Stefano Coletta intervenuto in Commissione di Vigilanza: il primo anno a Rai 1, Il Cantante Mascherato, il flop di A Grande Richiesta e il caso Friedman
Stefano Coletta è intervenuto in Commissione di Vigilanza, affrontando molteplici temi, tra i quali un bilancio del suo primo anno a Rai 1.
Stefano Coletta, direttore di Rai 1, è intervenuto in Commissione di Vigilanza, affrontando molteplici argomenti, dal suo primo anno come direttore della rete ammiraglia di Viale Mazzini al caso Alan Friedman/UnoMattina, dal Festival di Sanremo fino agli ascolti tiepidi ottenuti dall’intrattenimento in prima serata di Rai 1 negli ultimi mesi.
Nel suo primo anno, l’ex direttore di Rai 3 si è ritrovato a dirigere la prima rete di Stato nel pieno della pandemia di COVID-19, ovviamente tuttora in corso nel nostro paese, fronteggiando un corposo taglio del budget di 20 milioni:
Non era l’anno in cui bisognava mettere al primo posto gli ascolti, eppure nella precarietà più totale, abbiamo intercettato il mood che il paese si aspettava. Venendo meno gli elementi di continuità produttiva, Rai 1 doveva perdere tre punti nel 2020: invece, è addirittura cresciuto.
Stefano Coletta ha dichiarato che intende affidarsi il più possibile alle risorse interne e di essere ricorso ad appalti esterni solamente dove è stata riscontrata una “saturazione di forze, anche tecnico-produttiva”.
Riguardo gli ascolti non esaltanti de Il Cantante Mascherato, Coletta ha affermato che i tagli al budget hanno avuto conseguenze inevitabili sulla qualità del prodotto. Riguardo il flop della prima serata di A Grande Richiesta, il direttore di Rai 1 ha ricordato che si è trattato di un evento organizzato velocemente, dopo la procrastinazione del Festival di Sanremo e non solo:
Il Cantante Mascherato realizzò la media significativa del 20%. Chiunque, al mio posto, lo avrebbe ribattuto visto il successo. Ma va detto che il venerdì attuale non è uguale a quello sul piano della concorrenza. E non è uguale neanche il valore che ho potuto assegnare al Cantante Mascherato perché tutto l’intrattenimento è stato chiamato a grandi sacrifici. A Grande Richiesta? Queste serate sono nate quando abbiamo deciso di differire Sanremo. La prima puntata prevedeva Loredana Bertè. In realtà, per motivi anche legati a Sanremo, abbiamo dovuto differire di una settimana la prima puntata ed organizzare una carrellata di canzoni sul pretesto di San Valentino. In una settimana, abbiamo organizzato un evento che sbuca dal nulla, promosso pochissimo e che ha messo in scena due conduttori nuovi. Non va letto solo come un flop ma anche come un tentativo di accompagnare al sabato una quota di desiderio di poetica da parte del pubblico.
Riguardo il caso Alan Friedman, che come ricordiamo definì la moglie di Donald Trump, Melania, un’“escort”, ammettendo la battuta infelice a L’Aria che Tira di Myrta Merlino, Coletta ha dichiarato che il giornalista e scrittore statunitense non apparirà più a Rai 1 in qualità di ospite:
Chiunque abbia lavorato con me sa quanto io abbia lavorato come autore sulla figura femminile e sul tema della violenza alle donne. Sono stato curatore di Amore Criminale, sono stato curatore come capo progetto di Chi l’ha visto?. Cronache di diverso spessore che non mi possono non aver portato immediatamente a stigmatizzare con grandissima determinazione davvero l’orrenda locuzione linguistica utilizzata da Alan Friedman.
Stefano Coletta, riguardo UnoMattina, il contenitore mattutino di Rai 1 dov’è avvenuto l’episodio riguardante Friedman, ha manifestato l’intenzione di dire addio alla “conduzione binaria”, definita poco contemporanea, per dare vita a “due prodotti contigui ma diversi”.
Per quanto concerne il Festival di Sanremo, infine, l’idea di Coletta è quella di un ritorno all’internalizzazione della direzione artistica:
La direzione artistica è sempre stata interna. Il cambiamento è avvenuto pochi anni fa con Claudio Baglioni. Penso che la Rai possa tornare all’internalizzazione della direzione artistica perché la Rai ha un quadro economico diverso e penso che solo così si possa superare una complessità che non è solo artistica ma anche manageriale.