Stanotte a… Milano, più ‘show’ e meno intimità in una puntata che perde un po’ del suo spirito
Stanotte a Milano punta su una cifra ibrida con più intrattenimento pensando al Natale; ma è l’intimità della notte a rendere prezioso il programma.
Alberto Angela ha ormai ‘svoltato’ la sera di Natale ai telespettatori di Rai 1 con gli appuntamenti di Stanotte a… programmati nel prime time del 25 dicembre. L’anno scorso a Napoli ha svelato le ricchezze nascoste di una città capace di sorprendere in ogni anfratto, con un viaggio davvero alla scoperta dei luoghi meno noti persino ai napoletani. In questo Natale 2022, invece, Stanotte a… Milano sembra aver puntato sui luoghi più noti della città, dal Duomo a San Siro, dal Cenacolo a via Montenapoleone, puntando forse pù a ‘svelare il backstage’ di una città che è sempre sotto i riflettori, da quelli del Teatro alla Scala a quelli dello stadio dell’Inter e del Milan, dalle luci scenografiche del Duomo che hanno sostituito le insegne della piazza del Miracolo economico degli anni ’60 a quelle delle passerelle della moda.
Lo spettacolo – e il suo backstage – come cifra della città (e come aggancio per il pubblico di Natale)
Forse in linea con lo spirito della città, Stanotte a Milano ha dato, dunque, la sensazione di puntare più allo spettacolo che alla scoperta intima e silenziosa che è sempre stato il cuore del programma: lo si è visto con l’esibizione di Malika Ayane in Galleria praticamente a inizio puntata, all’interazione continua – in un ideale dialogo che attraversa la puntata – tra Angela e Giancarlo Giannini nel ruolo di Alessandro Manzoni (a memoria mai così insista e ‘dichiarata’ con la compresenza in scena o l’uso di campo e controcampo), ai momenti di balletto nella fabbrica dell’Ansaldo, a quegli inserti – a dire il vero evitabili – della coppia di giovani nella Pinacoteca di Brera.
Sembra, quindi, che si sia puntato più al ‘pop’ e che si sia voluto tenere in considerazione – più del solito – che la puntata sarebbe andata in onda nella distratta sera di Natale, con una platea più ampia del consueto. Quasi come se fosse una preoccupazione, a dire il vero. E così si finsice per dare più spazio all’intrattenimento tout court, alle interviste, ai personaggi e un po’ meno alla città in quanto tale, che pure avrebbe tanto da raccontare, con le architetture urbane del Novecento disseminate per strade ‘anonime’ e non solo tra via Gluck e Montenapoleone.
Ibrahimovic, Adriano Celentano, Dolce e Gabbana sono puro ‘intrattenimento’. E non a caso i momenti a San Siro e le interviste corrispondono ai momenti meno riusciti della puntata. E ancora ci si domanda il perché di quella telefonata a Celentano: un’ospitata in contumacia che ha pochi precedenti in un programma confezionato.
Vuoi per questi inserti, vuoi per la ricerca di una ibridazione che evidentemente si è pensato potesse ‘alleggerire’ il programma e renderlo più piacevole per Natale (ma che al contrario ha nella narrazione avvolgente della complessità la sua ricchezza, molto più che nella semplificazione dei temi, degli argomenti e delle testimonianze), la puntata di Stanotte a… Milano appare più slegata del solito: i testi di Angela e dei suoi autori sono sempre stati molto dritti, collegati, avviluppanti, trascinanti nella loro capacità di tenere legati i vari luoghi visitati; questa volta, invece, sembra si proceda per segmenti giustapposti che raffreddano la narrazione, oltre a risentire di una certa diluizione e ripetitività, particolarmente evidente nella parte realizzata all’Ansaldo.
In sintesi, testi più diluiti, parti puù slegati come se ci fosse stato meno tempo per prepararla rispetto agli appuntamenti precedenti: il pensiero corre alla scomparsa di Piero Angela ad agosto, immaginando – compresibilmente – che abbia potuto influire sui tempi di realizzazione. O forse è solo una suggesione. Di fatto, però, in questa ibridazione tra la migliore narrazione divulgativa e l’intrattenimento ‘pop’ si perde un po’ il piacere dell’affabulazione propria dei programmi di Alberto Angela: il padrone di casa dà spazio ai suoi ospiti, ma noi vogliamo lui.
Stanotte a Milano, la parte più bella resta quella intima
Inevitabilmente, la parte più riuscita resta quella intima, segreta, quella nella quale Alberto Angela ci ha sempre portato, fin da quella prima volta al Museo Egizio appena riaperto. Ecco perché uno dei momenti migliori è quella realizzata in una Stazione Centrale incredibilmente vuota e silenziosa, particolarmente suggestiva in questa inedita prospettiva e tutta da scoprire. La sala d’attesa reale, i passaggi segreti, le vie di fuga e quella capatina nella toilette del sovrano: lo spirito del programma è tutto qui, in questo svelamento dell’insospettabile, che nobilita ogni afratto, anche i meno nobili. Il pop di Angela è tutto qui: non c’è bisogno di altro.
Fate un monumento al dronista!
Il ‘core’ del programma è, da sempre, anche nella confezione e in questo Stanotte a Milano non si smentisce. Una definizione di immagine invidiabile, percepibile anche con dispositivi meno performanti, e una fotografia esterna davvero magica (più riuscita di quella in interno, che a tratti appare così ‘sparata’ da far sembrare tutto un chroma key). Ma il marchio di fabbrica restano le riprese aeree: l’inizio sulla Madonnina vale da sola il prezzo del biglietto. E con un inizio così, mantenere alta la ‘meraviglia’ non è semplice. Sempre complimenti alla squadra di operatori e alla troupe che realizza uno dei programmi esteticamente più belli della tv, non solo italiana. Il dronista – o la squadra di dronisti in forze al programma – resta il più bravo dell’intero globo terracqueo.
Che lo spirito Natalizio non oscuri lo spirito del racconto à la Angela…
In breve, questo Stanotte a… Milano è apparso più pop nei temi, nei luoghi, nel racconto, negli ospiti con, in sostanza, più attenzione a (o più preoccupazione per ) il pubblico del prime time natalizio che però fa perdere lo spirito di Angela più puro. Uno spirito ‘annebbiato’ dal Natale ma non per questo scomparso: emerge con tutta la sua forza quando si parla di arte, di pittura, di architettura, di luoghi, di storia, di quel che non si vede. Lasciateci questa dimensione intima e profonda: il resto fatelo fare agli altri. Anche a Natale.