Gino ed Emanuele, padre e figlio, si presentano al pubblico e alla giuria di Standing Ovation con una storia di riscatto. Lui, 41 anni, un passato da cantante con la mamma – in arte Maria Doria – e un trascorso difficile con la droga, si presenta sul palco con il figlio Emanuele, che annuncia a tutti anche il suo nome d’arte.
Eh sì, perché Gino e la sua numerosa famiglia (composta dalla moglie e da altri tre figli) sono nel mercato discografico partenopeo in maniera massiccia e concreta. Gino e i suoi figli sono noti come i Dorian, mentre Emanuele è ‘noto’ come Eman Doria, figlio e nipote d’arte, con tanto di video prodotti e dischi usciti.
Nulla di male, ovviamente: non c’è televoto in questo show e i giudizi arrivano da Nek, Loredana Berté e Romina Power, oltre che dai 300 in studio, rigorosamente in registrata. Però se scendono in campo i ‘professionisti’ contro gli ‘amatoriali’ diventa ancora più difficile capire il fondamento narrativo di questo programma, pseudo-talent, in cui il giudizio tecnico e quello emotivo sono davvero compartecipi. E mi sfugge la logica di una sfida destinata a durare settimane: a pro di che? Ma questa è un’altra storia.