Servizio Pubblico: Santoro sprofonda al 5% battuto anche da Piazzapulita
I dati auditel della trasmissione multipiattaforma di Santoro sono in caduta libera, la puntata dell’8 dicembre seguita da appena 1 milione e 164 mila telespettatori
Servizio Pubblico crolla. La trasmissione di Michele Santoro ha fatto registrare nella puntata di ieri un ascolto più che dimezzato rispetto a quello trionfale dell’esordio assoluto. Certo, era un giorno festivo e c’era la Juve su Raidue, ma il 12% di share si è trasformato in un 5% stiracchiato, i telespettatori sono un milione abbondante in meno. Per la prima volta Piazzapulita di Corrado Formigli ha effettuato il sorpasso totalizzato una media di 1.341.000 telespettatori con uno share del 6,18%, ed era un giorno festivo con la Juve su RaiDue anche per l’ex collaboratore di Santoro che viene dileggiato con ironia degna del più squallido Emilio Fede da Vauro.
Non si tratta di un episodio, gli ascolti erano in continuo calo di puntata in puntata, e questo dato testimonia che non si trattava di un semplice “assestamento”, termine utilizzato dai media amici per definire il progressivo deterioramento dei numeri dell’auto-definitosi “terzo polo della tv italiana”. Non fraintendiamoci, l’ascolto del 5% con un milione e più telespettatori collegati rimane comunque molto rilevante, ma i toni eccessivamente trionfalistici di qualche settimana fa vanno ridimensionati.
Ora si affolleranno analisi di ogni genere sulle ragioni del calo d’interesse: trasmissione brutta, Santoro che senza Berlusconi non ha appeal, l’impossibilità di battere da fuori la concorrenza delle generaliste anche se indebolite dall’avvento del digitale e dalla pay tv e via andare. Rimane il fatto che i risultati di Servizio Pubblico, se dovessero rimanere sotto il 6%, riducono la portata e la rilevanza del fenomeno di “disobbedienza catodica” messo in piedi da Santoro, ma non la annullano. Certo ci sono quelli che hanno gridato al miracolo per settimane snocciolando cifre da blitzkrieg in Polonia, ma rimane un problema loro. Cosa è veramente fastidioso? Vederli impegnati nella fabbricazione di un’apposita cortina fumogena che punta a nascondere numeri che rappresentano un fallimento soltanto se messi a confronto con i loro stessi salamelecchi.
Un esempio? L’articolo di Carlo Tecce su Il Fatto Quotidiano del 3 dicembre scorso. Si intitola “Servizio Pubblico fa saltare l’auditel” e ha questo occhiello: “Il programma condotto da Michele Santoro si conferma il primo talk d’informazione del giovedì e in assoluto la terza scelta dei telespettatori. Ma continuano i misteri sulla misurazione dei dati d’ascolto: se complessivamente è abbastanza affidabile si fatica a conteggiare le singole emittenti“.
L’analisi contenuta è molto interessante e mette in evidenza le debolezze del sistema Auditel che (come tutte le rilevazioni statistiche basate su un campione ristretto) è carente. Su Il Fatto si vanno a scartabellare i dati delle tv locali, l’obiettivo è quello di sostenere surrettiziamente che l’Auditel non va bene, non è preciso.
Sono perfettamente d’accordo, il problema è che quello stesso sistema era stato utilizzato per esaltare i risultati della prima puntata di Servizio Pubblico e per idolatrare Santoro quando con Annozero polverizzava record d’ascolto per il giovedì di RaiDue.
Oggi la homepage de Il Fatto Quotidiano non parla degli ascolti, deludenti, di ieri sera se non all’interno di un articolo tutto centrato sul comunicato di Sky contro l’auditel.
A me sembra di essere tornati a scuola quando, a seconda del voto che ti affibbiava, il professore diveniva alternativamente “equilibrato e giusto” oppure “prevenuto ed inaffidabile”.