Simona Ventura: “Il giornalismo mi manca. Io direttore di rete? Ora voglio fare programmi che mi piacciono”
SuperSimo rievoca i suoi inizi nel giornalismo, a Mai dire gol e precisa: “Lo dico con orgoglio, a me non chiedevano di andare a letto, ne avevano altre che si buttavano tra le loro braccia”
Simona Ventura, in una lunga intervista concessa a Il Fatto quotidiano, racconta la sua gavetta ma anche il suo futuro professionale. Perché la conduttrice, reduce da Miss Italia su La7 (“ne hanno scritte di tutti i colori. Credo che non abbiano nemmeno guardato il programma. In molti giornalisti lo fanno”), si dice convinta di avere ancora tanta strada da percorrere. Da “libera professionista dello spettacolo”:
Non ho voluto contratti con reti, sono freelance, per la prima volta dopo anni. Era arrivato il momento.
Anche in questa occasione SuperSimo non nasconde l’intenzione di fare la tv da dietro le quinte, per esempio nel ruolo di direttore di rete:
Non so se lo saprei fare, forse alcune nozioni gestionali mi mancano. Ma ho sempre imparato.
Ma non è ancora il momento di andare dietro le telecamere perché “ora ho voglia di fare programmi che mi
piacciono, di tornare in video perché penso di avere ancora qualcosa da dire”.
A proposito dei suoi inizi, la Ventura respinge ogni insinuazione su compromessi a cui sarebbe scesa per fare carriera:
Non mi sono mai dovuta abbassare a questo. Lo dico con orgoglio, a me non chiedevano di andare a letto, ne avevano altre che si buttavano tra le loro braccia. E alla fine se non hai la stoffa puoi girare tutti i letti che vuoi.
E ricorda i tempi di Mai dire gol, quando guadagnava “cinquecento mila lire a puntata” grazie al primo contratto firmato con Mediaset:
Ma è stato un momento entusiasmante. Mediaset è stata la mia scuola, c’erano persone solide, penso a Leonardo Pasquinelli (oggi ad di Magnolia ndr) direttori di rete che ci credevano. Una famiglia. Una grande famiglia. Poi la Gialappa’s, Claudio Lippi (che su Twitter durante Miss Italia l’ha criticata, Ndr), un grandissimo Teo Teocoli. Ci divertivamo.
Dopo aver ricordato il complimento che Enzo Biagi le rivolse su L’Espresso (“scrisse che avevo le gambe più
belle d’Italia”), la Ventura ammette di sentire nostalgia del giornalismo
Il giornalismo mi manca ancora. Ho imparato da tutti, da Tito Stagno, che mi volle alla Domenica sportiva, dal modo di raccontare il calcio di Gianni Brera, dalla sottile ironia di Beppe Viola che restava al tempo stesso sempre credibile. Il più grande di tutti.
Infine, alla domanda ‘Salva Barbara d’Urso o Paola Perego’, ecco la risposta:
Non le risponderò mai a questa domanda. Paola la conosco da 30 anni, Barbara è la stakanovista della tv. Brava a trattare il pubblico al quale si rivolge. Poi vince, i risultati da anni la premiano. Dunque mi tengo tutte e due.