Mi piace giocare in trasferta ha asserito Silvio Berlusconi durante una delle sue recenti, e ormai innumerevoli, interviste. A dire il vero, si tratta di un’affermazione alquanto azzardata, visto che alle pungenti interviste, davanti alle quali il nervosismo malcelato e crescente del Cavaliere sta oramai diventando un trademark, il candidato del centro-destra preferisca, di gran lunga, le interviste accomodanti nel focolare domestico di Mediaset.
Questa volta, però, l’operazione-rincorsa non si può fermare tra le mure di casa, urge giocare, non solo in trasferta, ma anche in veri e propri campi minati, quei luoghi che, quando Berlusconi ricopriva il ruolo di presidente del consiglio, penava perfino a sentir nominare. Fu così che per rimediare una prima serata televisiva tanto ambita (con un polo televisivo a disposizione, Silvio non riesce ad andare in prima serata, sembra una delle sue barzellette…), Berlusconi abbia accettato l’invito di Servizio Pubblico e il conseguente incontro con Michele Santoro.
L’ultima volta, anzi, l’unica volta, di Silvio Berlusconi ospite di Michele Santoro, praticamente un ossimoro catodico, fu nell’aprile 1995, dopo solo un anno dalla celebre discesa in campo del ’94, nella trasmissione Tempo Reale. Qualche mese prima, il premier deliziò la stessa trasmissione con il primo intervento telefonico polemico a senso unico, altro indelebile marchio di fabbrica negli anni a seguire: la prima vittima in tal senso fu il giornalista Eugenio Scalfari.
Nonostante Berlusconi ostenti sicurezza sostenendo di essere “condannato a vincere”, l’unica condanna che accetta di buon grado, la missione remuntada non appare così ordinaria, e l’incontro vis-à-vis con Santoro, a distanza di ben diciotto anni, ne è ampia dimostrazione.
E’ doveroso ricordare che il rapporto Berlusconi – Santoro, per un certo lasso di tempo, però, fu anche lavorativo, considerando che il giornalista salernitano lavorò per Italia 1 per la trasmissione Moby Dick. La balena in questione si rivelò particolarmente indigesta per Santoro soprattutto durante la tumultuosa campagna elettorale del 2001, quella di Biagi, Luttazzi, dell’“uso criminoso della tv pubblica”.
Proprio in base a questa esperienza televisiva, Berlusconi, dopo la celebre intervista di Marco Travaglio a Satyricon, di cui si occupò anche Il Raggio Verde, definì Santoro un “ingrato”, rinfacciandogli la libertà che gli aveva garantito ai tempi di Moby Dick.
In realtà, Santoro non ha mai rinnegato la sua esperienza Mediaset: anzi, giusto un anno fa, Santoro, impegnato nell’esperienza multipiattaforma di Servizio Pubblico, aprì le porte anche a Mediaset, a patto di godere della piena libertà editoriale per se stesso, Travaglio e Vauro.
Riassumendo ciò, nessun rimpianto per il giornalista ma la parentesi a Italia 1 resterà comunque un’arma troppo succulenta per i detrattori del giornalista.
Durante l’esperienza de Il Raggio Verde, trasmissione in onda nel 2001, Santoro fu accusato di aver violato la par condicio per aver mandato in onda la famosa intervista che Paolo Borsellino rilasciò 48 ore prima la strage di Capaci.
Le conseguenze furono (in)immaginabili: Berlusconi, che a capo della coalizione di centro-destra aveva praticamente la vittoria in tasca, rifiutò di apparire in Rai ma intervenne in diretta in trasmissione con un’altra telefonata killer. Nacque un diverbio passato alla storia dei talk show politici: Santoro pretese, da parte dell’allora candidato premier, la rimozione del divieto di intervenire in Rai, il Cavaliere sfoderò il suo famoso Santoro, si contenga, lei è un dipendente del servizio pubblico! e il giornalista replicò con un Sono un dipendente della Rai, non sono un suo dipendente!.
Quando il voto accertò la vittoria di Berlusconi, i nefasti ammonimenti si avverarono: Santoro, Biagi e Luttazzi vennero allontanati nel 2002 con un sonoro calcio nel deretano chiamato Editto Bulgaro. Santoro, ovviamente, non la prese proprio bene bene:
E’ un vigliacco, che abusa dei suoi poteri per attaccare persone più deboli di lui, alle quali non concede il diritto di difesa.
Dopo l’esperienza chiusa anzitempo con Sciuscià, Michele Santoro riuscì a intervenire in Rai solamente in Rock Politik nel 2005, la trasmissione di Adriano Celentano che tolse il sonno a Fabrizio Del Noce, e ricominciò ad andare in onda in Rai regolarmente con AnnoZero, dopo la vittoria di Romano Prodi alle politiche del 2006.
Nella vita di Santoro, due cose sono certe: la morte (il più lontano possibile, ovvio) e le accuse di faziosità.
Con il ritorno del centro-destra al governo dopo la caduta di Prodi, è pleonastico affermare che la situazione di AnnoZero peggiorò esponenzialmente.
Nel 2011, la Procura di Roma iscrisse Berlusconi nel registro degli indagati per aver esercitato pressioni sull’ex commissario dell’Agcom, Giancarlo Innocenzi e sull’ex direttore generale della Rai Mauro Masi, affinché Annozero cessasse di andare in onda.
Sempre nel 2011, anno nero per Berlusconi alle urne con la débâcle nelle amministrative e i 4 sì del referendum, l’ex premier diede la colpa alla trasmissione di Santoro, anzi al Partito di Santoro, reo di aver mistificato la realtà.
Senza contare la parentesi targata Raiperunanotte, l’evento mediatico nato come reazione alla sospensione dei talk show politici da parte della Rai, nel periodo delle elezioni regionali del 2010. Berlusconi, molto gentilmente, definì la trasmissione un obbrobrio.
In questo minestrone, aggiungiamo anche la dichiarazione di Santoro nel 2011, secondo la quale il suo passaggio a La7 non si concretizzò per colpa di pressioni da parte di Mediaset, un’affermazione che gli costò anche una bella querela.
Considerate queste premesse, quindi, è già tanto che i due pretendenti non si presentino in studio vestiti da cowboys pronti al duello al ritmo delle note di Ennio Morricone (anche se non sarebbe male…).
Stasera, quel Santoro che in molte occasioni ha tentato di chiudere, a Berlusconi farà per una volta comodo. Le scommesse sull’abbandono da parte del Cavaliere, su una possibile rissa, su una possibile angina pectoris, sono già in corso: i detrattori di Berlusconi, invece, già chiedono a Travaglio di affilare la lingua e a Vauro di fare altrettanto con la matita.
Berlusconi, però, potrebbe vivere questa attesa con inaspettata tranquillità anzi potrebbe proprio sperare in un attacco ben marcato ed esplicito da parte del Partito di Santoro.
Dopo la lite con Massimo Giletti e i rimproveri a Lilli Gruber, Silvio, oltre all’etichetta del più perseguitato dalla giustizia, potrebbe affiancarne un’altra, quella del più “censurato” d’Italia, e per la sua stakanovista campagna elettorale sarebbe tutto grasso che cola.
Foto | © Getty Images