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Stasera su Premium Calcio Kill the Referee, la vita degli arbitri durante gli Europei 2008

Kill the Referee è un docu-film che racconta, minuto per minuto, la vita di importanti arbitri di calcio durante un evento mondiale come gli Europei 2008 e che andrà in onda questa sera, 15 novembre, alle ore 21.00 su Premium Calcio. Per una volta le telecamere non sono puntate solo sui giocatori in campo, ma

pubblicato 15 Novembre 2009 aggiornato 5 Settembre 2020 21:15


Kill the Referee è un docu-film che racconta, minuto per minuto, la vita di importanti arbitri di calcio durante un evento mondiale come gli Europei 2008 e che andrà in onda questa sera, 15 novembre, alle ore 21.00 su Premium Calcio. Per una volta le telecamere non sono puntate solo sui giocatori in campo, ma sugli arbitri e sulle loro famiglie. Una sorta di “grande fratello” che ha cercato di mettere in luce anche il lato umano degli arbitri. Che cosa si dicono arbitri, guardalinee e quarto uomo con i microfoni e le cuffiette? Prevale la tensione, l’adrenalina, l’esaltazione? O il terrore e la paura di sbagliare? Come si possono sentire quando, in pochi secondi, sono costretti a prendere decisioni importanti che possono perfino arrivare a cambiare la loro vita?

Diretto da Yves Hinant, girato durante i campionati Europei del 2008 in Austria e Svizzera, il docu-film svela i retroscena del duro e delicato lavoro arbitrale e ha come protagonisti cinque tra i migliori “fischietti” internazionali: Roberto Rosetti (Italia), Peter Fröjdfeldt (Svezia), Massimo Busacca (Svizzera), Howard Webb (Regno Unito) e Manuel Enrije Mejuto Gonzalez (Spagna). Grazie ad alcuni microricevitori, gli spettatori potranno ascoltare i fitti dialoghi tra arbitri, guardalinee e quarto uomo, assistere ai processi decisionali che si svolgono in campo, prestare attenzione a quello che si dicono con i giocatori durante i match, e rivivere così la suspence della gara da un punto di vista inedito.

Oltre ai microfoni, ci sono le telecamere, che osservano i riti pre-partita negli spogliatoi (fra abbracci, baci scaramantici, crocifissi, virili pacche sulle spalle), i trasferimenti verso gli stadi, il tempo libero in hotel, le riunioni dove i designatori giudicano la loro prestazione in campo del giorno prima, fino a testimoniare la tensione vissuta durante le partite dalle famiglie degli arbitri, spettatrici dal divano di casa. Viene svelata, inoltre, anche un’altra realtà: gli arbitri, con guardalinee e assistenti, formano una squadra, i cui componenti si conoscono molto bene, si sostengono e si aiutano. Ovviamente, con una componente di rivalità, perché ognuno vorrebbe arbitrare la finale.

Il titolo inglese del film, Kill the referee (Uccidi l’arbitro) fa riferimento, in particolare, al caso dell’arbitro inglese Howard Webb, che durante la partita Austria-Polonia commette importanti errori di giudizio, rendendosene conto quando ormai era troppo tardi. Queste decisioni scatenano contro di lui un inspiegabile odio sportivo e da allora la sua vita non è più la stessa, tra minacce e intimidazioni ricevute. L’obiettivo del film è proprio quello di riconciliare il pubblico di tifosi con la figura più discussa e contestata dello sport. Soprattutto quelle frange di supporter che continuano a vivere di sospetti e pregiudizi.

Ha dichiarato l’arbitro Roberto Rosetti alla presentazione del film:

L’aspetto più importante è l’umanità dell’arbitro, con tanto di valori e famiglie alle spalle. Un fattore umano che induce a sbagliare, anche se da loro si pretende che prendano sempre decisioni giuste.

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