Sgarbi e D’Agostino celebrano i trent’anni dalla lite: “Lo schiaffo è dialettica”
Il 15 aprile 1991 la rissa a L’Istruttoria tra Sgarbi e D’Agostino. I due hanno celebrato la ricorrenza. “Nessun pentimento, lo schiaffo è dialettica”
15 aprile 1991, L’Istruttoria, Italia 1. Giuliano Ferrara ospitò Vittorio Sgarbi, già famoso per le sue risse televisive. Gli avevano sussurrato: ‘Se c’è una persona che Sgarbi proprio non sopporta, quella è Roberto D’Agostino”. I due, infatti, avevano in precedenza bisticciato nel 1989 da Baudo e Ferrara, senza pensarci due volte, decise di invitare proprio il giornalista romano.
Fuoco e benzina a pochi metri di distanza. Incendio prevedibile, eppure tutto fu spontaneo, persino troppo. L’epilogo lo conosciamo: acqua in faccia di Sgarbi a Dago, sberla di quest’ultimo al critico d’arte.
I trent’anni da quell’episodio che identifica ancora oggi l’apice delle liti in televisione sono stati celebrati dai due protagonisti, intercettati giovedì da Giuseppe Cruciani a La Zanzara. “Sono da D’Agostino – rivela Sgarbi a Radio 24 – festeggiamo i trent’anni dalla nostra lite”.
Il rapporto tra i due è stato ricucito molto tempo dopo, nonostante qualche volta continuino a duellare e a mandarsi bonariamente a quel paese. “Il primo a chiedere scusa? Forse fu lui, non mi ricordo – prosegue Sgarbi – ormai sono 5-6 anni che abbiamo ripreso a frequentarci. Lui mi diede uno schiaffo, ma molti pensarono che l’avessi dato io a lui”.
D’Agostino ride, tuttavia non si pente. “Non esistono pentimenti nella mia vita, i pentiti ce li ha la mafia. Lo schiaffo è dialettica, quella era una dimostrazione rafforzata e fisica di un’idea, di un concetto, di un pensiero. Lui mi tirò un bicchiere d’acqua, un punto esclamativo; io gli diedi uno schiaffo, due punti esclamativi. Io prima meno, poi chiedo perché. Certe volte devi stabilire un rapporto dialettico formato sul fisico”.
La reunion è stata quindi immortalata da Sgarbi che ha pubblicato una foto sui social: “Sono passati trent’anni da quel famoso schiaffo. Adesso, però, non abbiamo più l’età per accapigliarci…”.