Simone Annichiarico a Blogo: “La musica in tv non funziona? È solo uno stupido dogma”
Simone Annichiarico si racconta a Blogo partendo dal ritorno in tv su Italia 1 la notte di Natale per presentare il concerto di Mario Biondi…Ma siamo proprio sicuri che musica e televisione non vadano d’accordo?
Il 25 dicembre alle 22.50 andrà in onda su Italia 1 (come su Radio Italia e Radio 101, streaming sui rispettivi siti compresi) uno speciale concerto di Mario Biondi che proporrà dal vivo le tracce del suo nuovo disco natalizio: A Very Special Mario Christmas. Lo showcase è stato registrato nell’auditorium di Radio Italia e condotto da Simone Annichiarico. Abbiamo fatto due chiacchiere proprio con lui e, tra musica e tv, siamo riusciti a sfatare un falso mito che gli ruota intorno fin dalla prima apparizione televisiva: il nostro ha fama di essere particolarmente ostico nelle interviste, freddo se non addirittura scontroso. Pronti a ricredervi (come ho fatto io)?
Partiamo dal presente: cos’hai a che fare con Mario Biondi?
Grazie a Dio, qualcuno ha pensato di fare un programma sulla musica. Di solito se proponi una cosa del genere, in Italia ti ridono in faccia. Siamo abituati a sentirci dire: “La musica in tv non funziona”, ma è solo uno stupido dogma. Tornando a noi, la notte di Natale su Italia 1 vedrete uno showcase di Mario Biondi a cui assisterà un pubblico vero. “Vero” nel senso che nessuno è stato pagato per essere lì. Funzionerà così: io intervisto Mario cinque minuti, poi lui si metterà a suonare per quaranta-quarantacinque minuti. All’estero cose del genere le fanno da anni, negli Stati Uniti, poi, non parliamone nemmeno. Comunque mi è piaciuto molto essere parte di questo spettacolo. Biondi ha una voce come nessun altro in Italia, credo che eguagli il timbro di Barry White.
Ecco, ma approfondiamolo questo “dogma”, quello per cui “la musica in tv non funziona”. Perché esiste, secondo te?
Perché nessuno capisce un caz*o di musica in Italia, se mi perdoni il termine. Pensaci: di esperti veri ce ne saranno tre o quattro.
Sono d’accordo con te, ma lasciami fare l’avvocato del diavolo: se non ci sono programmi musicali in tv perché “non funzionano”, come mi spieghi l’esistenza (e gli ascolti) dei talent? Lì alla fine si parla comunque di musica, no?
Ok, nei talent si parla un po’ di musica. Ma i pezzi, gli inediti dei concorrenti rimarrebbero nella memoria collettiva dei telespettatori se fossero poi così incredibili come vengono annunciati. Se ci pensi, negli ultimi anni, sempre meno canzoni sono davvero rimaste.
E questo a cosa si deve?
Io credo che, di anno in anno, ai vertici anche delle case discografiche ci sia sempre meno gente che si intende di musica. Nell’ultimo ventennio si è scelto di puntare sull’immagine più che sul talento. All’inizio funzionava ma poi questa strategia ha mostrato le proprie falle: dare una chitarra (che, per altro, manco sapranno suonare) a quattro ragazzini inglesi non fa di loro dei musicisti perché restano comunque quattro ragazzini inglesi con una chitarra. Ormai, del resto, è così: l’arte è stata soppiantata dall’estetica e a volte manco da quella perché, a quanto vedo, ci sono in giro sempre più fighettini al posto della gente vera. Poi dicono che non ci sono più i Vianello della situazione: eh, certo, basta chiedersi che fine abbia fatto la vocazione per questo lavoro!
Sì, infatti tutto ciò si può applicare anche alla tv: dov’è finita la vocazione per fare questo lavoro è un ottimo spunto, ma a me verrebbe da chiederti dove sia finito anche lo spazio che un tempo si dava a chi stava la timone di un programma. Prendiamo la conduzione di Italia’s Got Talent, ad esempio: non era risicatissima?
