(Sotto)Scalo76: quando il contenitore è vuoto
C’era un ragazzo che come Marco Giusti amava il vintage e i giovani vecchi. Da una costola di Matinée nasce Scalo76, programma della nuova vecchia generazione che porta impresso il marchio del suo cinefilo autore. Sull’onda della nostalgia e di un’intellettualità stantia mascherata da gioventù ribelle si snoda per tutto il pomeriggio di Raidue un
C’era un ragazzo che come Marco Giusti amava il vintage e i giovani vecchi. Da una costola di Matinée nasce Scalo76, programma della nuova vecchia generazione che porta impresso il marchio del suo cinefilo autore. Sull’onda della nostalgia e di un’intellettualità stantia mascherata da gioventù ribelle si snoda per tutto il pomeriggio di Raidue un contenitore senza contenuto.
Dicono che il filo conduttore sia la musica, ma alla fine della fiera è la solita tiritera, a base di video che tolgono d’impaccio ed esibizioni in scontato playback. A far capolino da un sottoscala per reduci disillusi del Roxy Bar, due vj fuoricorso e un’ex velina riciclata a Serena Garitta nel paese catodico delle meraviglie. Tre personaggi in cerca d’autore, pronti a fingersi giovanilisti per poi contare i minuti che li separano dalla vita adulta. Sembra proprio che non vedono l’ora di passarsi la palla l’un l’altro pur di non farsi cogliere in flagranza di desolazione.
Scalo76 è un insieme di dejavù già visti, ma con la differenza che si prendono duemila volta più sul serio e riescono a far peggio di chi li ha preceduti. Nella parte della classifiche la mente va subito a Cd Live e Top of The Pops, ma qui a fare l’urlatrice inglesizzata è una Maddalena Corvaglia drogata di stereotipi. I due veterani, infatti, non si sporcano le mani lanciando degli umili video (roba da dilettanti che fa rosicare la Palmas per essere stata cassata). Bossari, ormai sempre più stempiato, è il maggiordomo istruito a dovere con il repertorio delle frasi di circostanza, da ‘mi tremano le mani’ a ‘stiamo annunciando un grande ospite che ci è venuto a trovare’. La Maugeri, invece, appare come una guest star laureata in scienze della mtvzzazione, talmente superiore al contesto da imporre subito le gerarchie tra lei e il docile Daniele. Le sue, più che interviste, sono dei master in musica d’asporto, con tutto ciò che c’è da sapere sullo shampoo usato da Elisa in versione parrucchiera o sull’adolescenza sfigata di Max Pezzali. Se anche lei, pur potendo vantare anni di esperienza in materia, finisce per intervistare sempre gli stessi artisti e continuare a fingersi coinvolta come la prima volta, allora c’è da preoccuparsi sullo stato catatonico della canzone italiana. D’altronde, quasi tutte le esibizioni sembravano prese dalla compilation di Festivalbar senza nessuna performance d’effetto.
Poi c’è il brutto vizio di parlare ai giovani ammiccando al loro linguaggio, fino a diventare ridicolmente giovanili come quei genitori che vogliono fare gli amiconi dei figli. Sentire Bossari pronunciare alla sua rassicurante età frasi come ‘tendenze cool e trasgressive che piacciono ai giovani’ è l’equivalente di una parodia domenicale di Lucignolo. Mentre la Corvaglia che fa da tutor informatico a due ragazzotti antitelevisivi fa tremare ancora una volta per l’utilizzo della parola “internet” in televisione. Non per tirare acqua al proprio mulino, ma l’interattività sul web funziona se c’è un’intuizione che parte dalla rete. In tv basta pronunciare il nome Myspace per mettersi la coscienza a posto, ma poi il riscontro è quello che è e basta notare la web-diretta pomeridiana fantasma per constatare la mancanza di fiducia del telespettatore.
L’effetto forzatamente generazionale è ancora più imbarazzante quando è seguito da una gag geriatrica con la massaia che fa la fan di Irene Grandi o da Massimo Bagnato che sfotte i soliti avventori prezzolati. Poteva mancare Paolo Ruffini, cocco di Marco Giusti dai tempi di Stracult e Cocktail d’Amore oltre che presenza inutile di Soirée? Ora si capisce perchè li chiamano contenitori… perché devono contenere tutti gli amici di chi li produce e che, se si incontrassero in una rimpatriata domestica, starebbero troppo stretti.
Negli studi di Via Mecenate, invece, non solo hanno spazio a volontà, ma possono persino trasformare il loro amabile cazzeggio in mestiere retribuito e socialmente utile. E pensare che Raidue vuole fare di Scalo76 il nuovo Quelli che il calcio della domenica, uno spazio culturale che intrattenga i giovani… Tutto sta nel capire dove vuole andare a parare, visto che a un’esibizione dei Finley per fascia teen seguono le consuete amarcord per taglie extra-forti. E a prova di abbiocco.