Storie Italiane segnala un’auto sospetta ai Carabinieri, dando loro la targa, dopo aver trasmesso in diretta quello che, a detta dell’inviato/testimone Vittorio Introcaso, potrebbe essere l’adescamento di un minore (in attesa di clienti) da parte di un adulto: questo quanto successo lunedì 15 ottobre live nel corso del programma condotto da Eleonora Daniele (qui la puntata integrale), che ha spedito una sua troupe sul lungomare di Mondragone (CE) dopo aver letto un’inchiesta sulla prostituzione minorile nella zona uscita il venerdì precedente su L’Avvenire. La scorsa primavera sempre Storie Italiane andò a Bari per la stessa ragione seguendo la scia di un servizio de Le Iene.
Fatto sta che a memoria non mi sovvengono altre situazioni del genere, con inviato e telecamere a vista (senza camuffamenti o nascondini) pronte a documentare reati e a segnalarli prima ai telespettatori e poi alle Forze dell’Ordine. Una dinamica che abbiamo sì visto in tv con i tanti servizi/inchieste di programmi come Striscia la Notizia o Le Iene, tutto rigorosamente registrato e realizzato a botte di candid camera e di ganci-esca. Di denunce in diretta di questo tipo, sul campo diciamo, non ne ricordo: ne approfitto anzi per chiedere a voi lettori se vi viene in mente qualcosa di analogo.
Di situazioni particolari ne ricordo qualcuna ma di tono e contenuto diverso: mi vengono in mente alcune telefonate di telespettatori anonimi, raccolte in diretta, che hanno fatto epoca e hanno dato una spinta a indagini stagnanti. Penso alla telefonata anonima dell’addetto radar di Marsala a Telefono Giallo di Corrado Augias nella quale rivelò di aver avuto ordine dai superiori di dimenticare quanto successo nei cieli di Ustica la sera del 27 giugno 1980. Ricordo anche quella arrivata a Federica Sciarelli in cui si suggeriva di andare a vedere chi era sepolto nella Basilica di Sant’Apollinare a Roma per capire che fine avesse fatto Emanuela Orlandi. Chi l’ha visto? ha offerto, a dire il vero, un ventaglio di casi piuttosto ampio in termini di momenti televisivamente ‘anomali’: penso ad esempio al caso di Ferdinando Carretta che nel 1998 confessò all’inviato Giuseppe Rinaldi, ma non in diretta tv, l’omicidio dei genitori e del fratello compiuto 9 anni prima e all’epoca ancora senza un colpevole. In diretta tv, invece, arrivò la notizia del ritrovamento del cadavere di Sarah Scazzi e del fermo dello zio Michele Misseri mentre la mamma della vittima sedeva nel salotto dell’indiziato con la di lui moglie e la di lui figlia, accusate e arrestate poi per lo stesso delitto. Diverso ancora il caso del servizio col quale un’inviata di Chi l’ha visto? registrò la reazione dei genitori di Lucio Marzio alla rivelazione che il figlio aveva confessato l’omicidio della fidanzatina di Noemi Durini.
In questo caso è altro: non è testimonianza, non è un servizio, non è neanche una semplice denuncia. E’ un po’ di tutto. C’è la chiamata alle Forze dell’Ordine: arrivano Polizia Municipale (“Stavamo guardando il programma”), la Polizia e i Carabinieri, che ricordano però di essere già impegnati con indagini sulla situazione su incarico della Magistratura.
Siamo, quindi, a un’altra (direi nuova) frontiera della televisione, una sorta di evoluzione che ibrida il talk di piazza alla real tv anni ’90.