Shkola – Dalla Russia, marketing e indignazione
Capita, leggendo qua e là, di imbattersi in racconti televisivi “internazionali” che vale la pena di riportare anche su TvBlog, per uscire, ogni tanto – soprattutto con questa stagione già estiva che propone il meglio del nulla catodico – dal seminato.E’ il caso di questa serie tv russa dal titolo Shkola, di cui parla Sonja
Capita, leggendo qua e là, di imbattersi in racconti televisivi “internazionali” che vale la pena di riportare anche su TvBlog, per uscire, ogni tanto – soprattutto con questa stagione già estiva che propone il meglio del nulla catodico – dal seminato.
E’ il caso di questa serie tv russa dal titolo Shkola, di cui parla Sonja Zekri per il giornale tedesco Die Zeit (ripresa da Internazionale). Shkola, che, ovviamente, significa “Scuola”, viene messo in onda su Pervij Kanal, ovvero il primo canale della tv di stato.
Il che non sarebbe per nulla strano, se non fosse che la serie non è esattamente educativa né politically correct: racconta gli adolescenti russi, il loro rapporto con la scuola, con i compagni, con i “vecchi”, con il mondo. E lo fa in maniera decisamente dura, a tratti anche “volgare”, tratteggiando un’adolescenza fatta da ragazzini spesso balbettanti e privi di prospettive. Ragazzini rimbecilliti.
Ci sono state polemiche a non finire, con la chiesa ortodossa sdegnata, il partito comunista pure, i cosacchi anche. Finché Putin – vero e proprio deus ex machina della Russia contemporanea – non ha ammesso di non aver mai visto una sola puntata del serial, di averne guardata una e di non capire tutte queste polemiche.
E Valentina Lukashchuk, attrice protagonista (interpreta Anna Nosova, quattordicenne personaggio principale di Shkola), spiega:
La verità è che stiamo peggio dei nostri genitori. Oggi che tutto è permesso molti di noi sono disorientati.
Sarà proprio vero, che tutto è permesso, in Russia? E che è davvero questo il punto? Oppure la serie, diretta dalla regista, giovanissima e già reduce da una menzione speciale al Festival di Cannes 2008, Valeria Gai Germanika, racconta l’illusione che tutto sia permesso?
Quel che è certo, è che la serie in Russia è stata un vero e proprio successo e che ha rivoluzionato i contenuti e l’età media dei telespettatori del servizio pubblico.
Che sia un’operazione di marketing o frutto di vera e propria esasperazione per la situazione sociale russa non ci è dato saperlo – personalmente propendo più per la prima ipotesi -, ma la tv resta una macchina che sforna prodotti per far soldi. E quindi, se per una volta marketing e indignazione si incontrano, potrebbe anche non essere un male.