Guarda, ci chiamavano conduttori ma in realtà io e Belen eravamo semplicemente due persone che stavano sul palco a non fare pressoché nulla (ride, ndr). Eravamo due Virgilio che accompagnavano i concorrenti, facevamo da tramite tra loro, il pubblico e la giuria. Pensa che all’inizio non lo volevo nemmeno fare quel programma lì. Venivo da format di nicchia come Castelli di Carta e La Valigia dei Sogni. Solo ad immaginarmi nella prima serata di Canale 5 mi sentivo un pesce fuor d’acqua…
E poi cos’è successo? Chi ti ha costretto ad accettare?
Ma nessuno mi ha costretto! (ride, ndr). Maria De Filippi, al nostro primo colloquio, ancora prima che io proferissi parola mi disse: “Tu puoi mettere tutta la tua umanità in questo programma, funzionerebbe”. Quest’idea mi piacque molto. Poi vidi la versione americana dello show che è fatta praticamente in uno stanzino senza pubblico ed è molto più veloce della trasposizione italiana. Salgono sul palco personaggi davvero allucinanti: lì c’è da morire dal ridere!
Ok, è il momento: mi hai parlato di “immagine che batte il talento” nella musica come in tv e mi hai citato Maria De Filippi, ovvero colei che avrebbe scelto Francesco Sole alla conduzione di Tu sì Que Vales, il programma che ha sostituito Italia’s Got Talent su Canale 5. L’hai visto? Hai sentito parlare delle polemiche attorno a questo ragazzo?
Se devo essere sincero, non ho visto il programma. Ma del resto non mi sono mai rivisto nemmeno io a Italia’s Got Talent perché al sabato sera sono allo stadio o comunque mi guardo le partite. Di Francesco Sole so solo che mi sembra un bel ragazzino, poi posso dire che quando Maria De Filippi percepisce la forza di un personaggio, difficilmente si sbaglia. Un’altra cosa che so è che Belen era disperata: mi ha chiamato tre volte per dirmi che le mancavo. All’inizio mi chiedeva di provare a contattare gli autori o chi per loro: “Dai, chiedi: magari ti richiamano!”.
Ma non eri poi così interessato, alla fine…
Guarda, quel programma mi manca per le persone meravigliose che ho conosciuto sul palco, a partire da Geppi Cucciari, e dietro le quinte. Però non smanio per stare in tv…
Ma, televisivamente, c’è un’offerta che non potresti rifiutare?
I programmi che mi piacciono in Italia non li fanno, infatti non guardo quasi mai la tv. Le ultime cose che ho apprezzato tantissimo sono Quelli della Notte e Indietro Tutta di Arbore. Erano davvero splendidi perché rappresentavano alla perfezione l’italiano che è un anarchico, un algoritmo impazzito: Renzo Arbore metteva in un salotto l’Italia che canta, suona, caz*eggia. Erano gli anni Ottanta e andava in onda a mezzanotte ma faceva ascolti pazzeschi anche se la gente il giorno dopo doveva svegliarsi presto per andare al lavoro. Ecco, mi piacerebbe fare una cosa così, una seconda serata con la stessa grande musica dal vivo. Bisogna condensare i mille dialetti, i mille sapori dell’Italia come faceva Arbore. Ma sarebbe dura trovare gli ospiti adatti: l’italiano non è tanto autoironico, i personaggi famosi passano dalla tv solo quando sono in promozione ed è difficile che si lascino andare oltre a ciò che concerne il film o il disco in uscita. È un peccato.
E se invece, visto il tuo amore per la musica, ti proponessero di fare il giudice a X Factor?
Lo farei subito: stai seduto, non hai copione, esprimi le tue opinioni, ti pagano. Cosa volere di più?
[Nota: Questa chiacchierata è avvenuta ieri pomeriggio, prima quindi della serata dedicata ai One Direction su Italia 1. Ancora non si potevano immaginare, dunque, gli scarsi ascolti che Italia 1D avrebbe ottenuto. Ma il pensiero di Annichiarico sulla boyband del momento emerge piuttosto chiaramente in questa intervista e quando parla del rapporto tra musica e tv, credo sia evidente che si riferisca ad un altro tipo di “musica”.]