Speciale Tg1, la Gialappa’s e Montanini nell’Olimpo delle Teche. E Spinoza sputa sul pubblico Rai
Speciale Tg1, nella puntata di domenica 26 luglio 2015, ha aperto alla comicità di rottura. Tra le solite Teche Rai sono sbucate le nuove leve della comicità, compreso Stefano Andreoli di Spinoza
Vai su Rai1 ed è un attimo ritrovarti in esposizione tra i reperti Rai, anche se di quel mondo lì sei sempre stato l’esatto opposto. A creare quest’effetto ossimorico è stata la puntata di ieri dello Speciale Tg1, interamente dedicata alla comicità.
Abbiamo assistito a una sfilata di immagini di repertorio, per cui ci si trovava a passare dalla Sora Cecioni a Enrico Montesano, da Valentina Persia alle Wooden Chicks di Paola Cortellesi senza soluzione di continuità. Con molta miopia si inneggiava alle stesse Geppi Cucciari e Teresa Mannino, che pure vediamo sempre meno in contesti nazionapopolari a causa di diversi insuccessi (la prima ha ormai cambiato mestiere, dividendosi tra i libri e la radio).
E poi abbiamo visto la Gialappa’s Band, dopo anni di amnesia, elevata a fonte di comicità sulla tv di stato. Non è un caso, visto che ha appena abbandonato Mediaset (che le faceva fare solo Le Iene, pagandola poco) per Quelli che il calcio. Così due rappresentanti del trio sono stati intervistati per un bilancio sulla satira, confidando in ulteriori occasioni per fatturare con la Rai:
“La prima trasmissione vera in cui abbiamo usato la voce è stata Mai Dire Banzai nel 1989, subito dopo il crollo del Muro di Berlino. La satira politica c’era anche prima, Vianello e Tognazzi sono stati fermati. La voglia e il bisogno di ridere c’è sempre stata, non è che durante il boom economico non avevano voglia di ridere. Per questo bisognerebbe produrre più programmi comici”.
Altro ospite che non ti aspetti, nella seconda serata di Rai1, è uno stand up comedian ‘fastidioso’ come Giorgio Montanini. Oltre a riproporre alcuni monologhi di rottura, tratti da Nemico Pubblico, Speciale Tg1 ha dato voce al sincero Montanini-pensiero, che in pratica rinnega tutto quello che l’universo Rai rappresenta:
“La gente è stanca di un tipo di comicità di bassissimo livello e vorrebbe un po’ più di verità sul palco, che è quella che sta in tutto il mondo da cinquant’anni. Io credo che un comico felice non possa far ridere, il comico vive un abisso. Forse si è reso conto del fatto che la vita non è poi così bella, quindi io credo che il comico – quando sale sul palco – ha scelto di fare quel mestiere perché solo in quell’ora esce da quell’abisso. Il comico non può prescindere dalla tragedia della propria vita. Non so se c’è bisogno della comicità cattiva, io sento il bisogno di farla perché è un mondo fatto di finti colori, in cui sembra tutto bello. Qualsiasi programma in televisione è buonista. Il buonismo finto, insopportabile, zuccheroso, quello d’accatto sta vincendo. Invece una bella sana dose di cattiveria può far bene, a me fa benissimo”.
Ma l’intervento più scomodo è stato quello del principale fautore del fenomeno Spinoza, vale a dire Stefano Andreoli. La webstar ha, infatti, raccontato delle verità che difficilmente sentiamo su Rai1, su quanto la libertà si paghi guadagnando due spiccioli in Rete:
“Spinoza, non ha una sede, qualsiasi posto può essere una buona sede. Io uso il bagno di casa mia. Il meccanismo web funziona, quindi qualche emiro arabo, imprenditore medio orientale cinese, fate un’offerta di qualche milione di euro. Il web ha il problema che ci si diverte moltissimo e si guadagna poco, per guadagnare bisognerebbe vendere qualcosa alle televisioni, ma si guasterebbe il gioco. Ci piace fare quello che ci piace. Questo è il bello del web”.
A un certo punto Andreoli ha puntato il dito contro lo stesso pubblico passivo della Rai, facendo della sua ospitata un modo per giocarsi ogni rapporto futuro con la tv di stato:
“Il gusto più bello è quando scrivi una battuta su qualche cosa sulla quale tutti dicono ‘non si può scherzare, siete pazzi’. Ecco, se riesci a far ridere lì, magari dando anche un messaggio – perché la satira vorrebbe anche questo – quando riesci in questo intento hai fatto Bingo. Chiaramente Twitter è perfetto per Spinoza, 140 caratteri in cui condensare una chiave comica. E’ un bell’esercizio di scrittura. Una volta il web arrivava per ultimo, ora arriva primo. Questa tv ha un pubblico vecchio, stanco, sto parlando di voi addormentati sulla sedia che non mi state neanche ascoltando. Il pubblico della tv è considerato un pubblico passivo. Bisognerebbe ridare valore alla tv come grande mezzo di massa. Assumetemi in Rai, grazie”.
Complimenti a Speciale Tg1 per essere stato 2.0 per una notte. Ovviamente il gioco è bello finché dura poco (e, sopratutto, viene relegato a tarda notte d’estate). Non a caso Spinoza ha chiuso la puntata di ieri.