Storia di una famiglia perbene 2, recensione: dallo shock alla Beautiful alla denuncia sociale, la seconda stagione prenda una piega tutta nuova
La seconda stagione della serie tv cambia intenzioni rispetto alla prima e si concentra di più sui temi della lotta alla criminalità organizzata
Storia di una famiglia perbene 2, come numerose altre miniserie italiane e straniere (ormai non ci stupiamo più), inizialmente non era previsto. Poi, in quel di Mediaset, hanno deciso di pensare ad un seguito della storia tratta dall’omonimo libro di Rosa Ventrella: ecco che, allora, da miniserie la produzione è diventata una serie tv a potenziale lunga serialità. Questo passaggio, però, ha comportato anche un’altra trasformazione.
La recensione di Storia di una famiglia perbene 2
Perché se la prima stagione di Storia di una famiglia perbene aveva un’impronta più vicina al romanzo di formazione che incontra la denuncia sociale, la seconda prende una piega tutta differente. E spiazzante. L’uscita di scena di Michele (o, meglio, di Carmine Buschini), fatto credere morto alla fidanzata Maria (Federica Torchetti) regala alla fiction una svolta da Beautiful dei tempi d’oro.
Michele non è morto, ma l’aggressione che ha subìto in carcere lo costringe a sottoporsi ad un intervento chirurgico che ne cambierà il volto e la voce. Ora Michele si chiama Francesco Falco (Alex Lorenzin) ed è pronto ad infiltrarsi nella sua stessa famiglia per smascherarne gli affari criminali.
Superato lo shock della scena in cui tutto il procedimento di ricostruzione facciale viene spiegato con dovizia di dettagli che neanche un servizio del compianto Superquark, la serie di Canale 5 e Mediaset Infinty decide di abbandonare il suo lato più romantico per entrare nei binari più consoni del crime familiare.
D’altra parte, il filone dell’amore impossibile dei due protagonisti evolve: non più Romeo e Giulietta, ma due estranei dal punto di vista solo di lei, che non sa che chi ha davanti è il suo amato che crede morto. Per far sì che quest’idea regga, ecco lo stratagemma dell’infiltrato.
A questa evoluzione, si affianca una più marcata impronta sul sociale: il recupero dei ragazzi che altrimenti finirebbero in mano alla criminalità organizzata, il bene della famiglia De Santis che cerca in tutti i modo di opporsi ai malefici (e abbastanza stereotipati) componenti degli Straziota, tutto è diretto al racconto della difficile esistenza in una Bari vecchia degli anni Novanta che diventa sempre più cornice di una storia che potrebbe essere ambientata anche ai giorni nostri.
Insomma, un po’ soap, un po’ dramma sociale, un po’ faida famigliare: Storia di una famiglia perbene 2 si reinventa e offre al pubblico vari sguardi sul mondo del criminale, lanciando una speranza sulle nuove generazioni che sognano un futuro migliore mentre i più grandi sono ancora aggrappati agli errori del passato.