STARE IN TV, OGGI: come Brando Giordani ce n’erano pochi
Non sono andato al funerale di Brando Giordani in una chiesa di Roma. Avrei voluto andare,ma non me la sono sentita. E non per evitare lui, l’amico Brando, la lucida bara con i fiori, la messa, le parole del ricordo o del prete. Ti chiudo scusa Brando. Non ci sono andato perchè, dopo alcuni funerali
Non sono andato al funerale di Brando Giordani in una chiesa di Roma. Avrei voluto andare,ma non me la sono sentita. E non per evitare lui, l’amico Brando, la lucida bara con i fiori, la messa, le parole del ricordo o del prete.
Ti chiudo scusa Brando.
Non ci sono andato perchè, dopo alcuni funerali a persone degne che hanno lavorato in Rai, la sola idea di ritrovarmi in situazioni che non riesco a sopportare, me lo ha sconsigliato.
Laici o religiosi questi funerali sono stati e sono occasioni retoriche e ipocrite, nella maggioranza dei casi. Insopportabili.
L’elogio del morto viene fatto da gente che si ripara dietro il nome dello stesso morto, “caduto” dopo avere “servito” in tv (chi e come?) o magari in anticipo rispetto alle esequie. Elogi fuffa, pronunciati per dire che il morto era bravo, sottointendendo che colui che ne parla è più bravo ancora perchè si espande in elogi probabilmente mai fatti prima quando il “caduto” era in vita; perchè riconosce che il “caduto” , ostacolato o snobbato, ha costruito una grande azienda e mancherà molto a tutti (gesto largo da auditel interno aziendale) ; perchè c’era una grande Rai e la Rai sarà, nel nome del “caduto”, amen, più grande che pria.
Meglio non ascoltare queste parole, meglio non “cadere” nelle trappole della retorica televisiva che viene di continua rinnovata da chi spesso “spara” contro la Rai e poi si dichiara “innamorato forever” di essa, e delle sue glorie (è capitato a presidenti e a recenti direttori generali, a rotta di collo e di buon gusto).
Beneficati dalla politica politicante, il più delle volte, col muso triste e duro, ma anche molle. Come Batman.
Insentibili, inguardabili, come tutti coloro che alla Rai dedicato libri perfettamente inutili, dopo aver partecipato, non è radio, ai suoi guai.
Di fronte a un parterre di cadaveri eccellenti, ancora in vita, Brando rappresenta davvero una eccezione (ma ce ne sono state anche altre, e ce ne saranno).
Era un uomo di classe, intelligente, fine, ironico, con quel suo nasone da comico. Era figlio di Igino Giordani, un intellettuale cattolico, inquieto e profondo come dimostrano i suoi libri, tra cui “La rivolta cattolica”,”Rivoluzione cristiana”, “Memorie di un cristiano ingenuo”; quest’ultimo felice nell’indicare con la parola “ingenuo” come sinonimo di “pulito”.
Era fratello di Sergio, un regista, una persona perbene, un curioso di tutto e persino di esoterismi.
Una buona,colta, rispettabile famiglia.
Va detto adesso che la Rai fino a ieri mattina, negli ultimi vent’anni, è stata rovinata dai portaborse opportunisti di varia ispirazione diventati dirigenti, anzi super dirigenti, con competenze porò mini.
Brando, è stato scritto e ancora lo si scrive, ha lavorato, imparato, insegnato a moltissimi in una Rai che era una vera e propria università della comunicazione; ha fatto il giornalista, il curatore, il direttore. Sempre col sorriso sulle labbra e un’idea o un utile suggerimento da regalare.
Sempre mescolando simpatia e calore, ragionamento e rigore, pretesa di rigore.
Te lo dico qui, in questo TvBlog, caro Brando, un luogo dove la tv è qualcosa da studiare, apprendere e regalare. Con giudizio e buon gusto.
Italo Moscati