Sky Italia, 11 anni fa la nascita da Stream e Telepiù
Sky arriva ufficialmente in Italia nel luglio 2003: in 11 anni il monopolista satellitare ha modificato le abitudini di consumo tv degli italiani e cambiato (in parte) il linguaggio tv.
Sky Italia nasce ufficialmente il 31 luglio 2003: sono passati appena 11 anni, ma a pensarci bene sono trascorse un paio di ere geologiche nel mondo della tv, sia sul piano dell’offerta che della tecnologia, da quell’estate del 2003. Basti considerare il 3D casalingo (e poco importa sia per e di pochi, di fatto è una tecnologia di consumo quotidiano) e alle ultime frontiere dell’HD, sempre più ad alta definizione per offrire una qualità di visione ‘iperrealista’.
Non si può non pensare che sia stata anche la spinta del monopolista satellitare a ridefinire gli standard della tv generalista, con la Rai sempre più impegnata nell’offrire programmi e servizi in linea con le proposte pay. E penso al (sia pur tardivo) passaggio dei Tg allo standard HD e 16:9 contro un 4/3 che sapeva di analogico nonostante l’ormai compiuto passaggio al DTT, che il mercato italiano ha svolto tra il 2008 e il 2012.
L’ingresso di Sky nel mercato italiano, dunque, ha sicuramente segnato la storia della tv nel nostro Paese e costretto i poli tv esistenti, dalla 60enne Rai alla 34enne Mediaset, a ristrutturarsi e a riposizionarsi sul mercato. Soprattutto Mamma Rai ha dovuto fare i conti con la ‘perdita’ di contenuti ‘premium’, storicamente a suo appannaggio, come il calcio, in primis il Campionato di Serie A, per decenni spina dorsale della sua programmazione domenicale già minacciato dall’avvento all’inizio degli anni ’90 delle prime pay tv e poi reso sempre meno abbordabile dalla lievitazione dei diritti con il massiccio intervento sul mercato di Sky. Non solo, ma anche gli altri eventi sportivi sono diventati via via sempre più cari per le fragili casse della tv di Stato, tanto da ‘migrare’ sul satellite e portare alla nascita di canali pay dedicati, come Sky Sport F1 HD, che proprio nelle ultime stagioni ha costretto la Rai ad accontentarsi di pochi GP in diretta e di tante (forse troppe e talvolta mal gestite) differite.
Ma come spesso accade in Italia la nascita di realtà televisive sono frutto di complesse (talvolta contorte) operazioni legislativo-imprenditoriali-commerciali nelle quali la politica ricopre ruoli spesso determinanti.
L’ingresso di Sky sul mercato italiano, infatti, avvenne a seguito della fusione di due pre-esistenti piattaforme di trasmissione satellitare, Tele+ e Stream TV. Già tra loro era di fatto già partita la battaglia per la conquista dello sport, vera chiave di volta per conquistare abbonati e convincere il pubblico italiano, abituato alla televisione free, a spendere per vedere qualcosa che finora era stato del tutto gratuito. Non si poteva che giocare sulla fede calcistica.
La prima a sbarcare sul mercato italiano è stata Tele+, nata nel 1990 e partita con tre canali: TELE+1 dedicato al cinema, TELE+2 dedicato allo sport, TELE+3 dedicato alla cultura e all’intrattenimento, diventati poi TELE+NERO, TELE+BIANCO e TELE+GRIGIO. Punti di forza il cinema in prima tv (con Palco prima pay per view) e gli eventi sportivi in diretta. E resta per me emblematico un evento davvero speciale come Il primo discorso di Beppe Grillo alla Nazione trasmesso il 31 dicembre 1999 proprio su Tele+. Si potevano capire molte cose già allora.
Erano sempre loro ad avere l’esclusiva della notte degli Oscar e furono loro a trasmettere in Italia la gioia di Benigni fresco di tripletta per La Vita è Bella nel 1999.
Stream Tv arrivò invece nel 1997, prima via cavo e poi dal 1998 sul satellite, aprendo ufficialmente la ‘disfida’ dei decoder: molto aggressiva sul mercato calcistico, Stream Tv ebbe anche l’onore di seguire per prima in diretta h/24 il Grande Fratello, che arrivò sul mercato italiano nel 2000.
Dalla fusione di queste due realtà, autorizzata a marzo del 2003 dalla Commissione europea, e soprattutto dal know-how di British Sky Broadcasting (BSkyB) nasce quindi l’offerta Sky, destinata (non tanto rapidamente) a rendere ‘obsoleto’ il duopolio Rai-Mediaset.
Il passaggio non è stato così rapido né gli italiani si sono fatti subito conquistare da Sky, ma da subito però la comunicazione di Sky, a partire dai promo di lancio, ha fatto vedere qualcosa che fino ad allora era lasciata all’iniziativa di qualche pioniere. Penso agli spot girati con i campioni del calcio, che uscivano dal grigiore della liturgia calcistica dopo gli exploit sui generis di Mai dire Gol. Con i promo Sky si ‘istituzionalizza’ un certo modo di raccontare il calcio che troverà immediata applicazione nell’ideazione e nel ‘trattamento’ dello sport. Basti pensare che oggi il racconto ‘alla Sky’ ha fatto scuola: il ‘the negli spogliatoi’ di Caressa e lo stile di commento alla Bergomi sono ormai ‘il’ modello cui guarda anche il più ‘tradizionalista’ dei telecronisti Rai.
Al di là dei contenuti offerti (nei quali non si può non considerare l’informazione no-stop di SkyTg 24, seconda rete all-news italiana dopo Rai News 24) in questi 11 anni Sky ha davvero cambiato il modo di vedere la tv: tra on-demand, ppw, +1, ‘stop&go’ grazie ai decoder di ultima generazione con tanto di registrazione digitale integrata. Difficile oggi pensare di seguire un ‘canonico’ palinsesto, soprattutto per certe fasce di fruitori.
La crisi però morde: dopo il record dei 5 milioni di abbonamenti sottoscritti raggiunto alla fine del 2011, si è assistito a una lenta, ma progressiva, riduzione dei contratti. Da una parte i costi, dall’altra l’ampliamento dell’offerta intrattenimento con i canali DTT hanno evidentemente spinto a rinunciare al servizio, a lungo unico a proporre una differenziata offerta di canali per bambini – giusto per fare un esempio – e ora invece sensibile alla concorrenza dei bouquet generalisti.
Tanto sensibile da puntare all’intrattenimento già affermatosi sui canali Rai e Sky: se da una parte ha introdotto in Italia il best dei Cooking show, MasterChef, dall’altra ha deciso di acquistare format già noti al pubblico italiano, come X Factor e Italia’s Got Talent.
A guardarsi indietro, però, in questi 11 anni molto è cambiato nel modo di fruire la tv. Sui contenuti, soprattutto di intrattenimento, bisogna ancora lavorare: speriamo che Sky non si accomodi (troppo) sugli allori dell’Auditel e non diventi davvero la terza (statica) ammiraglia generalista d’Italia…