Simona Ventura – “Abbiamo creato dei mostri”
Aderisce alla campagna del settimanale A, Simona Ventura, campagna per l’esclusione dei senza talento dalla televisione. E poi pontifica, a tutto campo, sul caso Garlasco, su vallettopoli, sulle responsabilità del mondo della televisione. Non immaginavo che programmi come Il Grande fratello o L’Isola dei famosi arrivassero a suscitare tutto questo. La tv ha le sue
Aderisce alla campagna del settimanale A, Simona Ventura, campagna per l’esclusione dei senza talento dalla televisione. E poi pontifica, a tutto campo, sul caso Garlasco, su vallettopoli, sulle responsabilità del mondo della televisione.
Non immaginavo che programmi come Il Grande fratello o L’Isola dei famosi arrivassero a suscitare tutto questo. La tv ha le sue responsabilità, ma ce l’hanno anche i giornali che per anni hanno venduto e messo in copertina personaggi inventati, ce l’ ha Internet e, alla fine, ce l’hanno anche questi ragazzi appiattiti sul nulla. Abbiamo creato dei mostri.
Ora, cara Simona, che i reality show, festival della mancanza di talento sciorinata, ostentata, quasi osannata, festival dei personaggi a ogni costo, sdoganassero l’incapacità, non era poi così difficile capirlo.
Ma che marcia indietro è questa?
La tua Isola ha comunque dei perfetti sconosciuti, fra i concorrenti. E aver preso ballerine professioniste al posto delle -ine che a malapena sanno muovere un passo, non è sufficiente.
“Abbiamo creato dei mostri”, dici.
Ma allora, invece di pontificare, non sarebbe meglio limitarsi a affrontare i generi televisivi per quello che sono, a considerare un reality come intrattenimento e basta, a non dare alle cose più valore, più importanza di quelli che dovrebbero avere?
Vogliamo dare la colpa al sistema? Bene.
Il sistema è quello dei personaggetti, dei furbetti impuniti, delle serate a 10mila euro, delle ospitate, delle opinioni e degli opinionisti, un sistema che si autoalimenta, con la televisione e i giornaletti – ai quali pure Simona, come gli altri, cederà le proprie esternazioni per qualche euro, o per mantener la visibilità -.
Cambiarlo, il sistema, magari si può anche.
Ma parlare non basta, come non basta sparare nel mucchio e pescare dal calderone delle responsabilità, in maniera un po’ banale, un po’ retorica i media, internet, le vittime stesse – vere o presunte – del sistema. Ci vogliono fatti.