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Sky Italia, arriva il primo bilancio in attivo

La notizia è di quelle storiche: la pay-tv italiana dopo 16 anni di attività chiuderà il suo primo bilancio in attivo. Dal 1991, quando Telepiù cominciava le trasmissioni di +1 e +2 in analogico criptato, ad oggi ne sono successe di cose, ma la costante era che il business della pay-tv/pay per view in Italia

19 Ottobre 2007 17:28

Rupert MurdochLa notizia è di quelle storiche: la pay-tv italiana dopo 16 anni di attività chiuderà il suo primo bilancio in attivo. Dal 1991, quando Telepiù cominciava le trasmissioni di +1 e +2 in analogico criptato, ad oggi ne sono successe di cose, ma la costante era che il business della pay-tv/pay per view in Italia produceva solo enormi perdite.

Lo sbarco sul Satellite con D+, la crescita esponenziale dell’offerta, i diritti del calcio, la concorrenza ed infine la fusione con il forzato monopolio di Sky Italia, il punto di svolta per due realtà, Telepiù e Stream, che altrimenti si sarebbero trovate nelle condizioni di chiudere bottega.

Da quel momento in poi la crescita di Sky è stata inarrestabile, nonostante la nascente concorrenza del Digitale Terrestre che offre il suo prodotto più pregiato (la Serie A) a prezzi nettamente inferiori, e il numero degli abbonati ha sfondato il tetto dei 4 mln sfruttando all’onda lunga dell’esclusiva su tutte le partite del Mondiale di Calcio di Germania 2006.
Dai 2 mln di abbonati di Giugno 2003 ai 4.2 attuali, un aumento che permette di collocare Sky Italia al terzo posto fra le pay-tv europee dopo l’inglese BskyB e la francese Canal Plus, guardacaso tutte di proprietà della News Corp di Rupert Murdoch.

Nel 2007 il fatturato di 2.3 miliardi di euro, non lontanissimo oramai da quelli di Rai e Mediaset, dovrebbe portare ad un utile di quasi 300 mln di euro.
Un bel risultato che ripaga pienamente Murdoch dell’investimento fatto per rilevare Telepiù e fonderla con Stream, società della quale deteneva parte del pacchetto azionario, un investimendo da quasi 2 miliardi di euro che in pochi anni gli consente di controllare un’azienda che, in attesa di una possibile quotazione in borsa, è valutata dalle più importanti banche d’affari del mondo oltre 5 miliardi di euro.