In onda adesso con Bar Stella, ma pronto a tornare fra poche settimane con una nuova edizione di Stasera tutto è possibile, Stefano De Martino è uno di quei volti che più è stato seguito e sostenuto dalla tv negli ultimi anni nella sua crescita professionale. Da ballerino di Amici a presentatore quasi istituzionale di Rai2, il suo percorso professionale ha visto tanti snodi, da quelli più fortunati come Made in Sud, a quelli meno riusciti come l’esperienza da inviato dell’Isola dei Famosi. Cosa attenderà Stefano De Martino per questo 2023 appena iniziato? Per scoprire qualcosa in più su quello che sta facendo e su quello che farà, TvBlog ha deciso di intervistarlo.
Con Bar Stella l’obiettivo dichiarato è quello di far riscoprire, soprattutto ai giovani, un modo di fare tv legato più al passato, riattualizzandolo. In questa volontà ti senti più ambizioso o determinato?
Innanzitutto da parte mia è una scelta di gusto perché per me è fondamentale per essere efficaci in quello che si fa credere nelle imprese che intraprendi. La tv negli ultimi dieci anni ha sempre cercato dei crossover con i social e con le nuove piattaforme: secondo me invece la nuova vita della televisione può essere legata solo alla sua essenza tradizionale. Come ha fatto la radio, che ha mantenuto la sua essenza, la televisione ha speranze di sopravvivere se recupera quello che è sempre stato questo mezzo. Bar Stella è un po’ il vessillo di questa crociata. Immagino sia una sfida ambiziosa: capiremo nel tempo se è giusta o sbagliata questa ambizione.
Non hai mai negato che con Bar Stella volevate richiamare un’atmosfera arboriana. Il placet di Arbore c’è stato, la critica invece è stata molto meno generosa nei tuoi confronti. Ti sei sempre sentito all’altezza nel raccogliere questa eredità?
Non sempre è stato semplice perché l’idea era ambiziosa e oggi non si è abituati a costruire un programma che non sia l’adattamento di un format esistente. La seconda serata di Rai2 ci ha permesso però di sperimentare e di trovare la nostra strada gradualmente. Per me ora il programma ha un suo codice, una sua natura. Renzo per me è impareggiabile, rappresenta solo un’ispirazione: spero che chi conosca la tv che lui ha fatto non cada nel banale confronto, ma ci possa vedere del buono, perché noi non vogliamo copiare quella tv, ma semplicemente portare avanti un certo tipo di clima.
Nel 2019 hai ereditato Stasera tutto è possibile. Qual è stato il segreto per non fare rimpiangere Amadeus?
L’unico modo per non fare rimpiangere una conduzione di successo è di trovare il proprio modo, non cadendo nello scimmiottamento dello stile di conduzione che ti ha preceduto. Io e Amadeus abbiamo uno scarto generazionale e di carriera, la mia è appena iniziata, la sua è in una fase di glorificazione. Mi sentivo molto piccolo messo lì all’inizio e non volevo emulare quella sicurezza che lui ha. Così ho capito che in quel caso per me mettermi in gioco, rispettando la mia personalità, quantomeno mi avrebbe aiutato a trovare una chiave per affrontare la conduzione.
L’arma vincente è stata la compagnia di giro che hai creato ad esempio con Francesco Paolantoni e Biagio Izzo?
Questo fa parte di un mio approccio a questo mestiere: a me piace fare l’assist, il gol lo deve fare il comico. Lo faccio sia in Stasera tutto è possibile, sia in Bar Stella. La scelta di fare una tv corale è una scelta ponderata. La cosa difficile è trovare la giusta compagnia di giro perché bisogna trovare ritmo, bisogna sperimentare una serie di affinità e arrivare al punto in cui basta uno sguardo per capire dove l’altro vuole andare a parare. Arbore diceva: “Noi facciamo la tv come si fa jazz: tutti sanno suonare il loro strumento, però nessuno ha una partitura scritta. Si segue il giro d’accordi del primo che inizia a suonare”. Ecco, io ho mutuato molto quel modo di fare tv.
Recentemente in un’intervista a Tv Sorrisi e Canzoni hai dichiarato che negli anni il consiglio più importante che ti ha dato Maria De Filippi è quello di essere te stesso nel fare tv. Per te è sempre stato immediato o non sempre ti sei trovato in progetti in cui riuscivi a esprimere te stesso?
L’esperienza come inviato dell’Isola dei Famosi è stata molto faticosa perché non ero capace a fare quella cosa lì. Ho capito però grazie a quell’esperienza quali fossero i miei limiti e soprattutto che cosa sarei potuto diventare.
“Non vorrei diventare un conduttore di genere” hai detto a La conferenza stampa. Quale nuovo genere vorresti sperimentare in tv?
Sono molto affascinato dalle storie. Senza voler ricadere nella banalità del classico format dell’intervista one to one o dei late night show americani, mi piacerebbe trovare un modo per esplorare il genere talk. Sicuramente bisognerebbe trovare la situazione e il contesto a partire dai quali buttare giù il progetto.
A chi devi finora il tuo grazie più grande in tv, soprattutto per il passaggio che hai compiuto da ballerino a conduttore?
Sicuramente Maria è la persona che mi ha instradato alla televisione. Il grazie più grande va sempre alla persona che ti ha guidato la prima volta perché dopo partivo da una base che comunque mi ha creato lei.