Simone Rugiati a Blogo: “L’isola dei famosi uno sbaglio. La7d non mi va stretta, posso crescere”
Simone Rugiati, tornato su La7d alla conduzione di Cuochi e fiamme, si racconta a Blogo
Dal 13 ottobre è partita su La7d alle ore 20 la nuova serie (in giuria sono arrivati Valentina Scarnecchia, Tiziana Stefanelli e Michele la Ginestra, al posto di Fiammetta Fadda, Chiara Maci e Riccardo Rossi) di Cuochi e Fiamme, il game show di cucina condotto dallo chef Simone Rugiati. Blogo ha intervistato il cuoco che, nonostante la sua giovane età (33 anni), è un volto conosciuto anche dal pubblico della tv generalista. Il suo debutto nel piccolo schermo risale al dimenticabilissimo Piattoforte di Iva Zanicchi. La popolarità però è arrivata con La Prova del cuoco e le partecipazioni a L’Isola dei famosi e Pechino Express. Rugiati, la cui collaborazione con Gambero Rosso prosegue, ha dato vita anche un sito, foodloft.it, che pare soddisfarlo molto.
Sei soddisfatto di come sta andando questa edizione?
Mi chiami un’ora dopo aver saputo i risultati di ieri. Abbiamo fatto il record di ascolti: 1%. Per un canale del genere è davvero tantissimo. Quindi soddisfazione totale, sono contento. Quest’anno nel programma ci ho messo molto del mio, anche prima di iniziare le registrazioni. Ho dato una mano nella ricerca delle aziende. Me lo sento più mio quest’anno. Prima non mi interessavano un granché percentuali e ascolti, adesso non vedo l’ora che mi arrivi il dato.
Hai condiviso la rivoluzione dei giurati?
A me continuano ad arrivare messaggi minatori ‘basta, cambia la giuria’, ‘ridacci quella vecchia’. Fortunatamente di me sono contenti, della giuria assolutamente no. Il nostro è un programma semplice, fatto con poco, ma fidelizza molto. Tende a farti affezionare perché anche se non ti piace la cucina fa un po’ salotto. Fa compagnia. Trovare nel proprio salotto tre persone che non conosci capisco che possa stonare. Però in passato anche quando cambiammo il colore del tavolo successe un macello. Quindi penso che sia solo questione di abituarsi ad avere tre persone che non si conoscono bene nel proprio salotto.
Se ho capito bene, tu non hai partecipato alla decisione del cambio di giuria…
No, su questo non posso metter bocca.
Ecco, ma hai capito perché c’è stata questa rivoluzione?
Sono il conduttore, i motivi li so tutti. Sono due, fondamentalmente. I vecchi giurati avevano preso altri impegni e avevano meno tempo da dedicare al programma, mentre noi vogliamo persone disponibili al 100%. Io sono il primo a cancellare lavori quando mi dicono che c’è da registrare Cuochi e fiamme. Chiara c’ha la bambina, Fiammetta ha iniziato a scrivere per un giornale… E poi c’è un discorso di rinfrescata. Dopo 5 edizioni, secondo me, si esauriscono le idee, le risposte, le battute da dire. I tre giudici sono tre modi diversi del popolo di vedere i piatti, magari il popolo vorrebbe vedere anche altre personalità che assaggiano al posto loro.
A prescindere dagli ascolti, la collocazione oraria del programma, alle 20, ti lascia perplesso o ti convince?
Se sei alle 20 in un canale grosso e importantissimo vuol dire che hai vinto. Invece in un canale più piccolo come il nostro hai contro tutti i telegiornali. Per gli ascolti è un po’ un problema, ma è per questo che sono ancora più contento dei risultati. Vuol dire che quel pubblico se non vede Cuochi e fiamme sta male. È un appuntamento fisso. Ci saranno liti in famiglie per chi vuole Cuochi e fiamme e chi il telegiornale (ride, Ndr). Anche quando andavamo in onda alle 18.40 ero contento, però sapevo che tante persone a quell’ora non erano tornate a casa dal lavoro.
Cuochi e fiamme è l’ultima produzione di La7d sopravvissuta.
Noi siamo rimasti fermi perché l’editore voleva trasformare i due canali – e per ora ha avuto ragione lui, ha rimesso a posto i conti di La7 – a discapito dei programmi di intrattenimento. Era una scelta editoriale: informazione e approfondimento politico. Non dovevamo esserci quest’anno. Abbiamo spinto tanto per fare il programma, anche il pubblico e le aziende – perché i programmi si fanno con le aziende che investono in pubblicità -, e sembra che siano tutti contenti ora. Spero che non sia l’ultima serie.
Ad aprile 2014 hai detto a Velvet: “A luglio diventerò il volto di un nuovo canale, ma ancora non è ufficiale quindi non posso dire nulla di più”…
È saltato tutto.
Di quale canale si trattava?
Doveva esserci un canale nuovo della Fox, 24Kitchen; io dovevo esserne il volto. E condurre diversi programmi. Sembrava tutto fatto… ma la Fox ha ritirato, anche nei Paesi dove già andava in onda, il canale. Non so perché.
Soffri un po’ per il fatto di andare in onda su una rete, diciamo, defilata come La7d?
