Shalpy a Blogo: “Gradimento dalle famiglie dopo Pechino Express. Io e Roberto coppia normale. Speriamo in un programma tutto nostro”
Intervista a Fabio Canino sui temi lgbt trattati in televisione, nella musica, nella politica e nella società contemporanea
Icona indiscussa dei mitici anni Ottanta, cantautore, scrittore e recentemente, protagonista, assieme al marito Roberto Blasi dell’ultima edizione di Pechino Express per la categoria dei Compagni: Giovanni Scialpi, in arte Shalpy, si è voluto togliere qualche sassolino dalla scarpa sulla condizione omosessuale nell’arte, nelle istituzioni e nella società civile.
L’omosessualità nel mondo dello spettacolo è ancora un tabù? O è stata pienamente sdoganata?
L’omosessualità nel mondo dello spettacolo alla fine resta un tabù perché è inserito in un tessuto sociale dove esistono tantissime discriminazioni e quindi tantissime paure. Per un personaggio che lo fa ce ne sono una decina che invece vivono con mogli e figli e magari sognerebbero una bellissima vacanza insieme ad un altro uomo. Nella nostra storia personale stiamo toccando con mano il fatto di essere una coppia esposta al giudizio negativo di alcuni addetti ai lavori che a loro volta decidono di non collaborare perché noi non rappresentiamo un progetto appetibile per la loro mentalità retrograda.
Ha fatto pace con Carlo Conti dopo l’esclusione di Pettirosso da Sanremo 2016? Il prossimo potrebbe essere l’anno giusto per presentare un altro pezzo in coppia con il suo compagno Roberto? O all’Ariston ha rinunciato definitivamente?
Veramente io non ho mai litigato con Carlo Conti semplicemente non c’è stata volutamente una connection da parte sua che ha palesato, insieme ad alcune dinamiche, che sono in parte pubbliche che non eravamo ospiti graditi. Non penso di poter partecipare a Sanremo quest’anno anche se lo volessi sarebbe quasi un miracolo di evoluzione del sistema miracoli che in Italia per il momento sono solo prerogativa della Chiesa.
Si è mai sentito realmente discriminato dagli addetti ai lavori in quanto omosessuale?
Come ho detto prima sì ma ho trovato altrettanta solidarietà in personaggi pubblici di spicco che fanno il tifo per me e che sono sicuro alla prima occasione mi aiuteranno.
Ha partecipato a Pechino Express in coppia con suo marito Roberto. Non ha mai temuto che questa decisione potesse rivelarsi un’arma a doppio taglio mal recepita dal pubblico a casa?
Abbiamo partecipato a Pechino Express facendolo veramente col cuore come dice una nota presentatrice televisiva. E’ stata una pulsione istintiva che non ci ha fatto considerare tanti aspetti negativi come questo e che ci ha portato un enorme successo di pubblico e di gradimento che ancora oggi ci conforta per quella decisione fatta col cuore.
Quale è stata, invece, l’accoeglienza da parte dei telespettatori una volta usciti dall’adventure game di Rai2?
Avendo Pechino Express un pubblico trasversale che parte dai ragazzini di 12 anni fino ai sessantenni il successo è stato di dimensioni incommensurabili perché per ogni fascia di età e per le nostre caratteristiche di coppia sia nel gioco che nella vita siamo diventati di riferimento e di gradimento per tantissime famiglie.
Mai pensato di far sfociare questa esperienza televisiva di coppia in un progetto per la tv?
Tutto questo ci ha portato a cercare di programmare un sequel del meccanismo di Pechino stimolati proprio dalle persone che quotidianamente per strada ci ricordano di quante eravamo forti nel nostro vivere il menage familiare nel reality. Stiamo valutando diverse proposte e speriamo di vederci presto ancora in televisione con un programma tutto nostro.
Quale è il suo giudizio contro i suoi colleghi che scelgono di fare outing per timore di ripercussioni sul lavoro?
Io penso che ogni essere umano sia libero di agire come crede, io lo ho fatto quando è stato il momento perché volevo dichiarare il mio amore per Roby in modo pubblico e vivere alla luce del sole. così comprendo quanti magari vogliono, per questioni di privacy o di opportunità, mantenere l’anonimato e così avere una vita forse più tranquilla ma con più compromessi.
Lei ha sposato pubblicamente la causa dei pari diritti per gli omosessuali. Dal punto di vista legislativo, l’Italia come è messa rispetto al resto dell’Europa, dopo l’approvazione della legge Cirinnà?
L’Italia una volta passata la legge deve intanto cominciare ad educare e a mantenere il ddl applicato senza troppe rimostranze politiche e non. L’essere omosessuale non è una differenza capace di creare discriminazione nel resto dell’Europa e non lo deve più essere neppure qui in Italia per questo occorrerebbe un programma educativo partendo dalle istituzioni per abbattere qualsiasi tipo di supposizione alla diversità. Il testo ddl è un primo passo e anche un compromesso verso il pieno diritto di vivere la propria esistenza e sentirsi completamente inseriti nel tessuto sociale :lavoro, famiglia, figli etc etc…
Come possono sconfiggere i giovani, a suo parere, l’omofobia dilagante in ogni strato del tessuto sociale italiano?
Siamo tutti connessi ad una rete che ci permette di avere un’opinione generale abbastanza equilibrata. Bisogna cominciare ad ammettere e divulgare che l’omofobia fa parte di una deviazione mentale dovuta a problemi personali e ideologici che sono rinnegati ormai da qualsiasi nazione al mondo.
Lei ha scelto di raccontare, in un periodo storico particolarmente delicato per la politica italiana, la normalità del suo matrimonio con Roberto. Convinto di questa scelta?
Ho raccontato il mio matrimonio con Roberto attraverso il programma televisivo ed un libro dal titolo “E’ così semplice” edito da Piemme Mondadori proprio perché mi sono trovato ad essere la persona giusta nel momento giusto. il mio dovere di cittadino e la mia coscienza di essere umano si sono trovati in perfetta coincidenza con un’esigenza di emancipazione sociale …. per cui sarei pronto a rifare tutto ciò che ho fatto.
Il suo compagno Roberto l’appoggia in tutte queste decisioni?
Io e Roberto siamo una coppia normale e due teste pensanti come accade in qualsiasi coppia. Forse la cosa che ci accomuna di più è il saperci ascoltare vicendevolmente e di conseguenza riuscire, quasi sempre, a trovare la soluzione al problema.