Stella – «La7 in svantaggio con l’Auditel. A Dandini e Guzzanti manca leggerezza»
Un’analisi con dati pubblicitari alla mano sui parametri di rilevazione degli ascolti
Dall’intervista di Repubblica di oggi a Giovanni Stella, ad di TiMedia editore di La7, si imparano due cose. La prima è che a invocare un cambiamento del sistema Auditel può essere un influente imprenditore, con dati molto circostanziati alla mano. La seconda è che, guarda caso, chi invoca i cambiamenti è lo stesso che si trova in un momento di difficoltà, dopo quegli stessi trionfalismi sul boom di Mentana che hanno favorito l’ampia campagna acquisti del canale.
Sembra di rileggere la favola della volpe e l’uva di Milly Carlucci, che dopo aver ostentato per anni gli ascolti di Ballando, nell’anno in cui ha perso la sfida con Italia’s got talent, ritiene “un’aberrazione italiana dare tanto valore all’Auditel, che misura solo una piccola parte della popolazione”. Chissà perché una come Maria De Filippi, che ha costruito la sua intoccabilità sui dati Auditel spesso a discapito della qualità, non perseguirà mai una battaglia simile.
Ma torniamo a La7. La stessa rete al centro di una massiccia campagna pubblicitaria in stile HBO con claim come “Esclusivamente per tutti” e “Per chi non guarda solo la tv”, ora non ci sta a essere conteggiata dai parametri di rilevamento tradizionali:
“La7 viene misurata male dall’Auditel, mentre Rai e Mediaset, in maggioranza nel cda, hanno un vantaggio strutturale. Non a caso anche Sky ha un contenzioso con Auditel”.
E rientra anche la variabile Berlusconi nell’autogiustificazione di Stella:
“Era impensabile che proseguissimo con lo stesso trend di crescita del Tv di Mentana. In questi mesi sono cresciuti Lilli Gruber (8 e mezzo è al 5.4% di share) e Gad Lerner (l’infedele al 4.4%) ma i programmi hanno bisogno di più tempo per crescere ora che non c’è più Berlusconi. La sua uscita di scena ha prodotto problemi sull’intrattenimento tv. Tutti siamo più concentrati intorno ai problemi del Paese”.
Stella poi prosegue con dati pubblicitari alla mano:
“La Cairo, l’agenzia che raccoglie le inserzioni per noi, ha realizzato il 30% in più nell’ultimo trimestre. L’Auditel non va, secondo i nostri investitori valiamo almeno il 5% di share in termini di ascolto. E questo share equivale alla effettiva raccolta fatta nel 2011 e all’inizio del 2012. Ecco perché sono stati investiti 10 milioni in più rispetto agli importi previsti nei primi tre mesi dell’anno. E’ da novembre che chiedo chiarimenti e non ho ancora risposte. Dopo tanti sassolini è arrivata l’ora di tirare una grossa pietra per modificare il ventennale sistema di rilevazione dei dati di ascolto. Bisogna cambiare le regole, così non si va avanti”.
Quando gli ricordano che le nuove scommesse della stagione, Un due tre stella di Sabina Guzzanti e The show must go off della Dandini, si stanno rivelando sottotono, rispetto alle aspettative, non si tira indietro:
“Sabina va compresa, è stata nove anni fuori dalla tv. Forse va aggiustato il tono della trasmissione. La Dandini ha riempito lo spazio del sabato e fa il 3.4%: è stata una sfida presentare alla gente uno show del sabato sera come fosse RaiUno. A loro raccomando più leggerezza, più ironia. Meno ideologia e più risate. Le Invasioni barbariche e Piazza pulita dimostrano che creiamo abitudini di ascolto. Ora abbiamo bisogno di andare oltre i programmi di informazione e approfondimento. Per questo a chi fa i talk show ripeto che far ridere il pubblico non è una vergogna”.
La rete, dunque, non ferma la sua mission sperimentale, mirando ad andare oltre la nicchia:
“Per fare una buona tv ci vuole tempo. Paolo Ruffini, il direttore di rete, sta lavorando bene. Sono in cantiere altri programmi. Stiamo ragionando a un progetto con Cristina Parodi per un contenitore pomeridiano anche se ancora non abbiamo firmato il contratto”.
E anche qui chiamare la regina del pop chic, mai stata commerciale neanche in un’azienda come Mediaset, dà da pensare. Ricordiamo che la pur elegantissima Cristina, negli ultimi anni di Verissimo, procurò ampia stanchezza nel pubblico per la sua conduzione piatta e affettata.