In realtà no. Il primo programma che ho fatto era su Canale 5, poi La Prova del cuoco in diretta. Quindi so di cosa stiamo parlando. Penso di avere un’età tale per poter crescere ancora parecchio, soprattutto televisivamente. Questo è un altro lavoro, perché io non avevo mai fatto il conduttore. Avevo fatto televisione sì, ma con una cucina davanti facendo quello che so fare bene, cioè cucinare. La scelta di La7 di farmi condurre un programma è stata anche un po’ una follia, perché ero scalmanato, mi muovo di continuo. Non ho fatto una scuola per conduttori. Quindi partire da un programma più grande vuol dire, se non va bene, cadere da più in alto.
In passato avevi espresso giudizi sui tuoi colleghi che fanno tv…
Sì, ma sono state travisate le cose. Ci sono tanti programmi e rubriche di cucina e questo spesso provoca tempi stretti e poca attenzione da parte degli autori. Nei programmi non di cucina, per esempio, le rubriche vengono prese alla leggera. A volte sento sfondoni, errori mentre si spiega alle persone a casa come prepararsi il cibo che poi si mangia. Io sono attentissimo a queste cose tecniche. Mangiar sano è fondamentale, non bisogna fare comunicazione sbagliata di cucina.
Avrai certamente visto la finale in diretta di Masterchef…
Beh, lì è stato un po’ un disastro, è famosa quella finale (ride, Ndr). Con Bruno (Barbieri, Ndr) ho lavorato insieme a Gambero Rosso, Carlo (Cracco, Ndr) è un mio carissimo amico, Joe (Bastianich, Ndr) non lo conosco… sono persone preparate sulla cucina, ma non adatte a stare in video. Il programma montato sembra perfetto, ma se vedi la diretta capisci che non sono molto habituè o a proprio agio con la telecamera. Anche io uso il phonak, per le comunicazioni della regia, e so quanto è difficile condurre e parlare contemporaneamente. Ecco quello che è successo alla finale di Masterchef, rispondevano a quello che gli dicevano nel phonak. Carlo è un amico e lo stimo, ma lì è stato un disastro. Però, ci sta. E poi Masterchef è figo, è un bel programma.
Ti è mai capitato di doverti trattenere in studio dal correggere sfondoni da parte dei giurati, che sono sicuramente meno esperti di te di cucina?
L’altro giorno Valentina ha detto avogado e io l’ho corretta ‘guarda che si dice avocado’. Oppure è venuto fuori il pane ‘curazò’, ma non esiste, forse si riferiva al pane carasau. Li correggiamo eccome.
Di Piattoforte, con Iva Zanicchi su Canale Cinque, hai detto che era “un programma triste”.
Era triste la scenografia. Era triste vederlo. Era triste l’immagine. Mancava di vita propria. Mancava la magia. I programmi vengono scritti su un foglio e magari in studio non c’è alchimia. Era un foglio scritto trasportato in studio.
Della Prova del Cuoco invece hai detto: “Mi hanno sfruttato finché avevano bisogno e poi dopo non mi hanno voluto più voluto, nemmeno una volta, per una cosa fatta su un altro canale. Anzi dirò la verità sono contento così, di dargli un po’ di fastidio”.
Ho voluto farla io La Prova del Cuoco. Dopo L’Isola dei famosi pensavo di poter tornare e invece dopo non mi hanno più chiamato. Visto che poi c’è stata – credo – una mia crescita pensavo mi chiamassero magari per una rubrica. Magari non l’avrei fatto per questione di esclusive. Ma non si sono mai più fatti sentire. Questo ho detto, non che mi hanno sfruttato. Anzi, forse ho sfruttato più io loro, perché mi hanno dato visibilità. Io non rinnego mai quello che ho fatto, però non ho mai capito perché non mi abbiano più chiamato.
Concordi se affermo che, dal punto di vista televisivo, L’Isola dei famosi ti ha tolto più di quanto ti abbia dato?
Sì, a posteriori è stato uno sbaglio. Sono venuto fuori malissimo: sono stato poco ed ho litigato. Però penso di essermi rifatto con Pechino Express. Quella è stata un’esperienza davvero bella. Un viaggio personale. Le cose vanno sempre fatte, io non mi pento mai di qualcosa. ‘Meglio fare e pentirsi di pentirsi di non aver fatto’ è sempre stato il mio motto.
“Il Festival di Sanremo lo odio”. Confermi?
Sì. Non mi piace. È lento. Porca miseria, fai un programma più per i giovani. C’è troppa attenzione – quasi politica – dietro la scelta delle canzoni, che poi non sono quasi mai quelle che ascoltano davvero i ragazzi. Farei scegliere le canzoni ad una giuria mista, una scelta più popolare. Però non è il mio campo, magari dico stupidaggini.
Per il tuo futuro televisivo c’è qualcosa che bolle in pentola?
Assolutamente. Sto scrivendo un programma. Non posso spiegartelo, perché lo stiamo proponendo adesso a Magnolia (che produce Cuochi e fiamme, Ndr)- poi se a loro non dovesse interessare lo propongo ad altri. Ma posso dirti che mischia tre cose che amo fare nella vita. Un programma in esterna, all’avventura. Poi continuo con Gambero Rosso, dove mi hanno proposto cose nuove per il prossimo anno. E voglio mettere su questo benedetto food loft a cui penso da anni per poter fare le mie produzioni e avere una location anche visitabile dal pubblico. Un posto dove fare eventi e corsi e da usare come laboratorio. Infine sono in questi giorni in edicola con dei fascicoli di ricette per single.