definitiva di Olindo Romano e Rosa Bazzi, in un appuntamento speciale di Storie Maledette in onda questa sera, domenica 16 dicembre, dalle 21.15 su Rai 3.

Tre gradi di giudizio hanno riconosciuto colpevoli i coniugi Romano dello sgozzamento dei vicini di casa, ovvero di Youssef Marzouk, 2 anni, di sua madre Raffaella Castagna, della nonna (in visita) Paola Galli e di Valeria Cherubini, oltre che del ferimento del marito della Cherubini, Mario Frigerio: era l’11 dicembre 2006 e nel maggio 2011 è stata sentenziata in Cassazione la condanna all’ergastolo per i due imputati.

Nel cuore ferito della strage di Erba” è il titolo scelto dalla Leosini per ‘rimettere ordine’ in quello che qualcuno definirebbe lo ‘storytelling’ di un caso di cronaca che ha segnato l’immaginario collettivo ed è tornato agli onori delle cronache per due programmi televisivi andati in onda in questo 2018, entrambi orientati alla ricerca di una diversa ‘verità’ da quella processuale, di un dubbio che riaprisse il caso, come da tempo desiderato del collegio difensivo della coppia, che mira a una revisione del processo, finora negato.

Abbiano fatto riferimento a due programmi tv. In primis ci fu Tutta la Verità – Il Caso Erba, andato in onda su Nove lo scorso aprile (e recuperabile su DPlay), che apriva a scenari diversi da quelli appurati in via processuale, dalla sospetta presenza di persone nei dintorni del condominio prima della strage alla possibile fuga degli assassini da un terrazzino – poco probabile per una coppia di mezza età -, dalle confessioni di Olindo e Rosa che, terrorizzati dall’idea di essere separati, le avrebbero rese per assecondare gli inquirenti, alla ‘frettolosa’ cessione della Panda della sig.ra Galli da parte dei suoi due figli, passando per le tensioni tra i Castagna e il genero Azouz Marzouk, tunisino con trascorsi di traffico di droga, aspetto quest’ultimo che ha portato anche a ipotesi di vendette trasversali di ambienti malavitosi. Proprio Azouz, peraltro, fu subito indicato come assassino della moglie, del figlio, della suocera e della vicina di casa, in una mattanza che peraltro si cercò di ‘mascherare’ dando fuoco all’appartamento.

Al documentario, a cui i Castagna scelsero di non partecipare – come sottolineato nel programma, – è seguita l‘intervista de Le Iene a Olindo Romano, andata in onda lo scorso ottobre. Un’intervista esclusiva, la prima concessa da Olindo alla tv, che ha scatenato reazioni e polemiche.

Nello speciale in onda questa sera, invece, Franca Leosini ripercorre il caso da una prospettiva diversa, diversa anche da quella che ha finora adottato per Storie Maledette: non intervista omicidi o presunti tali, non si fa aprire le porte del carcere per scandagliare, con i suoi copioni fascicolati, ‘gli abissi’ dell’animo di chi ha commesso – o è stato condannato per – atroci delitti, ma dà voce alla famiglia Castagna, che si è vista nuovamente al centro del caso e dei sospetti. La parola passa quindi  a Pietro e Beppe Castagna, i figli di Paola Galli, uccisa vittima della strage di Erba, e di Carlo Castagna, scomparso lo scorso maggio a 74 anni.

Una prospettiva anomala quelle delle ‘vittime’/’sospettati’ per Storie Maledette, almeno per come abbiamo imparato a conoscerlo in queste ultime stagioni. Noi seguiremo la puntata live su TvBlog dalle 21.15. E non sarà facile.

E’ peraltro notizia di poche ore fa, peraltro, che il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha avviato un’ispezione sul caso per verificare alcuni aspetti dell’indagine e dell’istruttoria, motivo per il quale la Procura di Como ha inviato gli atti a Roma. E il caso, anche mediaticamente, si complica. L’appuntamento è per questa sera, su Rai 3 e live su TvBlog.